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venerdì 11 novembre 2011

Il C.I.L e la liberazione delle città delle Marche I Parte

Convegno di Studi
Firenze 28 ottobre 2011

Il Ruolo delle Forze Armate Italiane nella liberazione delle città. 1943-1945
Relazione
Massimo Coltrinari

La Liberazione delle Città delle Marche


Oggetto della mia relazione sarà l’attività del Corpo Italiano di Liberazione dopo il passaggio dal fronte tirrenico al fronte adriatico, e dopo le operazioni svolte per la liberazione delle città dell’Abruzzo e Molise, argomenti questi che sono stati trattati in un'altra relazione.

L’arco temporale di queste attività è il periodo giugno-settembre 1944. Occorre fare la dovuta premessa che nella sua avanzata verso il nord il Corpo Italiano di Liberazione liberava, percorrendo i suoi assi di movimento, paesi, villaggi e città, come è facilmente intuibile. Noi non possiamo scendere in ogni particolare di queste liberazioni e ci fermiamo solo sulle città principali liberate. Queste sono Ascoli Piceno, Macerata, Tolentino, Jesi, Cingoli e Urbino. Come si può ben vedere non compare Ancona. E’ un dato estremamente significativo, in quanto la conquista della città dorica era un obiettivo primario per gli Alleati, nel quadro della campagna d’Italia: peer loro nell’avanzare verso nord, le linee logistiche si stavano allungando troppo. I porti di sbarco erano rimasti quelli del settembre 1943, ovvero Napoli, per il fronte tirrenico, Taranto, Bari e Brindisi per quello adriatico. Mentre dal punto di vista aeronautico, con la conquista del tavoliere di Foggia, ogni problema non sussisteva, per l’alimentazione logistica terrestre iniziavano a manifestarsi problemi di tenuta. Era necessario conquistare un porto degno di questo nome, per poter far giungere i materiali ed i rifornimenti, soprattutto la benzina, più a nord. Come si può vedere dalla carta nella tarda primavera del 1944, gli obiettivi erano facilmente, sotto questo punto di vista, individuabili: Livorno per il settore tirrenico e Ancona per quello adriatico.



In questo quadro, il 17 giugno il Corpo Italiano di Liberazione fu posto alle dipendenze del II Corpo Polacco, cessando di dipendere dal V Corpo d’Armata britannico, comandato dal gen. Allfrey.



Il generale Andres, proprio quel giorno si recò al Comando del C.I.L. illustrò i suoi intendimenti per le prossime future operazioni. Obiettivo primario era la conquista di Ancona e descrisse come intendeva conseguirlo. Tale conferenza si trasformò in un ordine di operazioni che possiamo così sintetizzare:

- compito del Corpo polacco era quello di inseguire il nemico e raggiungere, conquistandola, Ancona ed il suo porto.

- Per assolvere a questo compito si doveva muovere su due direttrici: l’una costituita dalla rotabile costiera n. 16 la quale sarebbe seguita dalle truppe polacche con l’ incarico di puntare su Ancona; l’altra sulla sinistra, fronte nord, costituita dalla rotabili Chieti-Teramo-Ascoli-Macerata, le quali sarebbero state percorse dalle truppe del C.I.L. con l’incarico di proteggere il fianco sinistro del Corpo polacco ed occupare via via tutte le località presenti su questo asse.

- Il C.I.L. doveva a tal fine costituire un raggruppamento della forza di una brigata rinforzata da artiglieria e mezzi sussidiari col compito di muovere contemporaneamente e parallelamente alle truppe polacche della 3a Divisione “Carpatica”.

- LA 5a Divisione “Kresowa”, la II Brigata corazzata e il reggimento Carpatico da ricognizione sarebbero stati tenuti in riserva.



Sulla base di tali ordini del Comandante del II Corpo Polacco, Anders, il Comandante del C.I.L., gen. Utili, prese accordi con il comandante della 3a Divisione Carpatica in merito ai movimenti da effettuarsi in parallelo: i polacchi sulla strada Pescara-Ancona, gli italiani sulla direttrice Teramo- Ascoli Macerata.

