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giovedì 20 febbraio 2020

Lo Sbarco di Salerno 6 Esecuzione



(1)  Gli sbarchi
Nel pomeriggio dell’8 settembre 1943, Hube fu avvisato della presenza di navi nemiche a 25 miglia a sud di Capri e, conseguentemente, pose al massimo grado di prontezza le unità dipendenti. Dopo poche ore (alle 20.00) ricevette, in contemporanea, l’ordine d’attuazione del piano “Achse” inerente il disarmo immediato di tutte le truppe italiane. In molti casi, queste ultime accolsero con gioia quella che ritenevano essere la fine della guerra cedendo volentieri le armi. Diverso fu l’atteggiamento del Comando della 222a Divisione il cui Comandante, Generale Gonzaga, rifiutò la cessione delle armi, venendo trucidato all’istante dal maggiore tedesco inviato per chiederne la resa. La citata 16a Divisione ebbe appena il tempo di completare il disarmo italiano che iniziò lo sbarco dei rangers e dei commandos.
La forza da sbarco alleata fu raggiunta dalla notizia dell’armistizio (diffusa da Radio Londra) mentre era in piena navigazione. Essa ascoltò, prima degli italiani, l’annuncio del Generale Eisenhower riguardante della resa italiana. Il comunicato, trasmesso dagli altoparlanti delle navi, giunse del tutto inatteso e generò grandi manifestazioni di gioia nel personale militare, che viveva le comprensibili ore di tensione che precedono un’operazione bellica di tale importanza. Un simile annuncio, su uomini tesi al massimo nell’imminenza della battaglia, poteva generare sfortunate conseguenze psicologiche e, dopo un’iniziale euforia determinata dalla convinzione che a Salerno la gente avrebbe accolto i soldati alleati come amici e la missione si sarebbe risolta in una passeggiata, gli ufficiali provvidero a smorzare l’eccessivo ottimismo fecendo presente che, qualsiasi fosse stato l’atteggiamento italiano, non sarebbe mancata l’accanita resistenza dei tedeschi (che, come accennato, erano a conoscenza della presenza della flotta alleata nel Tirreno e consideravano, da giorni, il litorale salernitano possibile obiettivo di un’operazione anfibia). Il Comando di Kesserling aveva addirittura progettato il bombardamento delle navi interessate all’operazione nel porto di partenza (Biserta).
Le condizioni meteorologiche erano ottimali per lo sbarco: notte calma e senza vento, cielo sgombro da nuvole, mare calmo. La luna era tramontata alle 00.57 e su tale dato fu stabilità l’ora dello sbarco per le 03.30 del 9 settembre, momento di massima oscurità, utile per l'occultamento della forza da sbarco, ma, di contro, svantaggiosa per le manovre di avvicinamento alla costa e per lo sbarco che, in se, non fu particolarmente complesso ma osteggiato dalla scarsa visibilità che creava problemi di orientamento alle truppe appena sbarcate dai mezzi navali, che dovevano muoversi su un terreno piatto e privo di riferimenti. Mentre i soldati alleati prendevano terra, quasi contemporaneamente la Luftwaffe diede inizio ad una serie di attacchi sia sulle navi in rada che sui mezzi in fase di sbarco, alcuni dei quali furono centrati con conseguenti ingenti perdite umane. Lo sgombero dei feriti gravi fu affidato ad imbarcazioni con i quali raggiunsero le navi ospedale presenti in rada. In casi particolari, lo sgombero avvenne direttamente in Sicilia, Malta e nord Africa, mentre i feriti più lievi vennero curati in un ospedale da campo nei pressi della Basilicata o medicati sul posto.
Attraverso alterne vicende si giunse al levar del sole, quando i Tedeschi fecero saltare il Ponte Barizzo o Ponte alla Scafa, posto sulla S.S.18 all’altezza del Sele, ma gli uomini di Dawley e Walker, nonostante le difficoltà incontrate, riuscirono a superare il “battesimo del fuoco" e stabilire una testa di ponte ampia circa otto chilometri.
Contemporaneamente, rangers ed commandos, rapidamente sbarcati a Maiori e Marina di Vietri, penetrarono nell’interno per circa due chilometri fin quando non incontrarono una forte resistenza tedesca che, con tiri di cannone e mortai, fece sospendere per parecchie ore l’afflusso di rifornimenti ed ogni ulteriore azione. Solo a giorno fatto il fuoco navale poté intervenire contro i tedeschi respingendoli verso l’interno ed infliggendo loro ingenti perdite in uomini, pezzi d’artiglieria e mezzi corazzati. Alle 16.30 le truppe alleate attraversarono le strade deserte di Salerno e proseguirono verso Cava dei Tirreni, incontrando i Commandos a Marina di Vietri.

