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venerdì 31 gennaio 2014

C.I.L.: Le forze nel settore adriatico

Il Corpo Italiano di Liberazione (CIL) nasce nell’aprile 1944 in seguito al cambiamento di denominazione del I Raggruppamento motorizzato.
Con il promemoria del 1 ottobre 1943 della missione militare alleata di controllo, fu autorizzata la costituzione di un raggruppamento motorizzato ed eventualmente la divisione da montagna Legnano, come truppe combattenti. Si trattava della prima formazione dell’esercito regolare dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, posta alle dipendenze prima del Gen. Vincenzo Dapino (fino al 23 gennaio 1944) e poi del Gen. Umberto Utili.
Il 20 dicembre, dopo che il raggruppamento motorizzato aveva offerto ottima prova di sé nei combattimenti di monte Lungo, venne tenuta una riunione in S. Spirito (Bari), presso la sede del XV gruppo armate anglo – americane, al fine di ribadire come punto di base italiano “una più ampia partecipazione  … alle operazioni avvenire”.
Al Raggruppamento si unirono ben presto altri reparti: 
-          l’11 febbraio 1944, proveniente dalla Sardegna, giunse il battaglione arditi su 3 compagnie (1 da sbarco e 2 sabotatori);
-          a metà febbraio arrivarono il 68° reggimento fanteria e il XXXIII battaglione bersaglieri e rientrò la compagnia artieri già aggregata al II corpo d’armata statunitense per i lavori stradali;
-          il V battaglione controcarri cessò di essere autonomo e si trasformò in III battaglione armi di accompagnamento del 68° reggimento fanteria;
-          alla fine di febbraio giunsero anche parecchi elementi per i sevizi (due scaglioni del 250° reparto salmerie e l’866° ospedale da campo);
-          il 1° marzo venne costituito il CCL autogruppo misto (comando, 1 autoreparto comando, 1 autoreparto leggero, 1 autoreparto misto);
-          il 14 marzo arrivò il battaglione alpini Piemonte;
-          il 24 marzo giunsero il 470° ospedale da campo e la 2° ambulanza radiologica.
Ai primi di aprile il raggruppamento constava di una consistenza organica di ben 7 battaglioni (I e II/68, XIX e XXXIII bersaglieri, battaglione paracadutisti, battaglione arditi, battaglione alpini Piemonte), tuttavia, sebbene avesse un livello di forze quasi pari a quella di una divisione e la fisionomia di una vera e propria grande unità elementare pluriarma, gli alleati non gli vollero riconoscere tale ruolo.
Il 18 aprile 1944 il raggruppamento – divenuto ormai una vera e propria grande unità – mutò la sua denominazione in Corpo italiano di liberazione: un riconoscimento ed un premio per tutto quello che in una situazione morale, psicologica e materiale quasi senza speranze e con scarsezza di uomini e di mezzi, il I raggruppamento motorizzato era riuscito a fare fino al termine del suo ciclo operativo, con il sacrificio di 93 morti e 315 feriti.
Il mutamento di denominazione non fu un atto formale. Il raggruppamento, che inizialmente aveva avuto una forza di soli 5.000 uomini, nell’aprile del 1944 contava 9-10.000 uomini, ed era riuscito a pressoché raddoppiare la sua forza.
Il CIL mantenne i compiti, lo schieramento e le dipendenze del I raggruppamento motorizzato.
Il ee26 maggio i comandi anglo – americani autorizzarono l’assegnazione della divisione paracadutisti Nembo per l’impiego in zona operativa alle dipendenze del comando del CIL.
Nel mese di giugno il CIL assume la sua definitiva articolazione costituita da:
-          un comando di corpo (comandante generale Umberto Utili, già comandante del I raggruppamento);
-          comandi artiglieria e genio;
-          divisione Nembo, costituita da: su due reggimenti di fanteria (183° e 184°) a formazione binaria, 1 reggimento artiglieria su 2 gruppi (1 da 75/27 e 1 da 100/22) ed 1 batteria da 20, 1 battaglione guastatori, 1 compagnia motociclisti, 1 compagnia mortai da 81, 1 compagnia minatori, 1 compagnia collegamenti, servizi;
-         
- I -
 