In questa fase la grande preoccupazione dei Comandanti era quella dello stato delle strade e della viabilità. Il nemico concentrava tutti i suoi sforzi per ridurre al minimo ogni movimento, e praticamente frapponeva, con distruzioni, campi minati speditivi, abbattute, lavori e quant’altro ogni possibile ostacolo al movimento.




Il Comandante del C.I.L., sulla base di questi ordini, emanò le sue disposizioni per l’avanzata verso nord fissando per le unità dipendenti i rispettivi compiti, che erano:

a) la Divisione “Nembo” doveva gravitare con le proprie forze nella zona di Teramo e spingere avanguardie verso Ascoli Piceno ed elementi celeri alla ricerca con il contatto con il nemico

b) LA I Brigata doveva: mantenere con il CLXXXV battaglione paracadutisti l’occupazione dell’Aquila; proteggere i lavori, che gli inglesi stavano effettuando, per il ripristino della strada di arroccamento Popoli, L’Aquila, Rieti e orientarsi a costituirsi riserva del C.I.L.

c) La II brigata e l’artiglieria doveva orientarsi a seguire la Divisione “Nembo”

d) Il Genio doveva provvedere ai lavori stradali al ripristino ed alla manutenzione delle strade ed assicurare il collegamento radio con i reparti in avanzata.


Il C.I.L. e la liberazione delle città delle Marche II Parte

Liberazione di Ascoli Piceno

La Liberazione di Ascoli Piceno non presenta aspetti particolari. I tedeschi, vista la posizione della città, nel quadro generale della rettifica del fronte, all’alba del 18 giugno 1944 la abbandonarono totalemte. Verso le 12,30, quando la città aspettava, prostata dalla situazione di guerra, arrivò una pattuglia della 184a compagnia motociclisti della “Nembo”. Fu per il C.I.L. un movimento logistico, in quanto i reparti avanzanti raggiunsero la città nelle ore e nei giorni successivi, accolti dalla popolazione in festa, sorpresa di essere stata liberata da soldati italiani.

Da notare che è di questi giorni l’iniziativa di costituire un battaglione della divisione “Nembo” da lanciare nella zona di Firenze in appoggio alle bande di patrioti ivi operanti e con l’obiettivo di liberare Firenze. Nonostante il parere contrario del gen. Utili, il CLXXXV battaglione paracadutisti “Nembo” fu trasferito nella zona di Brindisi a disposizione della I Forza Speciale alleata per la preparazione e l’addestramento speciale. A sostituire il battaglione paracadutisti, furono mandati due battaglioni della Regia Marina: il “Bafile” ed il “Grado” i quali formarono nel C.I.L. il reggimento Marina. Assegnato alla II brigata.

Nella foto la liberazione di Civitanova Marche

Liberazione di Macerata

La liberazione di Macerata divenne l’obiettivo successivo a quello della liberazione di Ascoli Piceno. La situazione tattica era incentrata sull’inseguimento del nemico, che si ritirava e sgombrava le posizioni senza fare ostacolo attivo. La 184a compagnia motociclisti, che aveva l’ordine di raggiungere Macerata, trovo una prima resistenza nella zona di Sarnano; superata questa con l’affluire di nuove forze. Il 21 giugno la compagnia prosegui il suo movimento verso Macerata, ma fu fermata, da forze consistenti tedesche, nella zona di Colbuccaro ed Abbadia di Fiastra, a sud di Macerata. Accorreva a sostegno il XVI battaglione del 183° reggimento fanteria. I combattimenti in questa zona divennero consistenti.

Si era riusciti a prendere contatto e chiarire le intenzioni del nemico. Ma ad una analisi delle informazioni i tedeschi non sembravano intenzionati ad opporre una seria resistenza. La linea che tenevano erano le alture tra il fiume Chienti e Macerata con distaccamenti a Caldarola, Tolentino e Camerino. Si calcolava che non vi erano più di 1000 tedeschi schierati con mitragliatrici e poca artiglieria.

