Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

Translate

Cerca nel blog

venerdì 30 settembre 2022

Lo Sbarco a Salerno III Parte

 

Alle 18.30 Radio Algeri mise in onda il messaggio di Eisenhower che annunciava la firma dell’armistizio con l’Italia, il messaggio venne ripetuto poi alle 19.20 dalla BBC in un suo notiziario. L’una o l’altra di queste trasmissioni fu ascoltata dalle truppe alleate a bordo dei convogli e purtroppo, nonostante che alcuni degli ufficiali si dessero da fare per spiegare che ad aspettarli avrebbero trovato i tedeschi, tra i soldati si diffuse la convinzione che lo sbarco sarebbe stato una semplice passeggiata. Le loro speranze furono ben presto smentite e la stessa sorte toccò d'altronde alle ottimistiche previsioni degli strateghi alleati, secondo i quali Napoli sarebbe caduta entro tre giorni dallo sbarco: le forze di invasione vi sarebbero arrivate solo dopo tre settimane di lotta e dopo essere scampate per poco a un completo disastro. La stessa illusione fece gioire in quella sera gran parte del popolo italiano: tutti convinti che la guerra in Italia fosse finita. Era invece il prologo di una tragedia. Nel tardo pomeriggio, i convogli in navigazione verso il Golfo di Salerno furono oggetto di numerosi attacchi aerei, attacchi che i bombardieri ritentarono dopo il tramonto; per fortuna la grande flotta subì solo danni di poco conto. Poco dopo mezzanotte i primi mezzi trasporto truppe raggiunsero le zone previste per l’inizio delle operazioni di sbarco, a una distanza dalla costa di 13/ 16 chilometri e cominciarono a calare in mare i mezzi da sbarco. Verso le ore 3.30, l’ora H stabilita dal piano d’invasione, la prima ondata della forza da sbarco giunse a terra. Furono queste le prime imbarcazioni che i tedeschi avvistarono e contro le quali una batteria aprì il fuoco. Un mezzo che trasportava un reparto di rangers fu centrato in pieno, poi il cacciatorpediniere “Blakmore” con salve ben assestate fece tacere i cannoni insolenti. Altre artiglierie tuonavano più a sud contro il convoglio che trasportava il IV corpo americano. L’incanto della calma notte era spezzata ed era anche crollata l’illusione di poter sbarcare di sorpresa. Nemmeno più il dubbio sulla località prescelta per lo sbarco poteva a quell’ora sussistere nei comandi tedeschi, poiché era da escludersi che il convoglio potesse raggiungere prima del giorno fatto il golfo di Napoli e tanto meno la costa più a nord. D’altra parte la spiaggia di Salerno era già da parecchi giorni considerata l’obiettivo dell’operazione anfibia che i tedeschi sapevano in preparazione, tanto che avevano tentato di ritardarla bombardando le navi raccolte a Biserta, e dal 5 settembre avevano schierato a sud del fiume Sele la 16ª divisione corazzata. Eppure il generale Clark si era ostinato a non volere che le spiagge fossero bombardate prima dell’assalto. A tale riguardo egli ebbe una discussione sul ponte di comando dell’incrociatore “Ancon”, nave ammiraglia del comandante in capo della Western Naval Task Force, con l’ammiraglio Hewitt, quando le batterie tedesche incominciarono a sparare. Hewitt voleva ordinare l’apertura del fuoco e Clark si opponeva e continuò ad opporsi mentre le ondate di mezzi da sbarco già sciamavano verso le spiagge. Ormai i tedeschi erano pronti alla reazione. Benché fossero in stato di allarme e si attendessero l’attacco, le vedette sulla spiaggia non si erano accorte dei battelli segnalatori e della presenza al largo della flotta d’invasione, per cui i dragamine avevano assolto al loro compito senza essere avvistati e le ondate di mezzi da sbarco avevano iniziato la loro lunga corsa di quasi 20 chilometri su un mare calmissimo. Come è stato descritto all’inizio di questo paragrafo, una rapida avanzata su Napoli dipendeva dalla conquista della strada che da Salerno si spingeva a nord attraversando una fascia montuosa. Tale compito era stato affidato ai rangers americani i quali dopo essere sbarcati senza incontrare resistenza sulla piccola spiaggia di Maiori, in sole tre ore si impadronirono del valico di Chiunzi e si attestarono saldamente sulle alture che dominavano la strada principale per Napoli. Anche lo sbarco dei commandos inglesi a Vietri, dove la strada si allontana dalla costa e comincia a salire, avvenne senza difficoltà. Ma i tedeschi reagirono con prontezza, ritardando l’occupazione della cittadina e bloccando poi del tutto l’avanzata dei commandos appena a nord della stessa, in corrispondenza del basso valico di La Molina, all’imboccatura del varco di Cava. Anche a Marina di Vietri la situazione si fece difficile perché mortai e cannoni tedeschi sparavano sulle imbarcazioni che sopraggiungevano e mitragliatrici colpivano uomini sulla spiaggia. I loro progressi risentirono inoltre del fatto che, per errore, parte della 46ª divisione era finita sulle spiagge della sua vicina di destra, la 56ª, provocando confusione e congestione.

martedì 20 settembre 2022

Lo sbarco a Salerno II Parte

 

Operazione “Avalanche”.