I° brigata, costituita da: 4° reggimento bersaglieri (2 battaglioni: XXIX e XXXIII), 4° reggimento alpini (2 battaglioni: Piemonte e Monte Granero), 1 battaglione paracadutisti (CLXXXV Nembo), 1 gruppo artiglieria someggiata da 75/13;
-          II° brigata costituita da: 68° reggimento fanteria (2 battaglioni), battaglione marina Bafile,  IX reparto d’assalto, 1 gruppo d’artiglieria someggiata da 75/13, 11° reggimento artiglieria su 5 gruppi e 1 batteria da 20 (I gruppo da 105/28, II da 100/22, III e IV da 75/18, V da 57/50); 1 gruppo da 149/19; 1 battaglione misto del genio (LI); servizi (1 sezione di sanità, 4 ospedali da campo, 1 nucleo chirurgico, i ambulanza radiologica, 1 sezione sussistenza, 1 sezione panettieri, posto di munizioni, posto materiali genio, 1 autogruppo misto, i reparto salmeria).
Le gravi lacune del CIL erano dovute alla scarsezza dell’artiglieria, la deficienza dei mezzi motorizzati, l’assenza assoluta di unità corazzate e la dotazione di armamento e di equipaggiamento in buona parte superati.  Da qui la preoccupazione che l’unità fosse impiegata in montagna.
In un periodo di poco più di 4 mesi, dall’ultima decade di aprile alla fine di agosto, il CIL, sempre al comando del generale Utili, partecipò all’offensiva alleata della primavera estate 1944, risalendo la penisola del Sangro - Metauro, ed affrontò una serie di duri combattimenti che possono essere ripartiti in tre cicli operativi riferiti alle zone di impiego:
-          il primo, dal 18 al 31 maggio, nella zona delle Mainarde;
-          il secondo, dal 1° giugno al 16 agosto, nel settore adriatico;
-          il terzo, dal 17 al 31 agosto, dalla zona di Sassoferrato a quella di Urbino.
In concomitanza con il ciclo operativo nel settore adriatico al CIL vennero assegnate unità britanniche di rinforzo costituite da:
-          2° reggimento thanks della VII° brigata corazzata britannica;
-          166° reggimento artiglieria campale inglese;
-          battaglione mitraglieri Rajputana Rifles;
-          mortai da 4,2 del 9° Manch  e del 149° reggimento artiglieria;
-          DXXXIII gruppo artiglieria controcarri;
-          CL ed il CLI gruppi controcarri del 93° reggimento
-          651° squadriglia da osservazione aerea.
Inoltre, per l’azione di Filottrano, il comando del corpo polacco passò alle dipendenze del CIL:  2 gruppi pesanti di medio calibro;  2 reggimenti leggeri da campagna ed un certo numero di carri armati Sherman della 5° divisione Kresowa.
Sicuramente, la sottoposizione di forze alleate al Comando Italiano costituì un atto di apprezzamento e fiducia per la capacità combattiva e l’abilità tattica di cui il I Raggruppamento e il CIL avevano dato prova di conquistando successi in operazioni di graduale più ampio respiro.
Al termine del ciclo operativo il Comando Supremo alleato nel Meditteraneo scrisse:
La nostra recente esperienza aveva reso ben chiaro che il CIL aveva combattuto bene  e che si poteva contare sulla possibilità che le truppe italiane dessero un considerevole contributo alle forze delle Nazioni Unite”.
Le gravi debolezze del CIL non furono di carattere ordinativo ma di natura organica e logistica (deficienza quantitativa e qualitativa del fuoco, insufficienza di mobilità tattica e logistica, eterogeneità dei mezzi di traslazione, assenza di mezzi corazzati e blindati, penuria di mezzi tecnici, scarsità di munizionamento per le artiglierie).
Nonostante tali insufficienze il CIL adempì costantemente i compiti di attaccare e battere il nemico che incontrò sulla sua strada e di assicurare l’assolvimento dei compiti e degli obiettivi ad esso assegnati.
- II -
 
Il comportamento del CIL fece cadere, a poco a poco, tutte le remore di carattere psicologico, morale e tecnico dei comandi militari alleati nei riguardi dei comandi militari e delle unità italiane.  Rimasero, purtroppo, vive quelle di carattere politico che non solo impedirono fino al termine della guerra, nonostante le prove di capacità operativa e combattiva dei soldati e degli ufficiali italiani, la ricostruzione organica di una grande unità complessa esclusivamente italiana, ma non consentirono di dare l’appellativo di divisioni, anziché quello di gruppi di combattimento, alle unità italiane  che verranno costituite dopo lo scioglimento del CIL.