La situazione consigliava di raccogliere le forze del C.I.L: e poi procedere. Cosa che fu fatto e che permise, il 26 giugno di lanciarsi in avanti nel seguente modo:

a) il XV battaglione del 183° reggimento fanteria e la 184a compagnia motociclisti di attaccare lungo la strada Sforzacosta- Macerata Villa Potenza

b) Il XVI battaglione dello stesso reggimento di proteggere queste truppe dalle provenienze di Tolentino

c) All’artiglieria, schiera nella zona di Fiastra, di appoggiare l’attacco.

Questo attacco non riuscì, per via della reazione tedesca, che fu particolarmente violenta. Le perdite furono di 9 morti e 24 feriti.

Si studiò di nuovo un piano per la conquista di Macerata. Le ipotesi erano tre: attacco frontale della città; attacco avvolgente da est; attacco avvolgente da ovest. Mentre si stavano studiando queste ipotesi, e le truppe serravano sulle posizioni di partenza, nella notte sul 30 giugno i tedeschi ripresero il movimento retrogrado, sgombrando Macerata. Era la tattica tedesca di arresto momentaneo, volto a far montare un attacco al C.I.L., per poi, risparmiando forze, sganciarsi manovrando in ritirata.

Alle 10 del 30 giugno pattuglie del 183° reggimento paracadutisti passarono il Chienti in direzione di Sforzacosta seguite da elementi del XV e del XVI battaglione. Verso le 15, queste forze, proseguendo l’azione, entrarono in Macerata impegnando gli ultimi elementi ritardatori tedeschi . A sera la città era interamente occupata.

Liberazione di Tolentino

A seguito della azione su Macerata, la azione sulla sinistra dello schieramento, pattuglie del CLXXXIV battaglioni guastatori occupavano la quota 445 di Colle Tolentino, mentre elementi motociclisti muovevano da San Ginesio verso Tolentino che veniva liberata alla sera del 30 giugno. Il I luglio l’intera I brigata, con tutto il XXXIII battaglione bersaglieri raggiunse e presidiò Tolentino. La vallata del Chienti era in mano del C.I.L.

Liberazione di Villa Potenza

All’alba del 1 luglio 1944 ripreso il movimento il 183° reggimento paracadutisti alle 7,45 raggiunse Villa Potenza e quindi prendeva posizione lungo il fiume potenza, iniziando a riconoscere il terreno verso Nord.

Il C.I.L. e la liberazione delle Città delle Marche III Parte

Il Concorso alla liberazione di Ancona.

Mentre si procedeva alla liberazione di Sassoferrato, e si prendeva contatto, attraverso pattuglie, con le unità inglesi operanti in Umbria, all’alba del 4 luglio verso le ore 3 antimeridiane il nemico attaccò in forze le posizioni del XVI battaglione paracadutisti. La difesa fu ferma; al termine della giornata si ebbero perdite sensibili: 10 morti, 35 feriti e 7 dispersi. Era la novità de fronte adriatico; dopo un ampio sbalzo all’indietro dal fiume Arielli in Abruzzo al Chienti, le truppe germaniche davano l’impressione di accompagnare il loro movimento retrogrado con risolute battute d’arresto.

Queste avevano posticipato di qualche giorno la liberazione di Macerata. Era quasi prevedibile in quanto i tedeschi volevano impedire l’avvicinarsi troppo ad Ancona L’avanzata su Ancona peraltro continuava ferma e decisa. Il giorno 5 luglio i polacchi avevano conquistato Osimo, a sedici chilometri dalla Dorica. Il giorno successivo, 6 luglio, il C.I.L. mandò pattuglie verso Filottrano, per saggiare le posizione tedesche. Sono le operazioni preliminari della battaglia di Filottrano, che è inserita nella battaglia generale per la presa di Ancona. Essa si sviluppa nei giorni 8 e 9 luglio. Il C.I.L. proteggeva il fianco sinistro del Corpo Polacco, impegnato nella presa di Ancona.

