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lunedì 31 ottobre 2022

giovedì 20 ottobre 2022

Lo sbarco a Salerno V Parte

 

alle ore 9 del 16 settembre l’ultima offensiva tedesca investì la testa di ponte. Sarebbe dovuto iniziare alle ore 6 ma furiosi bombardamenti navali e azioni di aerei a volo radente avevano immobilizzato i tedeschi nelle loro posizioni. Da Cava dei Tirreni tentò di avanzare la colonna della divisione “Goering”, al comando del colonnello Schmalz, ma fu arrestata dal fuoco di artiglieria campale, di incrociatori e cacciatorpediniere. Le navi erano il terrore dei tedeschi, i quali concentrarono disperatamente contro di esse ciò che di meglio avevano a disposizione in fatto di nuovo munizionamento (bombe radioguidate). A mezzogiorno il comandante dell’armata tedesca, il generale von Vietingof, ebbe la convinzione che la partita era ormai perduta. Col fuoco dei loro cannoni ed i loro aerei gli anglo-americani avevano acquisito l’assoluto dominio. I tedeschi erano paralizzati ed impotenti. Ormai venivano a mancare le condizioni sulle quali Kesselring aveva contato per risolvere a suo favore la situazione: battere la 5ª armata prima che sopraggiungesse l’8ª di Montgomery. Alle ore 14, le prime pattuglie dell’armata del generale britannico presero contatto, a 25 chilometri a sud di Agropoli, con pattuglie americane che erano andate loro incontro. Kesselring ordinò la ritirata, la battaglia per Salerno era vinta dagli Alleati.

lunedì 10 ottobre 2022

Lo sbarco a Salerno IV parte

 

Pur spingendosi nell’entroterra per circa 3 chilometri con la loro avanguardia, gli inglesi subirono molte perdite e non riuscirono ad assicurarsi gli importanti obiettivi fissati per il D-Day: il porto di Salerno, il campo di aviazione di Montecorvino e i nodi stradali di Battipaglia ed Eboli. Inoltre, alla fine della giornata, c’era ancora un varco di oltre 11 chilometri tra il fianco destro inglese a nord del fiume Sele ed il fianco sinistro americano a sud del fiume. Gli sbarchi americani ebbero luogo su quattro spiagge vicino ai famosi templi greci di Paestum. Fu una prova durissima per le truppe della 36ª divisione, per le quali si trattava del battesimo del fuoco: già sottoposte, mentre si avvicinavano alla costa, al massiccio fuoco dei difensori senza avere alcun appoggio dalle proprie unità, dopo lo sbarco dovettero attraversare un’altra fitta cortina di fuoco e subire infine il martellamento di tutta una serie di attacchi aerei tedeschi. Per fortuna, quando ormai la situazione stava facendosi critica, in appoggio alla forza da sbarco intervennero i cannoni delle unità navali. Prezioso si dimostrò, in particolare, l’appoggio fornito, sia qui sia nel settore inglese, dai cacciatorpediniere che avventurandosi attraverso i campi minati per portarsi sottocosta, contribuirono in maniera rilevante a neutralizzare i contrattacchi di piccoli gruppi di carri armati tedeschi che, per gli invasori, rappresentavano la minaccia più grave. Le truppe furono costrette a scavare in tutta fretta buche nella sabbia, nelle quali ripararsi per cercare di sottrarsi al fuoco intenso, carri armati tedeschi si avvicinarono in alcuni punti fino a 200 metri dalla spiaggia, sparando sui mezzi da sbarco che stavano accostandosi. Nel settore inglese i combattimenti furono fin dall’inizio anche più duri che in quello americano; i battaglioni Hampshire, che erano sbarcati sulla spiaggia sbagliata, dovettero spostarsi di quasi due chilometri verso nord, in un terreno in cui si rivelavano mitragliatrici, cannoni, carri armati, contro i quali non disponevano ancora di armi adeguate. Sulla spiaggia la confusione era al colmo: genieri stendevano reti metalliche per agevolare il transito degli automezzi sulla sabbia, altri cercavano le mine, dovunque vi erano cataste di materiali e uomini ammassati. Non si può asserire che tutto andasse per il meglio; fra il materiale giunto sulla spiaggia c’era anche un pianoforte; automezzi e carri armati sbarcavano con appese intorno ceste di galline e in una gabbia vi era un grosso maiale allevato per una mensa ufficiali. I palloni da sbarramento, innalzati poco dopo i primi sbarchi, avevano già disturbato gli aerei tedeschi nelle loro incursioni lungo le spiagge; dopo l’alba questi si limitarono a fugaci apparizioni perché gli aerei imbarcati sulle portaerei avevano provveduto a mettere in atto “l’ombrello aereo”. Per quanto in quella prima giornata fossero stati raggiunti gli obiettivi indicati dal “piano”, e l’avanzata, specialmente sulla fronte del X corpo britannico, fosse stata limitata a una profondità di pochi chilometri, regnava nei Comandi alleati un certo ottimismo. La più grave preoccupazione era causata da quel vuoto di 11 chilometri fra i due corpi d’armata, che nessuno di essi era in grado di riempire, impegnati come erano sulla propria fronte. Se avessero avuto appena cognizione di ciò che Kesselring stava preparando, l’ottimismo sarebbe stato alquanto attenuato. Mentre la divisione “Goering” stava già entrando in azione contro le punte dei Rangers e dei commandos sui monti alla base della penisola di Sorrento, affluivano verso il campo di battaglia la 29ª divisione dalla Calabria, la 15ª dalla zona di Gaeta e successivamente la 3ª corazzata. L’ordine di Hitler era di “spazzare” gli anglo-americani dalla spiaggia di Salerno, ma la richiesta di Kesselring di ricevere rinforzi dal Gruppo Rommel, che era nell’Italia settentrionale, impegnato a catturare ed inviare in Germania le truppe italiane, non fu accolta. Hitler antepose “la punizione” dell’esercito ex alleato alla vittoria a Salerno, che forse Kesselring avrebbe potuto ottenere se il 13 e 14 settembre avesse avuto altre due divisioni a sua disposizione. Il secondo giorno, 10 settembre, la situazione si fece assai più calma nel settore americano in quanto la 16ª divisione corazzata aveva trasferito quasi tutte le sue poche forze verso il settore inglese, più a nord (proprio da qui infatti veniva la più grave minaccia strategica per il settore di Salerno). Gli americani approfittarono del momento di pausa per allargare la loro testa di ponte e per sbarcare il grosso della 45ª divisione, la loro riserva “galleggiante”.