Il Corpo Italiano di Liberazione (CIL) nasce nell’aprile 1944 in seguito al cambiamento di denominazione del I Raggruppamento motorizzato.
Con il promemoria del 1 ottobre 1943 della missione militare alleata di controllo, fu autorizzata la costituzione di un raggruppamento motorizzato ed eventualmente la divisione da montagna Legnano, come truppe combattenti. Si trattava della prima formazione dell’esercito regolare dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, posta alle dipendenze prima del Gen. Vincenzo Dapino (fino al 23 gennaio 1944) e poi del Gen. Umberto Utili.
Il 20 dicembre, dopo che il raggruppamento motorizzato aveva offerto ottima prova di sé nei combattimenti di monte Lungo, venne tenuta una riunione in S. Spirito (Bari), presso la sede del XV gruppo armate anglo – americane, al fine di ribadire come punto di base italiano “una più ampia partecipazione  … alle operazioni avvenire”.
Al Raggruppamento si unirono ben presto altri reparti: 
-          l’11 febbraio 1944, proveniente dalla Sardegna, giunse il battaglione arditi su 3 compagnie (1 da sbarco e 2 sabotatori);
-          a metà febbraio arrivarono il 68° reggimento fanteria e il XXXIII battaglione bersaglieri e rientrò la compagnia artieri già aggregata al II corpo d’armata statunitense per i lavori stradali;
-          il V battaglione controcarri cessò di essere autonomo e si trasformò in III battaglione armi di accompagnamento del 68° reggimento fanteria;
-          alla fine di febbraio giunsero anche parecchi elementi per i sevizi (due scaglioni del 250° reparto salmerie e l’866° ospedale da campo);
-          il 1° marzo venne costituito il CCL autogruppo misto (comando, 1 autoreparto comando, 1 autoreparto leggero, 1 autoreparto misto);
-          il 14 marzo arrivò il battaglione alpini Piemonte;
-          il 24 marzo giunsero il 470° ospedale da campo e la 2° ambulanza radiologica.
Ai primi di aprile il raggruppamento constava di una consistenza organica di ben 7 battaglioni (I e II/68, XIX e XXXIII bersaglieri, battaglione paracadutisti, battaglione arditi, battaglione alpini Piemonte), tuttavia, sebbene avesse un livello di forze quasi pari a quella di una divisione e la fisionomia di una vera e propria grande unità elementare pluriarma, gli alleati non gli vollero riconoscere tale ruolo.
Il 18 aprile 1944 il raggruppamento – divenuto ormai una vera e propria grande unità – mutò la sua denominazione in Corpo italiano di liberazione: un riconoscimento ed un premio per tutto quello che in una situazione morale, psicologica e materiale quasi senza speranze e con scarsezza di uomini e di mezzi, il I raggruppamento motorizzato era riuscito a fare fino al termine del suo ciclo operativo, con il sacrificio di 93 morti e 315 feriti.
Il mutamento di denominazione non fu un atto formale. Il raggruppamento, che inizialmente aveva avuto una forza di soli 5.000 uomini, nell’aprile del 1944 contava 9-10.000 uomini, ed era riuscito a pressoché raddoppiare la sua forza.
Il CIL mantenne i compiti, lo schieramento e le dipendenze del I raggruppamento motorizzato.
Il ee26 maggio i comandi anglo – americani autorizzarono l’assegnazione della divisione paracadutisti Nembo per l’impiego in zona operativa alle dipendenze del comando del CIL.
Nel mese di giugno il CIL assume la sua definitiva articolazione costituita da:
-          un comando di corpo (comandante generale Umberto Utili, già comandante del I raggruppamento);
-          comandi artiglieria e genio;
-          divisione Nembo, costituita da: su due reggimenti di fanteria (183° e 184°) a formazione binaria, 1 reggimento artiglieria su 2 gruppi (1 da 75/27 e 1 da 100/22) ed 1 batteria da 20, 1 battaglione guastatori, 1 compagnia motociclisti, 1 compagnia mortai da 81, 1 compagnia minatori, 1 compagnia collegamenti, servizi;
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- I -
 