Le posizioni del C.I.L. dopo filottrano il 12 luglio sono ad ampio semicerchio con orientamento verso ovest, con in sequenza il M. Granero, il Battaglione Piemonte, Il XXIX battaglione bersaglieri, il XIV battaglione paracadutisti, il XIII ed il XVI battaglione sempre paracadutisti. Nella vallata del Musone si iniziarono combattimenti di pattuglie. Nei giorni seguenti, mentre i polacchi premevano su Ancona le posizioni furono sempre più rinforzate e, il mattino del 17 luglio ebbe inizio il forzamento del Musone, in concomitanza con l’azione delle operazioni polacche su Ancona. Queste operazioni devono essere intese come propedeutiche alla conquista di Jesi. In quella giornata il Corpo Polacco aveva raggiunto Agugliano e puntava su Falconara, manovra questa che era indirizzata a far cadere Ancona per aggiramento.

Il 18 luglio 1944 l’obiettivo del C.I.L. era quello di investire Santa Maria Nuova, che appariva ben difesa dal nemico, con forti nuclei tedesche, appoggiati da artiglieria. Santa maria Nuova fu conquistata con una manovra di aggiramento. In questa manovra sono protagonisti i bersaglieri. La azione delle I e II Brigata del C.I.L.su Santa Maria Nuova costringono i tedeschi a non insistere nelle posizioni di San Maria Nuova per non essere accerchiati. Nella notte del sul 19 , il nemico sgombra Santa maria Nuova, che nelle prime ore del 19 luglio viene occupata. Nella giornata del 18 luglio dopo una strenua lotta, i Lancieri dei Carpazzi per Porta Santo Stefano raggiungono il centro di Ancona



Jesi era a portata di mano. Infatti la resistenza di Santa Maria Nuova era l’ultima che i tedeschi avevano effettuato. La loro prossima resistenza sarebbe stata a nord del fiume Esino. Il battaglione alpini Piemonte passato il fiume Musone nella nottata, entro alle ore 7 antimeridiane nella città di Iesi. Un'altra città Marchigiana era stata liberata

Il C.I.L. e la liberazione delle Città delle Marche IV Parte

Liberazione di Cingoli

Notizie acquisite davano che i tedeschi avevano alleggerito lo schieramento verso Cingoli. Utili decise di sfruttare questa situazione favorevole, cambiando il suo concetto d’azione L’intuizione fu felice. Il IX reparto d’assalto rinforzato da artigliere, si schierasse sulla linea a ridosso di Cingoli e saggiare le posizioni tedesche.

Questo diede avvio a scontri di pattuglie, mentre l’ artiglieria tedesche cercava di ostacolare i movimenti delle nostre truppe. Il giorno 13 luglio verso le 9 Cingoli, che come noto è un paese appollaiato in cima ad un colle, venne occupata da elementi avanzati. Questa occupazione era stata preceduta da una ricognizione da parte di un Ufficiale e un soldato del IX reparto d’assalto effettuata in abito borghese che ebbe aspetti molto rischiosi ed audaci. La ricognizione dette ottime informazioni ed il reparto, serrato sotto nella notte in modo silenzioso fino ai margini del paese, all’alba vi piombava costringendo i tedeschi ad una difesa improvvisa, che fu brevissima.

Il IX reparto ne corso della giornata, dopo aver inseguito il nemico, procedette alla occupazione in massa di Cingoli, che diede sicurezza alle operazioni su Jesi.

Il C.I.L. e la liberazione delle Città delle Marche V Parte

La Liberazione di Pergola (20 Agosto 194),
La Liberazione di Cagli (22 agosto) ed Aqualagna (23 agosto),

Il C.I.L. operava sempre alla sinistra del Corpo Polacco, che aveva raggiunto il suo obiettivo primario,la conquista di Ancona. Sull’Esino l’ordine generale era quello di assumere atteggiamento difensivo, per rafforzare le posizioni e soprattutto per riordinare la questione logistica, ora che Ancona era stata conquistata. Il Porto fu riattivato in pochi giorni e dal 23 luglio la prima “liberty” attraccò ai moli anconitani. Soprattutto fu attivata la raffineria di Falconara, che rappresenterà un polmone fondamentale perle forze alleate per il resto della campagna.

