mercoledì 5 febbraio 2020
Lo Sbarco di Salerno 3
LO SCENARIO POLITICO-STRATEGICO
“…….l’alternativa fra l’Italia meridionale e la Sardegna implicava la differenza fra la gloriosa campagna e la pura convenienza” W. S. Churchill, da The Hinge of Fate. Con queste parole il più importante statista britannico del XX secolo sintetizza la scelta operata a favore dell’invasione della Sicilia (Operazione Husky). La volontà di colpire al cuore la parte più debole dell’Asse non è ovviamente casuale. Con la perdita della Tunisia, inutilmente difesa da italiani e tedeschi con grande dispendio di residue energie (che avrebbero potuto trovare migliore impiego nella difesa del territorio metropolitano italiano) viene meno il fronte africano e per gli Alleati si palesa l’opportunità di attuare operazioni volte a eliminare l’Italia dal conflitto ed impegnare il maggior numero di unità tedesche nel teatro che per Washington costituisce il fronte europeo secondario, un fronte “a tempo”, cioè da attivarsi in funzione dello sbarco in Normandia per poi diminuire d’importanza in contemporanea con l’inizio di “Overlord”, per la quale si renderà necessario reperire il maggior numero di unità, anche a costo di sottrarle al teatro italiano.
È, questa, una visione che si discosta di molto da quella di Londra che, invece, prevede di prendere Roma prima dell’inverno del 1943, anche a scapito di “Overlord”, allo scopo di puntare verso l’Europa centrale ed evitare che tale regione possa ricadere sotto la sfera d’influenza sovietica. Non è un caso, se nelle conferenze di Teheran e Yalta gli intenti di Stalin, volti a ottenere il controllo dell’Europa centro-orientale trovano proprio nel lungimirante premier britannico, ma non in quello statunitense (Roosevelt), iniziale disappunto successivamente celato solo per esigenze dettate da mera opportunità politica. L’idea di iniziare l’assalto alla “Fortezza Europa” iniziando dal territorio italiano è, comunque, seppur con intenti diversi, condivisa dagli Alleati che si mostrano uniti anche nei confronti della proposta di capitolazione da sottoporre agli italiani. Essi giocano con abilità la trattativa di resa avviata dall’Italia che mira ad ottenere uno status di cobelligerante se non di nuovo alleato, concedendo ad essa solo generiche assicurazioni di un benevolo trattamento proporzionale all’impegno profuso restando fermi sulla formula della resa senza condizioni. Di fronte alle delegazioni inviate da Badoglio essi sapranno giocare d’astuzia facendo, infine, sottoscrivere al Generale Castellano solo l’armistizio “breve” senza consentire al Generale Zanussi di riferire a Roma il contenuto di quello “lungo”, assai più dettagliato e realistico circa il futuro ruolo dell’ex-nemico. Anche sulla data nella quale rendere pubblico l’accordo, gli Alleati seppero giocare d’astuzia e prevenire ogni possibile tentennamento italiano. Infatti, anche al fine di prevenire eventuali difficoltà o ripensamenti da parte italiana, palesatisi relativamente alla difendibilità di Roma (a seguito dell’abortito lancio della 82^ Divisione paracadutisti statunitense in prossimità della capitale) essi seppero riservarsi la scelta del momento in cui rendere pubblico l’armistizio in funzione delle imminenti operazioni da porre in essere. L’annuncio della capitolazione italiana fu dato da Eisenhower, tramite Radio Algeri, alle 18.30 dell’8 settembre 1943 (ripetuto dopo 10 minuti, in assenza di analogo comunicato italiano) costringendo Badoglio ad annunciare la resa italiana da Radio Roma alle 19.45, mentre questi, stante quanto riferitogli da Castellano, riteneva che tale comunicato non sarebbe occorso prima del 12-15 settembre 1943. Tenendo fede alle originarie intenzioni alleate, l’annuncio dell’armistizio (che sarebbe dovuto avvenire in forma congiunta tra Eisenhower e Badoglio) ebbe luogo la sera prima dell’avvio dell’Operazione “Avalanche” (9 settembre 1943).
Mentre la Regia Marina e la Regia Aeronautica ricevettero tempestivamente precise disposizioni da attuarsi ad armistizio avvenuto, il Regio Esercito fu sostanzialmente colto alla sprovvista, talora mentre suoi comandi ed unità stavano attuando attività congiunte con l’alleato tedesco. Ciò generò stupore e risentimento nei confronti del Governo italiano portando in alcuni casi, come per la settima Armata (Generale Arisio), alla cessione di istallazioni, equipaggiamenti, armamento all’ormai ex-Alleato che sulle prime, in base alle disposizioni emanate inizialmente da Kesserling, si limitò a sciogliere i reparti italiani e rimandare a casa quadri e soldati. Successivamente, anche in base alle disposizioni emanate da Rommel, i tedeschi arrestarono e deportarono in Germania migliaia di soldati per utilizzarli come forza lavoro.
Vds. La Carta dello sbarco e delle operazioni pubblicata in data 8 agosto 2019 con post su questo blog
(ricerca,cesvamistitutonastroazzurro.org)
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