I° brigata, costituita da: 4° reggimento bersaglieri (2 battaglioni: XXIX e XXXIII), 4° reggimento alpini (2 battaglioni: Piemonte e Monte Granero), 1 battaglione paracadutisti (CLXXXV Nembo), 1 gruppo artiglieria someggiata da 75/13;
-          II° brigata costituita da: 68° reggimento fanteria (2 battaglioni), battaglione marina Bafile,  IX reparto d’assalto, 1 gruppo d’artiglieria someggiata da 75/13, 11° reggimento artiglieria su 5 gruppi e 1 batteria da 20 (I gruppo da 105/28, II da 100/22, III e IV da 75/18, V da 57/50); 1 gruppo da 149/19; 1 battaglione misto del genio (LI); servizi (1 sezione di sanità, 4 ospedali da campo, 1 nucleo chirurgico, i ambulanza radiologica, 1 sezione sussistenza, 1 sezione panettieri, posto di munizioni, posto materiali genio, 1 autogruppo misto, i reparto salmeria).
Le gravi lacune del CIL erano dovute alla scarsezza dell’artiglieria, la deficienza dei mezzi motorizzati, l’assenza assoluta di unità corazzate e la dotazione di armamento e di equipaggiamento in buona parte superati.  Da qui la preoccupazione che l’unità fosse impiegata in montagna.
In un periodo di poco più di 4 mesi, dall’ultima decade di aprile alla fine di agosto, il CIL, sempre al comando del generale Utili, partecipò all’offensiva alleata della primavera estate 1944, risalendo la penisola del Sangro - Metauro, ed affrontò una serie di duri combattimenti che possono essere ripartiti in tre cicli operativi riferiti alle zone di impiego:
-          il primo, dal 18 al 31 maggio, nella zona delle Mainarde;
-          il secondo, dal 1° giugno al 16 agosto, nel settore adriatico;
-          il terzo, dal 17 al 31 agosto, dalla zona di Sassoferrato a quella di Urbino.
In concomitanza con il ciclo operativo nel settore adriatico al CIL vennero assegnate unità britanniche di rinforzo costituite da:
-          2° reggimento thanks della VII° brigata corazzata britannica;
-          166° reggimento artiglieria campale inglese;
-          battaglione mitraglieri Rajputana Rifles;
-          mortai da 4,2 del 9° Manch  e del 149° reggimento artiglieria;
-          DXXXIII gruppo artiglieria controcarri;
-          CL ed il CLI gruppi controcarri del 93° reggimento
-          651° squadriglia da osservazione aerea.
Inoltre, per l’azione di Filottrano, il comando del corpo polacco passò alle dipendenze del CIL:  2 gruppi pesanti di medio calibro;  2 reggimenti leggeri da campagna ed un certo numero di carri armati Sherman della 5° divisione Kresowa.
Sicuramente, la sottoposizione di forze alleate al Comando Italiano costituì un atto di apprezzamento e fiducia per la capacità combattiva e l’abilità tattica di cui il I Raggruppamento e il CIL avevano dato prova di conquistando successi in operazioni di graduale più ampio respiro.
Al termine del ciclo operativo il Comando Supremo alleato nel Meditteraneo scrisse:
La nostra recente esperienza aveva reso ben chiaro che il CIL aveva combattuto bene  e che si poteva contare sulla possibilità che le truppe italiane dessero un considerevole contributo alle forze delle Nazioni Unite”.
Le gravi debolezze del CIL non furono di carattere ordinativo ma di natura organica e logistica (deficienza quantitativa e qualitativa del fuoco, insufficienza di mobilità tattica e logistica, eterogeneità dei mezzi di traslazione, assenza di mezzi corazzati e blindati, penuria di mezzi tecnici, scarsità di munizionamento per le artiglierie).
Nonostante tali insufficienze il CIL adempì costantemente i compiti di attaccare e battere il nemico che incontrò sulla sua strada e di assicurare l’assolvimento dei compiti e degli obiettivi ad esso assegnati.
- II -
 
Il comportamento del CIL fece cadere, a poco a poco, tutte le remore di carattere psicologico, morale e tecnico dei comandi militari alleati nei riguardi dei comandi militari e delle unità italiane.  Rimasero, purtroppo, vive quelle di carattere politico che non solo impedirono fino al termine della guerra, nonostante le prove di capacità operativa e combattiva dei soldati e degli ufficiali italiani, la ricostruzione organica di una grande unità complessa esclusivamente italiana, ma non consentirono di dare l’appellativo di divisioni, anziché quello di gruppi di combattimento, alle unità italiane  che verranno costituite dopo lo scioglimento del CIL.