Dopo l’avanzata sul Misa ed oltre il Misa, nella notte del 4 agosto il C.I.L. si mise all’inseguimento del nemico. Il 10 agosto, nel pomeriggio, fu raggiunto Corinaldo ed il girono successivo alle ore otto fu raggiunta Castellone di Suasa. Era ormai chiaro che il grosso del nemico si era ritirato sulle posizioni a nord del Cesano.

La liberazione di queste città sono la diretta conseguenza della decisone tedesca di concentrare tutte le forze nell’area di Rimini e quindi raggiungere quella che era la posizione di difesa per eccellenza, la Linea Gotica, con il maggior numero di forze integre. Sono i prodomi della battaglia di Rimini. Quindi i tedeschi non opposero resistenza sistematica a difesa delle città dell’entroterra marchigiano.

Pergola fu conquista senza alcuna opposizione. Cagli fu occupata verso le 10 dal Bafile che fu poi saldamente occupata nella serata da tutto il battaglione. La conquista di Acqualagna vide uno scontro di breve durata ove furono fatti circa 7 prigionieri. Il 29 agosto, alle ore 17 fu conquista Urbino, che era stata raggiunta da uno squadrone di autoblindo inglese quasi contemporaneamente.

Cronologia della Guerra di Liberazione

VII Parte

1 Settembre 1944 – 15 Gennaio 1945

Elenco cronologico dei passi svolti da parte italiana per il potenziamento dello sforzo bellico del paese in cooperazione con gli alleati.

Allegato 1 al volume presentato dal Ministero degli Affari Esteri nel 1946 per sostenere le ragioni dell’Italia alla Conferenza della pace.

“Il contributo italiano alla guerra contro la Germania”

Ministero degli Affari Esteri Servizio Affari Generali – Ufficio Studi e Documentazione Roma 1946


14 settembre 1944
Il SottosegretarioIitaliano agli Affari Esteri ai rappresentanti britannico e americano.
Richiesta di precisazioni circa la notizia secondo la quale 30.000 prigionieri di guerra italiani verranno impiegati per servizi nelle coste meridionali della Francia. Si chiede che le truppe italiane vengano invece usate in combattimento. Il passo italiano non otterrà nessun effetto.

13 novembre 1944
Il Segretario Generale del Ministero degli Esteri Italiano al Rappresentante Sovietico a Roma.
Si danno notizie sulle difficoltà per l’approntamento di unità combattenti italiane, difficoltà derivanti soprattutto dall’impiego dei reparti in servizi d’ordine pubblico e dalla deficienza di specializzati assorbiti nelle Unità ausiliarie alle dipendenze alleate.

6 gennaio 1945
Il Capo di S.M. Generale Italiano al Maresciallo Alexander.
Appunto contenente varie proposte circa le principali questioni riguardanti l’esercito italiano e i patrioti. In particolare si propone che vengano nuovamente riuniti sotto un unico comando (come era avvenuto fino al 15 settembre 1944 per il Corpo Italiano di Liberazione) i gruppi combattenti italiani, e si eviti che – come è stato invece deciso – essi agiscano frazionati alle dipendenze di Grandi Unità alleate. Si propone inoltre l’assorbimento dei patrioti nell’Esercito.

11 gennaio 1945
Il comitato di Liberazione Nazionale al Primo Ministro Churchill, al Presidente Roosewelt, al Maresciallo Stalin ed al Generale De Gaulle.
Telegramma col quale si chiede che venga autorizzata una maggiore attiva collaborazione del popolo italiano nella lotta contro i tedeschi.

15 gennaio 1945
Il Ministero degli Esteri al R .Ambasciatore a Londra
Trasmissione di una lettera del Capo di S.M. della R.Aeronautica al Capo della Sottocommissione per l’aeronautica dell’A,C., contenente proposte e notizie sui provvedimenti per il potenziamento della R.Aeronautica nella lotta contro la Germania. Il R. Ambasciatore è incaricato di svolgere opera politica in merito.

