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giovedì 24 settembre 2015

Cefalonia: Lo schieramento delle forze del 317 fanteria


17 SETTEMBRE


Alle ore 6, preceduta dal leggera preparazione di artiglieria su alcune postazioni avanzate nella zona di Parsa, il primo battaglione del 17° fanteria oltrepassò questa località schierandosi a nord di essa. Contemporaneamente il secondo battaglione del 317° si schierò a nord di Davgata ed il terzo battaglione dello stesso reggimento a nord di M.  Rizocuzolo che dominava tutta la zona.
La prima fase del progetto operativo era così compiuta.
Ma lo sbalzo avvenne quasi senza combattere perché i tedeschi abbandonate quelle posizioni, che tenevano col solo intento di osservare le nostre mosse, si ritirarono verso nord.
Il proseguimento dell’azione da parte italiana rimase per tanto vincolato, da questo momento, all’azione che doveva svolgere il primo battaglione del 317° fanteria su Ankona, dove si calcolava che sarebbe giunto circa alle 7.
Questo battaglione avrebbe dovuto iniziare il movimento, della zona di S. Eufemia, alle ore 6, contemporaneamente  cioè all’inizio dell’azione sul fronte di Parsa.
Il punto più delicato dell’itinerario era rappresentato dal ponte sul Kimoniko, corso d’acqua immediatamente alle spalle delle posizioni tedesche di Ankona.
Ma l’autotrasporto, anziché alle 6, - date le difficoltà incontrate per ottenere la disponibilità di un numero sufficiente di autocarri – potè avere solamente alle ore 10,30.
“Il primo battaglione del 317° fanteria – dice il capitano Bronzini – durante l’autotrasporto, giunto all’altezza del Kimoniko, si dovette fermare perché il ponte era stato interrotto dai tedeschi. In quel preciso istante, alcune formazioni di Stukas assaltarono l’autocolonna distruggendo il materiale e disperdendo gli uomini”.
“Il battaglione – informa il capitano Apollonio – fu facile presa degli aerei tedeschi che lo mitragliarono per circa tre ore”.
Solo nel tardo pomeriggio, sicchè, e perdurando ancora il bombardamento aereo, il battaglione potè, con parte delle sue forze, schierarsi sulle posizioni a sud-ovest del Kimoniko.
Ma appena cessata, per segnale da terra, l’azione aerea, le fanterie tedesche – che nel frattempo si erano ammassate sotto le nostre posizioni .- partivano all’attacco appoggiate dal fuoco “infernale” delle armi pesanti.
“La difesa – dice il capitano Apollonio – presentò serie difficoltà. Tuttavia, in un primo momento, l’urto fu sostenuto. Ma vennero presto a mancare le munizioni e cominciò il ripiegamento. Fu ferito il comandante del battaglione. Comunque, sempre retrocedendo, si continuò a combattere accanitamente per nuclei isolati che rifulsero per fermezza e spirito di sacrificio. I tedeschi occuparono le posizioni del ponte di Kimoniko, mentre i resti del battaglione, perdute gran parte delle armi pesanti e la batteria d’accompagnamento, ripiegarono disordinatamente su Divarata. A  tarda sera giungeva il nuovo comandante, capitano Olivieri, con l’ordine di riorganizzare il battaglione e rioccupare, appena possibile, le posizioni perdute. Il capitano Olivieri portava come rinforzi nuclei di carabinieri e di guardie di finanza che, successivamente, parteciparono ai combattimenti”.
“Il gen. Gandin – informa il capitano Bronzini – inviò alcuni ufficiali del comando della divisione a perlustrare la zona dove era avvenuto lo sfacelo del primo battaglione del 317° fanteria. Essi dovevano raccogliere i dispersi e recuperare tutto il materiale possibile. In queste operazioni trovò la morte il tenente di fanteria di complemento Michele Stablum, il quale, riuscito a recuperare ed organizzare quasi un plotone, si scontrò con forze tedesche nei pressi del ponte Kimoniko. Cadde colpito al petto da raffica di mitragliatrice mentre incitava i soldati a resistere ed egli stesso si era messo ad un’arma in sostituzione di un servente ferito”.
La manovra tendente ad aggirare da nord le posizioni di Kardakata era dunque fallita.
Di conseguenza, per tutta la giornata, anche le operazioni sul fronte di Pharsa subirono una sosta.
“Nel pomeriggio – testimonia il capitano Bronzini – giunse la prima risposta del Comando Supremo ai nostri bollettini. Il gen. Ambrosio elogiava il contegno della divisione. Questo elogio venne integralmente trasmesso alle truppe con un adeguato commento del gen. Gandin. Intanto il generale continuava a chiedere al Comando Supremo l’intervento dell’aviazione e l’invio di munizioni già quasi esaurite, specie quelle per i mortai. In tre giorni di combattimento non ci era giunto alcun aiuto né rifornimento”.
Anche durante questo giorno, dall’alba al tramonto, si era protratta incessante l’azione degli Stukas su tutto lo schieramento.


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