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venerdì 17 gennaio 2014

Ordine del Giorno del gen. Anders


Il Sig. Vojciech Nerebski, della Associazione Nazionale Forza Armate Polacche della Sezione di Cracovia, ci ha inviato il seguente documento che pubblichiamo
Lo ringraziamo per la sua squisita cortesia
(m.c.)


martedì 14 gennaio 2014

C.I.L.: l'ambiente operativo

La notizia dell’armistizio, diramata la sera dell’8 settembre 1943, spinse molti, tra soldati e cittadini, a credere che la guerra fosse finita. L’immediata reazione delle forze tedesche, contro le unità italiane, tuttavia, mostrò chiaramente che purtroppo la guerra non era finita.
La “fuga” verso Brindisi del re e del Governo, aveva lasciato le unità italiane senza punti di riferimento e direttive chiare. Con l’obiettivo di rassicurare gli alleati sulle intenzioni italiane di combattere al loro fianco contro i tedeschi, i rappresentanti del Governo, nei giorni successivi all’armistizio, predisposero la costituzione di unità che potessero operare congiuntamente, a supporto degli alleati, alle loro successive offensive armate. A tale scopo, il 27 settembre 1943, fu costituito il I° Raggruppamento Motorizzato.
Nell’inverno del 1943-1944 la zona di operazioni che impegnava più significativamente le forze alleate, nella loro avanzata verso Roma, era la parte della penisola italiana, tra il Garigliano e il Sangro, caratterizzata da aspri rilievi montani e da anguste vallate scoscese; la così detta “linea Gustav”, che sbarrava l’accesso a Roma.
Proprio, ai margini di questa zona, l’appena costituito I° Raggruppamento Motorizzato fu impiegato dalla 5° armata americana in una serie di azioni offensive. I soldati italiani poterono mostrare tutto i proprio valore nel corso delle operazioni di Monte Lungo e sul Monte Marrone (catena montuosa delle Mainarde), quando già il raggruppamento aveva assunto, con decorrenza dal 22 marzo, la nuova denominazione di “Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.)”.
Tuttavia, quando i soldati italiani del C.I.L., si apprestavano a muovere verso Roma, gli alleati, in particolare i Britannici, non vedendo di buon occhio l'entrata nella capitale delle unità italiane, ordinarono di dirottare il C.I.L. sul versante adriatico.
Infatti, dal 1° giugno al 16 agosto il C.I.L. operò nel settore adriatico alle dipendenze del V° Corpo d'armata britannico, comandato dal generale Allfrey, per spostarsi ad operare successivamente, dal 16 al 31 agosto nella zona di Sassoferrato ed Urbino1.
Scopo di questo elaborato è di illustrare le caratteristiche del settore adriatico, teatro delle operazioni del C.I.L. da inizio giugno a metà agosto 1944. In particolare, si descriveranno le caratteristiche del terreno, le principali vie di comunicazione e le priorità strategiche all’interno del settore stesso.
Come detto, il C.I.L., a partire dal 1° giugno, si dispose nella zona attorno a Lanciano2, e precisamente fra Treglio, Arielli e Castelfrentano, per muovere verso nord.
All’interno del settore Adriatico, la conquista del porto di Ancona rivestiva un ruolo fondamentale. Infatti, l’avanzata da sud degli alleati, rendeva sempre più difficoltoso il rifornimento delle forze dalle basi meridionali di Taranto, Bari e Napoli. Si rendeva, quindi, necessaria la conquista di alcuni grandi porti più a nord, quali Livorno sul Tirreno e Ancona sull'Adriatico. L’unico porto sull’Adriatico, prossimo alla linea Gotica, era quello di Ancona: ritenuto dagli alleati di estrema importanza come base logistica dell’8ª Armata Britannica. Anche i tedeschi, tuttavia, ritenevano il porto particolarmente strategico e, proprio per questo, si impegnarono a difendere tenacemente la città di Ancona e il suo porto.
La zona di manovra fino a metà Luglio si articolava in aree montuose appenniniche e collinari più a est verso il mare. In quest’area il CIL liberò le città di Orsogna, Ari, Chieti, Bucchianico, Guardiagrele e molte altre località. Il 13 giugno venne raggiunta e conquistata l’Aquila ed il 15 Teramo.
Da questo momento, il 17 giugno, il C.I.L. cessò di operare alle dipendenze del V° Corpo britannico per essere posto alle dipendenze operative del II Corpo polacco.