Cronologia della Guerra di Liberazione

VI Parte
1 Marzo – 30 Agosto 1944

Elenco cronologico dei passi svolti da parte italiana per il potenziamento dello sforzo bellico del paese in cooperazione con gli alleati.
Allegato 1 al volume presentato dal Ministero degli Affari Esteri nel 1946 per sostenere le ragioni dell’Italia alla Conferenza della pace.

“Il contributo italiano alla guerra contro la Germania”
Ministero degli Affari Esteri Servizio Affari Generali – Ufficio Studi e Documentazione Roma 1946

4 marzo 1944
Convegno di Salerno
Ad esso partecipano, tra gli altri, il Maresciallo ed il Generale Mac Farlane. Vengono trattati vari argomenti riflettenti l’Esercito Italiano.

30 maggio 1944
Il Capo di S.M. Generale Italiano al Presidente della A.C.C.
Si fa presente che con l’invio in linea della Divisione “Nembo”, non rimangono praticamente a disposizione altre unità italiane pronte a entrare in azione. Vi sono però delle Grandi Unità, che convenientemente armate ed equipaggiate sarebbero in grado in brevissimo tempo, di partecipare alle operazioni, come è vivo desiderio della popolazione italiana. In tale eventualità potrebbe impiegarsi in primo luogo la Divisione “Cremona”, che, materialmente e moralmente è quella più avanzata nell’approntamento.

3 giugno 1944
Colloqui tra i Generali Alexander e Mac Farlane ed il Maresciallo Messe.
Il Generale Alexander riconosce che da parte alleata non si è fatto a sufficienza per la partecipazione italiana alla guerra e promette il suo interessamento. Esprime pure il suo compiacimento per il comportamento delle truppe italiane in combattimento.

22 giugno 1944
Il Ministero degli Esteri alla R. Rappresentanza a Mosca.
Istruzioni di proporre al governo sovietico l’inquadramento di prigionieri di guerra italiani in Russia in Unità omogenee che convenientemente armate ed equipaggiate, ed al comando di ufficiali italiani potrebbero essere messe a disposizione del Comando Supremo Sovietico per essere impiegate ai fini della guerra comune.

28 giugno 1944

Riunione di Bolsena presieduta dal Generale Alexander.
Tra le varie questioni viene trattata in modo particolare quella dell’assorbimento dei patrioti nelle formazioni regolari. Si stabilisce che i patrioti riconosciuti come tali, saranno avviati ai centri di affluenza stabiliti, dopo di che, fisicamente e moralmente in migliori condizioni, saranno fatti affluire al C.I.L.
Nei riguardi del potenziamento dello sforzo bellico il Generale Alexander:
- conferma la sua viva soddisfazione per l’opera svolta dai reparti del C.I.L. in modo particolare della Divisione “Nembo”.
- dichiara di aver chiesto a Washington l’autorizzazione di aver mano libera per l’ulteriore impiego di reparti combattenti italiani;
- accenna di essere a conoscenza che in Sardegna le Divisioni “Cremona”, “Friuli”, “Granatieri” si presentano bene e potrebbero, armate ed equipaggiate con materiale britannico, essere in 4-6 settimane addestrate per essere impiegate con le truppe operanti. Spera di ottenere presto l’autorizzazione relativa.

7 agosto 1944
Il Presidente del Consiglio Italiano al Maresciallo Stalin
Il Presidente Bonomi dà assicurazioni sulla decisa volontà degli italiani di combattere contro i tedeschi. Egli fa presente che la limitatezza della collaborazione che viene attualmente fornita è dovuta a deficienza di mezzi e potrà essere potenziata solo se cesseranno molte sterili diffidenze che la ostacolano.

10 agosto 1944
Il Sottosegretario Italiano agli Esteri al Capo della A.C.C.
Si propone la pubblicazione di un breve comunicato relativo al potenziamento del Corpo di Liberazione Italiano. La risposta sarà negativa.

Cronologia della Guerra di Liberazione

V Parte

1 Gennaio - 31 Gennaio 1944

Elenco cronologico dei passi svolti da parte italiana per il potenziamento dello sforzo bellico del paese in cooperazione con gli alleati.

