martedì 29 settembre 2015
Cefalonia: i tedeschi attaccano dall'aria
16 SETTEMBRE
“Con il sorgere del sole – informa il
capitano Bronzini – hanno di nuovo inizio i bombardamenti aerei. Sono
soprattutto prese di mira le batterie. È evidente che i tedeschi vogliono
distruggerle”.
Dice P. Formato: “Il cielo si mantenne
costantemente ed indisturbatamente dominato dall’aviazione tedesca che fece del
terreno sottostante un immenso vulcano in eruzione. Le fanterie non potevano
avere nessuna libertà di movimento. I fanti erano inesorabilmente massacrati e
falciati dagli infernali bombardamenti in picchiata e dai feroci mitragliamenti
a volo radente. Le artiglierie non potevano agire perché, una volta scoperte ed
individuate, venivano immediatamente distrutte”.
“l’azione degli Stukas – precisa il
capitano Bronzini – durò dalle 6 alle 19, con il breve intervallo fra le 13 e
le 14”.
Sul fronte terrestre, durante la
giornata, non si ebbero quindi combattimenti di rilievo.
I tedeschi avevano ritirato, nella
notte, il grosso delle loro forze su Kardakata creando così un vuoto fra essi
ed i battaglioni del 317° fanteria, che tutt’ora presidiavano la zona fra
Pharaklata ed il mare.
“Il nemico – dice il capitano Bronzini
– non accenna ad attaccare forse perché la battaglia del giorno precedente gli
ha fatto comprendere che non è facile avere ragione della “Acqui”. Egli perciò
si riorganizza ed attende rinforzi”.
In quale punto dell’isola era più
agevole per i tedeschi sbarcare i propri rinforzi?
Tutte le coste presentavano, più o
meno, buone possibilità d’approdo.
Ma da un rapido esame della carta è
facile arguire che la costa sud-occidentale, da Lardigo e Pesades e la baia di
Samos, erano, agli afferri delle operazioni in atto, le più pericolose.
La prima, servita da un complesso
stradale relativamente abbondante, qualora caduta nelle mani del nemico,
consentiva la minaccia alle spalle delle nostre operazioni dirette a nord.
La seconda, attraverso la strada di
Pulata, scopriva il fianco del nostro schieramento.
Anche il promontorio sud-orientale di
capo Munta offriva buona accessibilità all’interno dell’isola: ma, per la sua
lontananza dell’asse operativo, gli effetti di uno sbarco su di esso avrebbero
avuto meno immediata ripercussione.
Tutti gli altri approdi a nord del
parallelo di Samos, proiettando le truppe tedesche sulla fronte dello
schieramento italiano, venivano ad assumere, su tale piano di confronto, minore
importanza.
Per questi motivi, alle prime ore del
mattino, il generale gandin ordinò che il secondo e terzo battaglione del 17°
fanteria, i più provati nella lotta del giorno precedente, si dislocassero: il
secondo, quale unità di manovra, nella zona del nodo stradale di Mazakarata; il
terzo, a difesa costiera nelle zone di Minies e Svoronata.
Il primo battaglione del 317° fanteria
fu mantenuto a difesa costiera nella baia di Samos, in attesa, come vedremo, di
essere impiegato nelle operazioni successive.
Ordinò altresì un’azione per
sopraffare il presidio tedesco di capo Munta (circa duecento uomini con una
stazione radio).
Pose a disposizione del 317° fanteria
il primo battaglione del 17°.
“Nella mattinata, - informa il
capitano Bronzini – dal comando della divisione venne anche preso in
considerazione l’apporto che i greci potevano dare alla lotta. Molti ufficiali
dell’ex esercito greco risiedevano a Cefalonia e continuamente cercavano di
essere ricevuti dal generale per chiedergli di unirsi a noi nella lotta contro
i tedeschi. Il generale decise di impiegare questi volontari (circa cinquecento
uomini) per il servizio informazioni non
sembrandogli leale verso il nemico assumere apertamente i greci fra le proprie
formazioni. Le zone da esplorare dovevano essere di volta in volta indicate
dal generale in persona. Ma per non tornare più su questo argomento dico subito
che tale servizio, per quanto da noi organizzato, non dette buoni risultati”.
La sera del 16, gli ordini del gen.
Gandin avevano orientato tutti i reparti sul progetto operativo da realizzarsi
il giorno successivo.
Obiettivo principale era la
riconquista delle posizioni di Kardakata.
Per conseguire tale scopo, il gen.
Gandin aveva suddiviso le operazioni del 17 in due fasi contemporanee.
Nella prima, il secondo e d il terzo
battaglione del 317° fanteria, nonché il primo del 17°, dovevano, dalle
posizioni di Davgata e Dilinata, compiere uno sbalzo verso nord ed occupare le
posizioni dal M. Rizocuzolo al mare; nella seconda, il primo battaglione del
317° fanteria nonché la batteria di accompagnamento dello stesso reggimento
(che, come sappiamo, si trovano dislocate nella zona costiera Samos - S.
Eufemia) dovevano portarsi, autocarrati, per la rotabile S. Eufemia - bivio
Divarata su Ankona, alle spalle cioè delle posizioni tedesche di Kardakata.
La manovra del primo battaglione del
317° fanteria, qualora fosse riuscita, avrebbe dato agl’Italiani il controllo
della baia di Kiriaki, una delle vie di più diretto rifornimento, dal
continente greco, allo schieramento tedesco.
Successivamente, con azione combinata
da nord e da sud, si sarebbe svolta l’azione decisiva intesa a provocare il
crollo delle posizioni di Kardakata.
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