L’avanzata fino a Macerata (per proteggere il fianco sinistro del corpo polacco) fu percorsa rapidamente, con il C.I.L. che si spostava su un percorso più interno rispetto al corpo polacco, lungo le rotabili Chieti-Teramo-Ascoli-Macerata, terreno ancora caratterizzato da una morfologia collinare, chiusa dagli Appennini a ovest. Dopo Macerata, il C.I.L. continuò l’avanzata verso nord, lungo questa direttrice. Dal tipo di terreno risultava che per condurre le operazioni offensive era adatta solamente la striscia costiera, su cui però molti fiumi limitavano la libertà di movimento dei soldati. Questo terreno creava, inoltre, con la sua morfologia collinare, condizioni molto favorevoli per la difesa. All’inizio di Luglio, le unità del C.I.L. iniziarono a muoversi in direzione del torrente Fiumicello a poca distanza dall'abitato di Filottrano.
La conquista della città di Filottrano era ritenuta indispensabile nel quadro delle operazioni tendenti alla liberazione di Ancona. Infatti, Filottrano occupava una posizione chiave all’interno dell’intera linea difensiva predisposta dai tedeschi a sud del Fiume Musone: la sua posizione dominante costituiva per gli occupanti un eccellente appiglio tattico e la certezza di scontri durissimi per chi avesse attaccato il borgo.
Per queste caratteristiche, la città di Filottrano da secoli aveva rivestito, da un punto di vista geografico, un ruolo strategico di fondamentale importanza. Il suo territorio è perfettamente al centro delle Marche, a pochi chilometri dagli Appennini e, contemporaneamente, vicino al mare. Dalla collina su cui si erge il borgo sono visibili molti piccoli e grandi centri: Osimo, Macerata, Cingoli, S. Maria Nuova; si spazia dai Sibillini al Conero, dal massiccio del Gran Sasso al mare Adriatico.
Dopo la conquista della città di Filottrano, ad opera delle unità del C.I.L., a metà di Luglio, i polacchi conquistano Ancona ed il C.I.L. riprese la sua avanzata verso nord, lungo la direttrice più interna rispetto a quella costiera.
La zona, in cui le unità del CIL operarono, dalla fine di Luglio alla fine di Agosto, si estendeva, da sud a nord, dall’Esimo al Foglia, e, da ovest ad est, dalla linea di Urbino-Arcevia alla linea di contatto con le truppe polacche operanti nella zona costiera.
Il terreno di questa zona, ad ovest, nelle vicinanze degli Appennini, comprende una zona montuosa che degrada ad est verso il mare, dove è presente una dolce zona collinare.
Pertanto, questa zona, viste le sue caratteristiche orografiche, poteva fornire molti punti di appoggio ed appigli tattici, ben adatti a rinvigorire una difesa organizzata sia contro le provenienze da sud e viceversa, sia contro le provenienze dal mare. Anche tale zona è ricca di corsi d’acqua con andamento generale sud-ovest, nord-est. La caratteristica torrentizia di tali fiumi, li rendeva facilmente guadabili nei mesi estivi, durante i quali furono svolte le operazioni. Tra questi i più importanti sono l’Esimo, il Misa, il Nevola, il Cesano, il Metauro e più a nord il Foglia. Questi fiumi, tuttavia, pur non rappresentando ostacoli seri, consentivano di organizzare efficacemente le operazioni difensive che potevano sfruttare i rilievi circostanti, imponendo, così come avveniva per i corsi d’acqua più a sud, delle momentanee battute d’arresto.
Le valli dell’Esimo, del Misa, del Nevola, del Cesano e del Metauro erano larghe, pianeggianti, coltivate e con frequenti abitati. La zona era attraversata da molte linee di comunicazioni sia lungo le valli, che lungo le depressioni interposte fra le catene sub-appenniniche, tra queste, le conche di Sassoferrato-Fabriano e Cagli, sono di particolare importanza in quanto costituivano punti di confluenza di comunicazioni varie.
In conclusione, si può dire che,il terreno d’azione che fu teatro dell’avanzata del C.I.L. dal 1 giugno a metà agosto, nelle sue linee d’insieme, era caratterizzato da una zona appenninica e ricca di colline nella prima parte della traversata, fino a Macerata. Successivamente, tale terreno era caratterizzato da una successione di colline a sviluppo altimetrico piuttosto ridotto, di facile transito e separate tra di loro da successivi corsi d’acqua. Questi, pur non costituendo ostacoli per l’avanzata verso nord, tuttavia , offrivano possibilità di organizzare linee difensive molto efficaci che potevano sfruttare al meglio gli appigli tattici del terreno.
Inoltre va sottolineata, all’interno del settore, l’importanza rivestita dalla conquista della città di Filottrano che, per la sua posizione strategica, risultava essere una robusta postazione difensiva delle unità tedesche a salvaguardia del porto di Ancona.