Nel luminoso e multicolore crepuscolo dell’8 settembre  1943 circa 700 natanti, tra navi e mezzi da sbarco, solcavano le acque del mar Tirreno e di lì a qualche ora sarebbero state inghiottite dall’oscurità notturna. Tali mezzi trasportavano 55 mila soldati per lo sbarco iniziale e altri 115 mila per gli sviluppi successivi dell’operazione. Lo sbarco doveva essere effettuato dalla 36ª divisione di fanteria americana sulla destra (zona di Paestum) e dalle divisioni inglesi 46ª e 56ª sulla sinistra, mentre parte della 45ª divisione di fanteria americana sarebbe rimasta in riserva. Queste divisioni furono raggruppate rispettivamente nel VI corpo d’armata americano (generale Dawley) e nel X corpo d’armata inglese (generale R.L. McCreery).

 

Quest’ultimo sarebbe sbarcato su un tratto di circa 11 Km. delle spiagge situate appena a sud di Salerno, con il compito di raggiungere l’aeroporto di Montecorvino e Battipaglia, nei pressi della principale strada per Napoli, strada che attraversa l’attaccatura della montagnosa penisola sorrentina passando per il varco di Cava, un valico non molto alto ma disagevole. Era quindi di importanza vitale che tale grande unità riportasse un rapido successo, sia per aprire la via d’accesso più diretta al grande porto di Napoli sia per impedire l’arrivo di rinforzi tedeschi da nord. Proprio per facilitarne il compito, 2 unità commandos inglesi e 3 battaglioni di Rangers americani avrebbero dovuto impadronirsi con la massima tempestività di questa strettoia e del valico di Chiunzi, su una strada vicina. Fra X e VI corpo esisteva un “vuoto” di 13 chilometri in corrispondenza del corso del fiume Sele. Il principale convoglio inglese salpò da Tripoli il 6 settembre e quello americano da Orano la sera precedente. Altri convogli minori salparono da Algeri, Biserta e dai porti di Palermo e Termini Imerese. In tutto 30 mila britannici e 24 mila americani stavano per sbarcare su una fronte, da Maiori a Paestum, di circa 40 Km. dove erano già schierati 20 mila tedeschi e dove potevano giungerne in un paio di giorni altri 50 mila. Imponente era lo schieramento delle forze navali ed aeree: due “Forze d’attacco”, una settentrionale (appoggio al X corpo) e l’altro meridionale (appoggio al VI corpo); le navi di appoggio a rangers e commandos; cinque portaerei inglesi di scorta per la protezione aerea del convoglio e delle spiagge, due incrociatori e dieci cacciatorpediniere al comando dell’ammiraglio Vian. Vi era poi la “Forza H”, al comando dell’ammiraglio Willis, costituita da 4 corazzate, 2 portaerei (“Illustrious” e “Formidable”), 4 incrociatori e 20 cacciatorpediniere, che aveva il compito di “protezione” del complesso. L’imponente schieramento delle forze aeree era costituito da oltre 2.700 aerei da combattimento (di cui una metà erano bombardieri pesanti e l’altra metà caccia e caccia-bombardieri) e circa 400 da trasporto.

