Protagonisti della Guerra di Liberazione
Dardano Fenulli,
ufficiale di Cavalleria dell’Esercito, proveniente dai corsi regolari
dell’Accademia Militare di Modena. Alla proclamazione dell’armistizio, l’8
settembre 1943, rivestiva l’incarico di vicecomandante della Divisione corazzata
“Ariete”, dislocata nei pressi della capitale, che nei giorni 9 e 10 settembre,
nelle stesse ore in cui il Re ed il capo del governo Badoglio si rifugiavano
precipitosamente a Brindisi, ingaggiò accaniti combattimenti contro i tedeschi.
Allorché, il 12 settembre 1943, questa grande unità fu sciolta, il generale Fenulli entrò a far parte del
Fronte Militare Clandestino, organizzazione militare della Resistenza romana guidata
dal Colonnello Cordero Lanza Montezemolo. Senza perdersi d’animo, insieme ad
altri militari, costituì efficienti bande armate che operarono a Roma e nel
Lazio. Il suo impegno, purtroppo, durò pochi mesi, catturato dai nazisti fu
imprigionato e torturato nel carcere di Via Tasso. Il 24 marzo 1944 fu portato
alle Fosse Ardeatine e trucidato nella brutale rappresaglia che i tedeschi
attuarono il giorno seguente all’azione gappista di Via Rasella. Decorato di
Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: «Vicecomandante della Divisione “Ariete”,
prendeva parte ai combattimenti dei giorni 9-10 settembre guidando una colonna
corazzata che si impegnava nei pressi di Ciampino e la cui ulteriore azione fu
sospesa dal concluso armistizio. Dopo l’armistizio rimaneva a Roma per
dedicarsi intensamente all’organizzazione della lotta clandestina. A tale scopo
prendeva contatti con numerosi rappresentanti politici e militari esponendosi
senza riguardo. Animato da purissimi ideali e da una ardente volontà di lotta
si prodigava in ogni modo per organizzare in Roma e nel Lazio bande armate per
la lotta contro i nazifascisti. Individuato ed arrestato e sottoposto a tortura
dava ai suoi compagni di prigionia esempio di fortezza d’animo. Nelle Fosse
Ardeatine faceva olocausto della sua nobile esperienza.»
Roma, settembre
1943-marzo 1944.
Osvaldo Biribicchi (osvaldobiribicchi@virgilio.it)
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