domenica 5 gennaio 2014

C.I.L: e il Corpo D'Armata Polacco

L’inquadramento del Corpo di liberazione italiano (C.I.L.) all’interno del 2° Corpo polacco risale al periodo in cui, la sua denominazione era quella di I Raggruppamento motorizzato costituito il 28 settembre 1943. Successivamente, con ordine dello Stato Maggiore Regio Esercito del 3 aprile ’44, il suddetto Raggruppamento fu rinominato C.I.L. con decorrenza 22 marzo ’44. Agli inizi di novembre ’43 il raggruppamento divenne operativo e costituì la prima unità celere dell’esercito italiano.
Il generale Umberto Utili, comandante di tale unità, fu informato il 10 marzo del ‘44 dal generale Augustin Guillaumme, comandante della 2a divisione marocchina, che il Corpo di Spedizione francese sarebbe stato impiegato in altro settore e conseguentemente il raggruppamento avrebbe ampliato il proprio settore di responsabilità con l’inclusione delle Mainarde e sarebbe passato alle dipendenze del II Corpo d’Armata polacco1. Lo stesso giorno il generale Utili si incontrava con il generale Wladyslaw Anders, comandante del II Corpo d’Armata polacco, per una riunione di carattere orientativo.
Era la prima di una lunga serie di riunioni che impegnarono da una parte il comandante del I Raggruppamento e i suoi più stretti collaboratori, dall’altra numerosi ufficiali polacchi della 5a Divisione Kresowa per la definizione dei programmi di collaborazione e la messa a punto dei particolari del passaggio di dipendenza. Il 16 febbraio il generale Utili incontrò il generale Guillaumme e il generale Nicodemo Sulik, comandante della 5a Divisione polacca, il quale avrebbe dovuto assumere il comando del settore a ovest del I Raggruppamento italiano.
Il generale Sulik comunicò al generale Utili che a partir dai primi giorni di aprile il Raggruppamento avrebbe assunto il controllo della zona delle Mainarde momentaneamente affidata alla Divisione polacca. Il 26 marzo, a seguito di laboriosi preparativi, il Raggruppamento passava alle dipendenze della 5a Divisione polacca la quale contemporaneamente assumeva il comando del settore tenuto dalla 2a Divisione marocchina. Il giorno successivo, il comando del I Raggruppamento riceveva l’istruzione segreta e personale n. 343 con la quale il generale Sulik esponeva i suoi intendimenti e le sue considerazioni sull’azione per l’occupazione del Monte Marrone.
In base a tale istruzione, dopo l’occupazione di Monte Marrone, il I Raggruppamento doveva assumere la difesa delle Mainarde detenuta dal 13° battaglione di fanteria polacca. Il giorno 11 aprile, il generale Sulik comunicava che a partire dal 13 aprile l’unità italiana avrebbe assunto anche il settore di Cerro, dando il cambio ad un battaglione della 3a Divisione Carpatica. Questo nuovo compito era affidato al Raggruppamento in connessione con la sostituzione del II Corpo polacco da parte del X Corpo d’Armata britannico. Mentre si prendevano gli ultimi accordi con gli inglesi, i polacchi si preparavano a lasciare il settore: i rapporti con l’unità italiana si interrompevano però per breve tempo; sarebbero ripresi due mesi più tardi e continuati fino allo scioglimento del C.I.L.. Infatti, dal giorno 17 giugno ’44, il C.I.L. fu posto alle dipendenze operative del II Corpo d’Armata polacco, cessando così dalle dipendenze del 5° Corpo britannico2.
Da quel momento in poi italiani e polacchi operarono sempre in stretto collegamento. Le differenze di lingua, di addestramento e di equipaggiamenti fra le due unità avrebbero potuto creare non poche difficoltà, ma non fu così. Essi si intesero subito, legati dal sentimento di rivincita e riscatto morale nel quale gli animi degli italiani e dei polacchi versavano a causa del comune nemico invasore: i tedeschi. Il riscatto della propria dignità e della propria libertà motivarono, fino all’abnegazione, italiani e polacchi per tutto il periodo di collaborazione, pur vivendo gravi vicissitudini morali e politiche interne.
- 1 -
 