Allegato 1 al volume presentato dal Ministero degli Affari Esteri nel 1946 per sostenere le ragioni dell’Italia alla Conferenza della pace.

"Il contributo italiano alla guerra contro la Germania”
Ministero degli Affari Esteri Servizio Affari Generali – Ufficio Studi e Documentazione Roma 1946

1^ gennaio 1944
Il Capo di S.M Italiano al Presidente della A.C.C.
Nuove insistenze per l’impiego di truppe italiane combattenti.

12 gennaio 1944
Il Capo di S.M. Generale Italiano al Presidente della A.C.C.
Si prospetta il punto di vista del Comando Supremo Italiano circa l’impiego della Divisione “Cuneo” come unità combattente. L’unità si trova in Palestina, dove è stata trasferita su ordine alleato, dopo aver aspramente combattuto contro i tedeschi nelle isole dell’Egeo. Con essa sono pure i resti della Divisione “Regina” ed elementi minori facenti parte di alcuni presidi di dette isole.

In precedenti colloqui tra il Generale Wilson ed il generale Soldarelli era già stato concordato di riordinare tali truppe nella Divisione “Cuneo” da impiegare come Grande Unità combattente. In realtà la Divisione “Cuneo” non solo non è stata impiegata, ma, benché i suoi componenti non siano stati catturati dalle autorità americane, essi non sono nemmeno rimpatriati dal Medio Oriente dove hanno avuto un trattamento sostanzialmente non dissimile da quello dei prigionieri di guerra cooperatori.

20 gennaio 1944
Il Capo di S.M. Generale Italiano al Presidente della A.C.C.
Si chiede che le truppe italiane in Corsica continuino ad essere considerate come operanti alle dipendenze del Comando Alleato secondo quanto stabilito a suo tempo dal Comando in Capo Alleato. Ciò in relazione ad un ordine della Missione Militare Alleata nell’isola, secondo il quale esse devono venir poste alle dipendenze del Comando francese come elementi lavoratori.

7 febbraio 1944
Il Capo della Missione Militare Italiana presso la A.C.C. al Comando Supremo
Il Generale Castellano riferisce circa i passi compiuti da lui in recenti colloqui coi Generali Wilson e Devers (rispettivamente Comandante in Capo e Comandante in seconda nel Mediterraneo) in merito alla nostra partecipazione alla guerra.

8 febbraio 1944
La A.C.C. al Capo di S.M. Generale Italiano
Vengono preannunziate direttive circa il prossimo impiego di truppe italiane.

17 febbraio 1944
La Commissione A.C. al Comando Supremo
Vengono segnalate le modifiche del Comando delle Forze Alleate alle direttive per le Forze Armate Italiane. In sintesi esse stabiliscono:
- forza presente, compresi CC.RR., non superiore ai 500.000 uomini di cui 390.000 dell’esercito;
- i magazzini italiani in Continente ed in Sardegna sono a disposizione della parte italiana;
- una divisione deve essere equipaggiata con riserve italiane e portata in linea in una data prossima;
- due altre divisioni tenute in Puglia ed in Calabria con compiti di sicurezza il cui impiego in operazioni va ritenuto possibile (totale forza delle tre divisioni non superiore ai 32.000 uomini);
- il resto dell’esercito italiano (“Sabauda” esclusa) rimane a disposizione del generale Alexander per le divisioni della Sardegna e del continente, in relazione al compito di sicurezza interna a nord della linea Napoli-Foggia;
- un elenco di reparti da mettere a disposizione degli Alleati entro febbraio e marzo per un complesso di 45.000 uomini e altra aliquota per dopo marzo, di 65.000;
- un trasporto mensile di 10.000 uomini dalla Sardegna.

Il Generale Duchesne preannuncia una riunione che sarà presieduta dal Generale Mac Farlane allo scopo di esaminare e discutere il programma in questione.

18 febbraio 1944
La Sottocommissione Alleata al Capo di S.M. Generale Italiano
Si comunica che la Divisione “Cuneo” sarà trattenuta in Palestina ed il suo personale impiegato parte come lavoratori e parte organizzato in compagnie genio zappatori; ciò è in contrasto con le precedenti intese intercorse in proposito tra il generale Soldarelli ed il generale Wilson che prevedevano l’impiego della Divisione come Grande Unità combattente.