In contemporanea, la 46Divisione del X Corpo d’Armata effettuò sbarchi a nord di Battipaglia sulle spiagge “rossa” e “verde” e la 56Divisione sulle spiagge “Sugar” e “Roger” situate a sud della predetta località. Lo sbarco non avvenne secondo quanto pianificato, in quanto due battaglioni della 46a  Divisione sbarcarono sulla spiaggia assegnata a due battaglioni della 56a Divisione creando notevole confusione. Man mano che schiariva, le artiglierie tedesche effettuavano tiri sempre più efficaci contro i mezzi da sbarco e le spiagge. La situazione mutò quando intervenne il fuoco navale a supporto del X Corpo d’Armata, che iniziò a contrastare efficacemente, con i cannoni da 381 mm, le forze tedesche.
Nonostante le difficoltà incontrate durante la prima giornata, nel settore affidato ai britannici furono sbarcati 1600 veicoli e 50 tonnellate di materiali.
Per quanto concerne lo sbarco della 36a divisione USA a Paestum, le spiagge interessate furono a Nord quella “Rossa” e “Verde” affidate al 142° reggimento e a Sud quella “Gialla” ed “Azzurra” assegnata al 141°.


Le prime ondate di mezzi da sbarco giunsero a terra all’ora prestabilita (03.30). Ben presto però i tedeschi concentrarono un violento fuoco di cannoni, mortai e mitragliatrici, unitamente ad attacchi aerei sui mezzi da sbarco del 142° reggimento. Anche in questo caso fu risolutivo il fuoco navale grazie al quale gli statunitensi riuscirono a portare a terra le artiglierie campali che si rivelarono efficaci contro i carri tedeschi. L’azione navale permise il successivo sbarco anche del 143° fanteria e consentì al 142° di inoltrarsi verso l’interno delle spiagge “Rossa” e “Verde”, fino a raggiungere la stazione di Capaccio.
Il 141° reggimento incontrò grosse difficoltà sulle spiagge “Gialla” ed “Azzurra” ove rimase inchiodato per circa 20 ore. Comunque, il caposaldo tedesco presso Paestum cadde in possesso degli statunitensi, i quali poterono avanzare e raggiungere, alle ore 11.00, Monte Soprano.
Intanto nel settore britannico i primi carri armati cominciavano a sbarcare (10.30 del 9 settembre). Un battaglione della 169a Brigata raggiunse le vicinanze dell’aeroporto di Montecorvino che comunque rimase nelle mani dei Tedeschi.
Al termine della giornata, nonostante fossero stati raggiunti gli obiettivi prefissati e conseguiti, soprattutto nel settore britannico, progressi che inducevano ad un cauto ottimismo, regnava nei Comandi alleati una grande preoccupazione di carattere strategico: i circa 15 km di distanza tra i due Corpi d'Armata ed, in particolare, il corridoio compreso tra il punto in cui il Calore si getta nel Sele e la S.S.19 (già citata come asse d’afflusso dei rinforzi nemici provenienti dalla Calabria). Per colmare il gap occorreva riparare il Ponte Barizzo per permettere alle truppe della 45a Divisione di ridurre la distanza tra i due Corpi.
Nella giornata del 10 settembre, commandos e rangers si scontrarono, sui monti alla base della penisola di Sorrento, contro una parte della divisione “Goering”, riuscendo a conservare le posizioni raggiunte, sebbene a costo di forti perdite. Ciò consentì alla 46a Divisione di consolidare la propria posizione.
Gli attacchi tedeschi dell’11 si svolsero proprio nella "terra di nessuno” esistente tra i due Corpi alleati, un vero e proprio tallone d'Achille, che fece riscontrare numerose perdite di materiali ammucchiati sulle spiagge.
Nel settore del VI Corpo d’Armata la resistenza tedesca si fece estremamente efficace, anche grazie all’arrivo della 29a Divisione granatieri corazzata tedesca proveniente dalla Calabria. Ciò malgrado la 36a Divisione riuscì ad attestarsi sulla linea Agropoli – Altavilla.
Fu un giorno non facile per la marina statunitense: i Tedeschi miravano sulla nave ammiraglia di Hewitt, inconfondibile sia per la stazza che per la quantità di antenne che la sovrastavano, facendole cambiare posizione.
Comunque il fronte alleato, nelle prime 48 ore, era avanzato di circa 16 chilometri nel punto di massima progressione, ma soltanto di 1.5 km sulla sua sinistra.
Sui muri della città di Salerno, venne affisso il Proclama numero 1: un manifesto a firma di Alexander, Comandante Supremo del 15° Gruppo d'Armata, nel quale si informava la cittadinanza che il Colonnello Thomas Aloysius Lane dell'Esercito USA avrebbe assunto ufficialmente la carica di governatore militare della città. I rapporti con la popolazione locale furono incentrati sulla collaborazione, il rispetto e l'aiuto reciproci: non mancarono giovani donne disposte a lavare le divise impolverate dei soldati, furono evacuati interi villaggi a rischio di bombardamenti ed alla popolazione fu distribuito "Meat & Vegetable Stew", il mitico stufato di carne e legumi in scatola. Tra le forze d'occupazione e le autorità locali nacquero rapporti di grande cordialità ma mancò completamente il supporto dei reparti italiani, sul quale Clark contava, almeno per impedire il libero movimento dei tedeschi nella zona dei combattimenti.

     Carta dello Sbarco pubblicata con post in data 21 agosto 2019 su questo blog

    (ricerca.cesvamòistitutonastroazzurro.org)

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