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domenica 31 marzo 2024

Il 1944 in Italia. La Guerra di Liberazione. Il Nemico. I tedeschi occupatori ed il rapporto con i camerati fascisti

 

 



 

Il nemico.


Per la Repubblica Sociale Italiana il 1944 fu un anno che all’inizio dava grandi speranze e grandi aspettative; nel prosieguo dei mesi si passò via via sempre più verso la rassegnazione e il velleitarismo, con la sensazione di essere sempre più isolati e lontani dalla popolazione, con un consenso che quasi giornalmente era sempre più labile. Tutte le offensive lanciate contro le forze ribellistiche non avevano dato i risultati sperati; il movimento partigiano anziché scomparire, ad ogni offensiva portata a termine, convinti di aver raggiunto una vittoria, si ripresentava ancora più forte e non minimamente indebolito. Vi erano zone praticamente perse e sotto il controllo dei ribelli. Nelle città la sicurezza era labile e qui si dimostrava tutto il carattere di questo avversario imprendibile. Con i mesi il rapporto con i tedeschi, anche sul campo militare, si logorò. E questo era la conseguenza di un aspetto della Repubblica Sociale che ormai era sotto gli occhi di tutti. Non vi era concordia, con vi era unità di comando, non vi era una linearità di intenti. Vi era L’Esercito di Graziani, l’esercito apolitico, le Brigate Nere di Pavolini, l’esercito del partito in armi, la Guardia Nazionale Repubblicana di Ricci, una miriade di altre reparti ed unità semi dipendenti; mentre praticamente inesistente per mancanza di mezzi la Marina Militare, l’Aeronautica si immolava con i pochi aerei rimati. In più erano sorte ad opera di capi improvvisati, le varie polizie speciali, vere bande di delinquenti, ladri, torturatori sadici che terrorizzavano la popolazione. Tutto questo, era evidente, per mancanza di un potere centrale che doveva essere nelle mani del Duce, capo carismatico; ma Mussolini come già nel Regime, voleva i suoi collaboratori l’uno contro l’altro, in lotta fra di loro, e questa scelta era la fonte primaria del suo potere personale. Potere molto limitato, peraltro, perché quello vero era in mano ai tedeschi, cioè ai rappresentanti di Hitler ed Himmler in Italia. Il vero smacco per la Repubblica Sociale fu il perenne diniego dei tedeschi di inviare reparti della Repubblica al fronte. Le quattro divisioni che rientrarono dalla Germania furono impiegate in funzione antipartigiana, scavando ancora di più il fossato tra la Repubblica Sociale e gli Italiani, mentre la vera destinazione sarebbe stato il fronte di Cassino. Su questo fronte, altro smacco per la Repubblica Sociale, vi erano presenti solo un reparto di Valerio Borghese, che aveva stipulato un patto privato tra lui ed i tedeschi, e soprattutto vi erano dei soldati italiani; come gli ex paracadutisti della divisione “Ciclone”, o i volontari nelle Waffen-SS italiane che si erano arruolati nelle fila della Whermacht con uniforme tedesca e giuramento ad Hitler, per non aderire alla Repubblica Sociale, di cui avevano perso ogni stima. Anche se non a conoscenza dei dirigenti della Repubblica, in primis Mussolini, a ottobre del 1944 i tedeschi iniziano contatti segreti con gli Alleati in Svizzera per arrivare ad una pace separata, (operazione Sunrise), contatti che continueranno fino all’aprile successivo e che porterà alla firma della resa a Caserta del 29 aprile 1945 dei tedeschi In Italia, senza alcun rappresentante della RSI presente. L’ultimo oltraggio tedesco, espressione della disistima sempre coltivata dai nazisti, per alleato fascista italiano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 11 marzo 2024

Antonio Raggio: Un Eroe Dimenticato

 

In memoria del Comandante Antonio Raggio di Chiavari


Ten. cpl. Art. Pe. Sergio  Benedetto  Sabetta

 

            Medaglia di Bronzo al Valore Militare con Regio Decreto dell’11.2.1943 per avere salvato nell’agosto del 1942 la nave “Nino Bixio” e i prigionieri di guerra neozelandesi imbarcati verso i campi di prigionia in Italia.

            Dopo avere raccolto i naufraghi, tra cui molti prigionieri neozelandesi, imbarcati sulla “Jason” silurata al largo della costa greca dal “fuoco amico” del sommergibile inglese “Porpoise” al comando del Capitano Pizey e abbandonata dal suo comandante, venne a sua volta silurata il 17.8.1942 dal sottomarino inglese “Turbulent” al comando del Capitano Tubby Linton.

            Scoppiata una rivolta a bordo del “Nino Bixio” da parte dei prigionieri riuscì, pistola in pugno, a riportare la calma, a raccogliere gli uomini gettati in mare ed a fare rimorchiare la nave nel porto di Navarino.

            I prigionieri superstiti neozelandesi, ritornati in patria nel dopoguerra fondarono a Levin una Associazione denominata “Pow’s Nino Bixio” a ricordo dell’evento e del comportamento del Capitano Antonio Raggio che li salvò.

            Nel 1992, 50.mo anniversario, invitarono il nipote e pubblicarono un libro dl significativo titolo “No Honour, No Glory” di Spence Edge e Jim Henderson a memoria.

 

Bibliografia

Il Comandante Antonio Raggio di Chiavari un eroe ricordato soltanto in Nuova Zelanda, 59-65, in E. Andreatta, C. Gatti , B. Malatesta, B. Sacella, P. Schiaffino, Le storie nella scia, Tipolitografia Meca, Recco, 2022.

domenica 10 marzo 2024

Il 1944 in Italia. La Guerra di Liberazione. Il Quarto fronte. Da invasori ed oppressori a resistenti nei movimenti di liberazione

 


 

  Il IV Fronte. I combattenti all’estero: come sopravvivere


Per i militari italiani all’estero, che avevano scelto di andare in montagna e dare guerra al tedesco, il 1944 fu un anno di difficili prove. Venuto meno il vincolo disciplinare che, bene o male, era stato un elemento di riferimento all’indomani della proclamazione dell’armistizio, nel 1944 i militari italiani erano stati nella maggior parte assorbiti nelle formazioni locali partigiani. Tattiche di guerriglia, gerarchia, disciplina, logistica erano completamente diverse e spesso in contrasto anche con il proprio pensiero sia politico che nazionale. In ottobre un altro dramma: il conflitto interno greco, al momento della ritirata tedesca, coinvolge i militari italiani che rappresentano, spesso, l’unico motivo di concordia per i Greci che si combattono: gli italiani erano e sono solo dei fascisti invasori. In Albania e in Jugoslavia, pur cercando di mantenere la propria identità, i soldati italiani, accettati e rispettati come combattenti, vengono via via assorbiti dalle scelte ideologiche di questi movimenti, soprattutto quella comunista che al momento è accettata ma che in prospettiva sarà di grande peso al termine della guerra, senza che il singolo soldato italiano se ne rendesse conto. Per i soldati italiani combattenti all’estero è imperativo sopravvivere, cercare di abbreviare il più possibile la guerra, nella speranza di ritornare cercando di barcamenarsi al meglio tra tedeschi e partigiani locali, anche per loro in un contesto di solitudine ed abbandono da parte delle Autorità in Italia.

 

(massimo Coltrinari)