 

Intanto la 56ª divisione inglese aveva occupato nella prima mattinata il campo di aviazione di Montecorvino e il centro di Battipaglia, da dove però dovette poi ritirarsi sotto l’incalzare di un energico contrattacco portato da due battaglioni di fanteria motorizzata tedeschi affiancati da alcuni carri armati, la cui apparizione provocò fenomeni di vero e proprio panico. I servizi segreti alleati avevano avuto notizia che l’aviazione tedesca possedeva un’arma nuova e micidiale: una bomba volante, guidata con onde radio e ne avevano informato le navi. Una fonte anonima aveva avuto l’idea che gli impulsi radio avrebbero potuto essere disturbati facendo funzionare rasoi elettrici, quando vi fosse stato motivo di sospettare che un aereo stava lanciando uno di quei ordigni. Non si sa se per effetto dei rasoi elettrici ma più probabilmente a causa di errori commessi da chi doveva “guidare” la bomba, la prima che fu lanciata, alle ore 19.30 del 10, andò a finire in acqua e non fece alcun danno. L’indomani mattina l’esito fu alquanto diverso: l’incrociatore “Savannah” fu colpito in pieno su una torretta. La bomba esplose nell’interno della nave, uccidendo un centinaio di uomini, aprì un largo foro sul fondo e sconquassò le giunture, facendo imbarcare tanta acqua che l’incrociatore si inclinò di prua. Le squadre di riparazione riuscirono però a turare le falle e l’imbarcazione poté essere rimorchiata a Malta. Il giorno precedente, con la stessa arma, essi avevano assestato un bel colpo alla flotta principale degli ex alleati italiani, quando questa era appena salpata da La Spezia per raggiungere le marine da guerra alleate, affondando la nave ammiraglia, la Roma.

La notte del 10 la 56a divisione sferrò un attacco con 3 brigate per impadronirsi del massiccio dominante di monte Eboli, ma realizzò solo esigui progressi (tra i quali il rientro a Battipaglia). La 46a divisione occupò Salerno, ma non fu possibile usufruire del porto per parecchi giorni perché l’artiglieria e i mitraglieri tedeschi lo tenevano sotto il loro fuoco; riuscì invece ad inviare una sua brigata a rilevare i commandos, ma non sviluppò una tempestiva azione verso nord. Commandos e rangers stavano intanto sostenendo una dura lotta sui monti, contro una parte della divisione “Goering”, riuscendo a conservare più o meno le posizioni raggiunte, sebbene a costo di forti perdite. Nel settore americano, la 45ª divisione, fresca di sbarco, risalì per circa 15 chilometri lungo la sponda orientale del Sele, passando per Persano e arrivando fin quasi al centro stradale di Ponte Sele: l’apice della linea che, secondo i piani, la testa di sbarco avrebbe dovuto raggiungere. Ma a questo punto un battaglione di fanteria motorizzata tedesco e 8 carri armati, riportati al di là del fiume dal settore inglese, sferrarono un contrattacco che costrinse gli americani dapprima a fermarsi e poi a ripiegare. Pertanto alla fine del terzo giorno le quattro divisioni e le unità supplementari, equivalenti ad una quinta divisione, sbarcate nel golfo di Salerno erano ancora confinate in due teste di sbarco poco profonde e separate, mentre i tedeschi avevano in mano sia le alture circostanti sia le vie d’accesso alla fascia costiera  pianeggiante. Le speranze di raggiungere Napoli entro il terzo giorno erano svanite. La 16ª divisione corazzata, la cui forza in unità da combattimento era appena la metà di quella di una divisione alleata, era riuscita ad arginare l’invasione e a guadagnare tempo in vista dell’arrivo di consistenti rinforzi tedeschi. I primi ad arrivare furono la 29ª Panzer Grenadier che stava già rientrando dalla Calabria, e un gruppo da combattimento (consistente in 2 battaglioni di fanteria e in circa 20 carri armati) che la rabberciata divisione Hërmann Goering era riuscita a mettere insieme. Questo gruppo da combattimento, proveniente dal settore di Napoli, contrattaccò e sfondò la linea inglese al di là del Passo di La Molina, spingendosi fin nei pressi di Vietri prima di essere fermato, il 13 settembre, dal rientro in scena dei commandos. Il Passo, comunque, era tornato saldamente in mano tedesca. Ormai era anche troppo chiaro che il X corpo inglese era virtualmente bloccato nella strettissima fascia costiera nei pressi di Salerno, con i tedeschi appostati al sicuro sulle alture circostanti. Nel frattempo l’iniziale fiducia del generale Clark veniva scossa da colpi ancora più duri nel settore meridionale, dove la 21ª divisione Panzer Grenadier, affiancata da una parte della 16ª corazzata aveva attaccato con decisione in corrispondenza della cerniera tra inglesi ed americani. La sera del 12 settembre l’ala destra inglese fu di nuovo ricacciata da Battipaglia e subì ingenti perdite, specialmente in prigionieri.