Pertanto, il C.I.L. fu inserito in una zona intermedia tra la costa adriatica e l’Appennino, a stretto contatto con il II Corpo d’Armata polacco ad oriente e l’ala destra del X Corpo d’Armata britannico ad occidente. Il comando del Corpo polacco
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dispose che la 3a divisione Carpatica e la 5a divisione Kresowa, si ponessero su due direttrici di marcia all’inseguimento del nemico agganciandone le retrovie3. Nel particolare, la direttrice di sinistra era costituita dalle rotabili Chieti – Teramo – Ascoli – Macerata, le quali sarebbero state percorse dalle truppe del C.I.L., con l’incarico di proteggere il fianco sinistro del Corpo polacco. La necessità di coordinare i movimenti del Corpo polacco e del C.I.L. risultava evidente dalle azioni del 30 giugno e del 1° luglio, ma a causa della gravissima deficienza quantitativa e qualitativa dei mezzi di trasporto del C.I.L ci furono difficoltà che posero, a volte, un freno all’evolversi dell’azione comune. Il corpo polacco riteneva indispensabile, per l’attuazione dei propri piani, una efficace copertura del proprio fianco sinistro, copertura che il C.I.L., lento e male armato, non riusciva completamente a dare. Il generale Anders, resosi conto che le difficoltà in cui si dibatteva il C.I.L. erano soprattutto di ordine logistico, ritenne di risolvere momentaneamente la questione passando il Gruppo Tattico Nembo alle dipendenze della 5a divisione Kresowa.
Di fronte a tale decisione, il generale Utili prese posizione e fece presente che il Gruppo Tattico Nembo doveva essere considerato avanguardia del C.I.L. e che perciò, per ragioni morali e di impiego, non era opportuno il suo passaggio alle dipendenze di altra unità. Tale posizione trovò il consenso del generale Anders, lasciando inalterate le dipendenze organiche. Il 5 luglio, il Corpo polacco fu impegnato in durissimi scontri ad Osimo, mentre a sud di Filottrano, il C.I.L. cercava di avvicinare il maggior numero possibile delle proprie forze alle posizioni del Fiumicello. Il 6 luglio, la battaglia si riaccese sul fronte di Filottrano e le operazioni del C.I.L. ricominciarono dalla linea del Fiumicello. Intanto, al comando del C.I.L. perveniva l’ordine, per il generale Utili, di attraversare il Fiumicello e allinearsi con la 5a divisione Kresowa per sferrare il successivo attacco contro le posizioni nemiche dislocate a Filottrano4.
Nel settore polacco, la 5a divisione Kresowa, si era attestata sul fiume Musone consolidandovi la testa di ponte, mentre il C.I.L, che aveva iniziato l’attacco a Filottrano, procedeva faticosamente, fortemente ostacolato dal nemico che sfruttava a proprio vantaggio le posizioni offertegli dal terreno e dall’abitato circostante. Pertanto, il mattino del 7 luglio, i comandanti del C.I.L. e della 5a divisione Kresowa si riunirono a Centofinestre per accordare un efficace piano d’attacco su Filottrano. Essi concordarono che l’attacco sarebbe stato eseguito dagli italiani, esercitando lo sforzo principale ad est, in corrispondenza della direttrice Villanova – Filottrano, ed uno sforzo sussidiario concomitante a sud. A seguito della presa di Filottrano e precisamente dal 25 agosto, il C.I.L. cessò di operare agli ordini del II Corpo polacco e passò nuovamente alle dipendenze dei britannici.
In conclusione, con il paese e l’Esercito in piena dissoluzione, era quasi impossibile pensare di creare qualcosa di efficiente: tuttavia, la cooperazione tra il C.I.L. ed il Corpo polacco fu un valido esempio di coesione tra unità altamente motivate a contribuire all’assolvimento della propria missione per la liberazione dei rispettivi popoli. Alto morale, entusiasmo e decisa volontà di battersi per la cacciata del nemico, contraddistinsero italiani e polacchi di ogni grado, destando più volte l’ammirazione di britannici e americani.

NOTE
  
[1]Conti G., Il primo raggruppamento motorizzato”, Stato Maggiore Esercito, Roma 1984.
2Poli L., Prinzi G., Secondo Risorgimento d’Italia, n. 3/2007, Edizione. 
3Crapanzano S., Il Corpo Italiano di Librazione (aprile-settembre 1944), Stato Maggiore Esercito, Roma 1971.
4Santarelli G.,La battagli di Filottrano. 30 giugno – 9 luglio 1944, Edizioni Erebbi, Ed. 1991.