27 febbraio 1944
Il Capo di S.M. Generale Italiano alla Commissione Alleata
Il Capo di S.M. rappresenta il caso della Divisione “Cuneo” pur non entrando in merito ai motivi che hanno causato un cambiamento nell’impiego cui le truppe dovevano essere destinate, fa rilevare come questi reparti non debbano essere considerati come prigionieri di guerra e propone il rimpatrio graduale, dati o gravi riflessi che detta decisione avrà sul morale delle truppe. La posizione dei militari della “Cuneo” è ancora oggetto di successivi molteplici interventi del Comando Supremo presso le Autorità Alleate, sia presso gli organi di governo, essenzialmente per la questione del loro status, modificato poi arbitrariamente da “cobelligeranti” a “prigionieri cooperatori”. Non si otterranno in proposito risultati positivi.

Cronologia della Guerra di Liberazione

IV Parte

1 Dicembre - 31 Dicembre 1943

Elenco cronologico dei passi svolti da parte italiana per il potenziamento dello sforzo bellico del paese in cooperazione con gli alleati.

Allegato 1 al volume presentato dal Ministero degli Affari Esteri nel 1946 per sostenere le ragioni dell’Italia alla Conferenza della pace.
“Il contributo italiano alla guerra contro la Germania”

Ministero degli Affari Esteri  Servizio Affari Generali – Ufficio Studi e Documentazione Roma 1946

4 dicembre 1943
Il Capo della A.C.C. al Comando Supremo
Si comunica che il punto di vista espresso dal Capo di S.M. Generale è stato reso noto al Comando in Capo Alleato.

11 dicembre 1943
Il Capo di S.M.Generale Italiano segnala alle Autorità Alleate che numerosi quadrupedi lasciati in Corsica dalle Unità italiane stanno morendo per denutrizione e per mancanza di cure; prospetta l’opportunità di esaminare se non sia il caso di farne restituire almeno una parte da utilizzare, sia per far fronte alle esigenze anglo-americane, sia per la ricostituzione delle Unità italiane.

13 dicembre 1943
Il Capo di S.M.Generale Italiano al Presidente della A.C.C.
In riferimento ad una richiesta di mortai da 81 e da 45 con relativo munizionamento, si fa presente che le truppe italiane, così menomate moralmente e materialmente, qualora fossero ulteriormente private del loro superstite materiale bellico, non sarebbero più in grado di assolvere bene i compiti ad essi affidati dal Comando in Capo Alleato; si chiede pertanto di voler riconsiderare detta richiesta.

17 dicembre 1943
Il Presidente della A.C.C. al Capo di S.M. Generale Italiano
Fa presente di avere inoltrato al Comando in Capo Alleato le osservazioni del Capo di S.M. Generale. Contemporaneamente segnala una nota di armi e munizioni da mettere subito a disposizione del Comando in Capo Alleato.

18 dicembre 1943
Il Capo di S.M. Generale Italiano al Presidente della A.C.C
Assicura di aver impartito disposizioni per la consegna delle armi e delle munizioni di cui all’ultima richiesta e contemporaneamente fa presente che in tal modo verrà compromessa la possibilità di far fronte anche ai compiti minimi previsti per l’Esercito Italiano dal promemoria della Missione Militare Alleata del 17 ottobre.

20 dicembre 1943
Incontro di S. Spirito
Ad esso presenziano tra gli altri, i Generali Eisenhower ed Alexander, ed i Marescialli Messe e Badoglio. Viene trattato l’argomento della maggior partecipazione italiana alle operazioni.

24 dicembre 1943
Il Capo di S.M. Generale Italiano al Presidente della A.C.C.
In relazione a nuove richieste alleate di quadrupedi, si fanno presenti le difficoltà nelle quali vengono a trovarsi le truppe italiane in corso di approntamento. Il. 6 gennaio il Generale Taylor comunica che, per necessità operative, non è consentito di recedere dalla richiesta.