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venerdì 21 agosto 2015

Cefalonia. Padre Formato

PADRE FORMATO


            “ Indelebile rimarrà nei cuori dei superstiti della “ Casa Rossa” – dice il Capitano Apollonio – la figura del cappellano del 33° reggimento artiglieria don Romualdo Formato. Condotto sul posto per essere fucilato, assistette tutti gli ufficiali confortandoli con parole fraterne ed elevate”.
            “ Per fortuna, - dice il capitano Bronzini – è con noi don Romualdo Formato. La persona di questo prete è una grazia di Dio. Egli vuole fino all’ultimo restare con il suo reggimento e dividerne la sorte”.
            “Per tre volte, - dice P. Formato – sia per ritardare l’esecuzione in massa che ritengo immediata sia per tentare di evitare l’infame eccidio, avanzo verso un gruppo di sottufficiali tedeschi che comandano quei pochi armati”.
            “ Dico ad alta voce: “ In nome di Dio!, qui ci sono soldati che non hanno altra responsabilità che quella di aver obbedito ai loro superiori! Contro tutte le norme internazionali, volete sottoporci alla morte dopo che il Vostro Comando ha ufficialmente stipulato ed accettato la resa e dopo che ci ha tutti disarmati! Imploro a nome di tutti almeno un sommario interrogatorio. Proclamo tutti innocenti e non meritevoli di pena capitale!””.
            “L’interprete tedesco, un sottufficiale, traduce invano le mie parole”.
            “I tedeschi, di proposito, non hanno mandato sul posto alcun ufficiale che potrebbe assumersi qualche responsabilità”.
            “Di mano in mano che giungono le autocarrette – testimonia il capitano Bronzini – più di un ufficiale si trova addosso un soldato tedesco che gli afferra i polsi per cercarvi l’orologio, che fruga in ogni tasca asportandone il portafoglio e gli oggetti di valore, che toglie gli anelli dalle dita”.
            “Don Formato intanto parla con l’interprete: questi dice che l’ordine è di fucilare tutti. Il sacerdote implora invano. Mostra allora il suo abito talare e chiede se anche lui dovrà subire la stessa sorte. La risposta è affermativa”.
            “Noi credevamo che in questo stesso recinto ci avrebbero piazzate davanti le mitragliatrici e ci avrebbero uccisi. Invece la procedura delle esecuzioni non sarà così e non tarda a rivelarsi”.
            “Quando mostrai il mio abito talare e il bracciale della Croce Rossa – dice P. Formato – venni duramente ricacciato al muro e mi fu detto, con ironia, testualmente così: “Bah! Parlare di Croce Rossa al quinto anno di guerra!”.
            “Visto allora che non c’era altro da fare mi rivolsi agli ufficiali con queste parole: “Amici e fratelli! Conoscete ormai la sorte che ci attende. Non ci resta ormai che rivolgerci a Dio e raccomandarci alla sua infinita misericordia. Gli chiederemo, tutti insieme, perdono delle nostre colpe, ed io, suo ministro, per l’autorità che Egli stesso e la sua Chiesa mi accorda in questa tragica circostanza, impartirò a tutti l’assoluzione sacramentale. Accettiamo serenamete la morte come olocausto espiatorio per le colpe della vita. Il nostro sangue, per virtù del sangue di Cristo Crocifisso, sia alla nostra anima lavacro di purificazione. Disponiamoci a presentarci fiduciosi al trono di Dio, padre e consolatore nostro!”.
“Seguì una scena, tristissima e al contempo sublime”.
“Come al tempo dei primi cristiani, nel martirio degli anfiteatri, tutti si raccolgono in preghiera attorno al sacerdote benedicente”.
“Tutti sono in ginocchio”.
“Molti levano le mani al cielo, altri hanno un libretto di preghiere od una corona del rosario. Qualcuno fissa gli occhi su un’immagine sacra od una medaglietta tolte dal collo. Molti levano dal portafoglio le fotografie dei loro cari e le mostrano ai vicini”.
“Recitiamo, tutti insieme, con gran calma, adagio adagio, scandendo bene e forte le parole l’atto di dolore”.
“Quindi, a voce altissima, recito al plurale l’intera formula d’assoluzione come è prescritta per il sacramento individuale della penitenza”.
“Poi cominciarono le esecuzioni con ritmo accelerato”.

“La medesima opera ripetevo con gli altri gruppi, di mano in mano che sopraggiungevano le autocarrette”.

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