In Sicilia sette divisioni di fanteria erano sbarcate su 210 chilometri di fronte mentre a Salerno 4 divisioni dovevano sbarcare su una fronte di circa 40 chilometri. Sembrerebbe che il comando anglo-americano, con la concentrazione dello sforzo su una fronte ristretta, si fosse assicurato un elemento di successo, favorì invece il nemico perché gli consentì di fronteggiare le forze anfibie su una fronte continua, costringendole ad effettuare attacchi frontali in un terreno dominato dal difensore. Il comando alleato non aveva apprezzato abbastanza il vantaggio che si era assicurato in Sicilia sbarcando su una fronte amplissima, che aveva impedito ai difensori di costituire una linea di difesa continua, se non ripiegando nell’interno dell’isola, tanto più che le forze mobili disponibili nei primi tre giorni in Sicilia erano inferiori di numero e di consistenza a quelle che il maresciallo Kesselring poté raccogliere nei primi tre giorni sul campo di battaglia di Salerno. Inoltre, mentre le forze aeree anglo-americane non avevano trovato in Sicilia un efficace contrasto, per l’impossibilità di far agire sull’isola l’aviazione da caccia italo - tedesca, causa l’impraticabilità dei campi, gli aerei tedeschi ebbero a Salerno possibilità di intervento e anche con una certa efficacia. E ancora: mentre lo stretto di Messina impedì di inviare in Sicilia i rinforzi che sarebbero stati necessari per fronteggiare l’imponente schieramento avversario, divisioni tedesche poterono agevolmente raggiungere la zona di Salerno, fino a determinare un soddisfacente equilibrio fra gli avversari. E’ quindi evidente che il maresciallo Kesselring impegnò e condusse la battaglia per Salerno in condizioni alquanto più vantaggiose di quelle nelle quali si era trovato il Comando delle Forze Armate della Sicilia, il quale aveva dovuto sostenere la lotta in condizioni di schiacciante inferiorità. Ciò malgrado, in meno giorni di quanti furono necessari agli anglo-americani per giungere a Messina, la 5ª armata del generale Clark giunse al Volturno. Nel primo pomeriggio del stesso giorno il passaggio dei convogli al largo delle coste occidentali e settentrionali della Sicilia fu avvistato e segnalato al quartier generale tedesco che entro le 15.30 mise in stato di allarme le proprie truppe, dando istruzioni affinché si tenessero pronte a fronteggiare il previsto sbarco.

 

venerdì 9 settembre 2022

Lo sbarco a Salerno. I Parte Lo scenario politico-militare.


 Carta  Lo Sbarco in Sicilia (luglio 1943) 

e gli s1.3.  Lo sbarco a Salerno. 9 settembre 1943

 

Lo scenario politico – militare.

All’inizio del 1944 la situazione bellica vedeva gli alleati avanzare progressivamente, mentre le forze dell’Asse erano in affanno: si stavano preparando le condizioni favorevoli alla definitiva sconfitta del Terzo Reich. Infatti, negli ambienti politico-militari degli Alleati, prendeva sempre più consistenza la percezione che ormai Hitler non possedeva più le risorse di uomini e mezzi necessari per ottenere la mobilità strategica su larga scala.

Nel corso dell’anno precedente, si era verificata la svolta a favore degli Alleati. Infatti, tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943 le truppe anglo-americane avevano preso il controllo del nord Africa, mentre sul fronte orientale, a seguito della vittoria di Stalingrado, le truppe sovietiche avevano iniziato la controffensiva, culminata nel gennaio del ’44 nella liberazione di Ucraina e Crimea.

Sulla scia dei successi conseguiti nel Maghreb, nel gennaio del 1943 a Casablanca, in occasione di una conferenza a cui presero parte il Presidente americano F. D. Roosevelt ed il Primo Ministro inglese sir Winston Churchill, venne concordata l’opportunità di aprire un ulteriore fronte in Italia. Tale decisione, da un punto di vista strettamente militare, era sostenuta dalla considerazione della relativa semplicità che lo sbarco in Sicilia avrebbe presentato, partendo dalla ormai conquistata Tunisia. Inoltre, Roosevelt e Churchill avevano ben chiaro lo stato di crisi del regime fascista che era ormai delegittimato dalla perdita di consenso. Pertanto, l’intervento avrebbe causato la resa del regno d’Italia e la sua conseguente uscita dall’Asse. Vi erano poi altre ragioni di natura strategica: le rotte del Mediterraneo sarebbero state finalmente transitabili, e ciò avrebbe comportato il risparmio di un enorme quantità di naviglio mercantile; l’invasione del territorio italiano avrebbe impegnato diverse divisioni tedesche sul fronte meridionale, alleggerendo così la presenza dei nazisti in Francia, il che avrebbe agevolato il decisivo e futuro sbarco sulle coste normanne che venne approvato durante la conferenza di Teheran nel dicembre del 1943.

L’apertura del fronte italiano ebbe inizio il 10 luglio 1943 con l’operazione “Husky”, l’approdo in Sicilia delle truppe anglo-americane comandate rispettivamente dal generale Montgomery e dal generale Patton. Come era stato previsto, la scarsa resistenza opposta dalle forze tedesche permise una rapida occupazione dell’intera isola. Tale situazione consentì agli alleati di mettere in atto le operazioni per il successivo sbarco, quello di Salerno, che avvenne il giorno dopo la divulgazione della firma dell’armistizio di Cassibile.barchi a Salerno ( 9 settembre 1943) ed Anzio ( gennaio 1944)