Tale analisi (che abbiamo esposto nei post precedenti, pubblicati in data 21, 14 ed 8 agosto 2020 concernente il comando unico tedesco in Italia) è estremamente interessante in quanto sottolinea come le potenzialità tedesche in Italia nel settembre 1943 fossero davvero notevoli. Kesselring chiese due divisioni che se gli fossero state assegnate sicuramente gli avrebbero consentito di ottenere successi maggiori. Non dobbiamo però minimizzare neppure le potenzialità italiane all’indomani dell’8 settembre, specialmente intorno alla capitale, abbandonata precipitosamente dalle massime autorità politiche e militari senza aver prima emanato tempestivi e chiari ordini operativi alle dipendenti unità. In merito all’azione del comandante in capo tedesco in Italia in quelle convulse giornate a cavallo dell’8 settembre, scrive Stefani: «Non ebbe torto il maresciallo Kesselring di lamentarsi di non essere stato ascoltato a suo tempo circa la costituzione del comando Rommel: l’esistenza di questo duplice comando in Italia e la strana soggezione di Hitler verso Rommel ebbero per conseguenza il continuo rifiuto delle mie ripetute richieste di un paio di divisioni di rinforzo con le quali la portata dei successi iniziali avrebbe potuto assumere la dimensione strategica del reimbarco delle unità della 5ª armata statunitense a Salerno»[5].
venerdì 28 agosto 2020
La crisi armistiziale del 1943 4a Parte
Gli ex alleati tedeschi
Osvaldo Biribicchi
Tale analisi (che abbiamo esposto nei post precedenti, pubblicati in data 21, 14 ed 8 agosto 2020 concernente il comando unico tedesco in Italia) è estremamente interessante in quanto sottolinea come le potenzialità tedesche in Italia nel settembre 1943 fossero davvero notevoli. Kesselring chiese due divisioni che se gli fossero state assegnate sicuramente gli avrebbero consentito di ottenere successi maggiori. Non dobbiamo però minimizzare neppure le potenzialità italiane all’indomani dell’8 settembre, specialmente intorno alla capitale, abbandonata precipitosamente dalle massime autorità politiche e militari senza aver prima emanato tempestivi e chiari ordini operativi alle dipendenti unità. In merito all’azione del comandante in capo tedesco in Italia in quelle convulse giornate a cavallo dell’8 settembre, scrive Stefani: «Non ebbe torto il maresciallo Kesselring di lamentarsi di non essere stato ascoltato a suo tempo circa la costituzione del comando Rommel: l’esistenza di questo duplice comando in Italia e la strana soggezione di Hitler verso Rommel ebbero per conseguenza il continuo rifiuto delle mie ripetute richieste di un paio di divisioni di rinforzo con le quali la portata dei successi iniziali avrebbe potuto assumere la dimensione strategica del reimbarco delle unità della 5ª armata statunitense a Salerno»[5].
Kesselring probabilmente aveva ragione, ma si devono considerare altri due elementi non presi in esame né da lui né da Stefani: la resistenza ed il contrasto che le forze armate italiane posero in essere nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’armistizio. Ci si riferisce, ad esempio, ai combattimenti che si ebbero a Roma, alla Montagnola, alla Magliana, a Porta San Paolo, che impegnarono per oltre tre giorni la 3a Divisione Paracadutisti tedesca, che giunse con i suoi primi elementi nella zona della testa di ponte di Salerno solo cinque giorni dopo l’inizio dello sbarco stesso, anziché, nel primo o nel secondo giorno. In questa ultima ipotesi il suo peso sarebbe stato veramente determinante. Il secondo elemento da prendere in considerazione è che la maggior parte dei reparti tedeschi si attardò a disarmare le truppe italiane, a raccoglierle e a radunarle; un più accorto impiego di questi reparti, sollecitati a marciare verso sud, avrebbe dato a Kesselring sicuramente risultati maggiori. Anche in questo caso è di tutta evidenza che, seppur indirettamente, le forze italiane abbiano aiutato gli Alleati nello sbarco a Salerno. Per i tedeschi la campagna del fronte meridionale, campagna d’Italia per gli Alleati, sarebbe stata molto dura e terminò il 2 maggio 1945 quando fu annunciata la resa, firmata il 29 aprile a Caserta, di tutte le forze tedesche in Italia. Sei giorni dopo fu proclamata la resa generale tedesca in Europa.
BIBLIOGRAFIA
Cigliana C., Le cinque settimane più controverse della Guerra d’Italia in La Guerra di Liberazione-Scritti del Trentennale, Stato Maggiore dell’Esercito-Ufficio Storico, 1976.
Giaccone L., Considerazioni sull’armistizio, in Otto settembre 1943 – L’armistizio italiano 40 anni dopo, Atti del Convegno Internazionale (Milano 7-8 settembre 1983), Ministero della Difesa-Comitato Storico «Forze Armate e Guerra di Liberazione», Roma, 1985.
Prinzi G., Coltrinari M., Salvare il Salvabile – La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943: per gli Italiani, il momento delle scelte, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2008.
Stefani F., Storia della dottrina e degli ordinamenti dell’esercito italiano, Roma, Ministero della Difesa Stato Maggiore dell’Esercito-Ufficio Storico, 1984-1987, vol. IV.
Vallauri C., Soldati-Le forze armate italiane dall’armistizio alla Liberazione, UTET Libreria, Torino, 2003.
i POST PRECEDENTI SONO STATI PUBBLICATI IN DATA 7. 14, 21 AGOSTO 2020)
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