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Il Corpo Italiano di
Liberazione (CIL) nasce nell’aprile 1944 in seguito al cambiamento di
denominazione del I Raggruppamento motorizzato.
Con il
promemoria del 1 ottobre 1943 della missione militare alleata di controllo, fu autorizzata la costituzione di un
raggruppamento motorizzato ed eventualmente la divisione da montagna Legnano, come truppe combattenti. Si
trattava della prima formazione dell’esercito regolare dopo l’armistizio dell’8
settembre 1943, posta alle dipendenze prima del Gen. Vincenzo Dapino (fino al
23 gennaio 1944) e poi del Gen. Umberto Utili.
Il 20
dicembre, dopo che il raggruppamento motorizzato aveva offerto ottima prova di
sé nei combattimenti di monte Lungo, venne tenuta una riunione in S. Spirito
(Bari), presso la sede del XV gruppo armate anglo – americane, al fine di
ribadire come punto di base italiano “una
più ampia partecipazione … alle
operazioni avvenire”.
Al
Raggruppamento si unirono ben presto altri reparti:
-
l’11 febbraio 1944, proveniente dalla Sardegna, giunse
il battaglione arditi su 3 compagnie (1 da sbarco e 2 sabotatori);
-
a metà febbraio arrivarono il 68° reggimento fanteria e
il XXXIII battaglione bersaglieri e rientrò la compagnia artieri già aggregata
al II corpo d’armata statunitense per i lavori stradali;
-
il V battaglione controcarri cessò di essere autonomo e
si trasformò in III battaglione armi di accompagnamento del 68° reggimento
fanteria;
-
alla fine di febbraio giunsero anche parecchi elementi
per i sevizi (due scaglioni del 250° reparto salmerie e l’866° ospedale da
campo);
-
il 1° marzo venne costituito il CCL autogruppo misto
(comando, 1 autoreparto comando, 1 autoreparto leggero, 1 autoreparto misto);
-
il 14 marzo arrivò il battaglione alpini Piemonte;
-
il 24 marzo giunsero il 470° ospedale da campo e la 2°
ambulanza radiologica.
Ai primi di
aprile il raggruppamento constava di una consistenza organica di ben 7
battaglioni (I e II/68, XIX e XXXIII bersaglieri, battaglione paracadutisti,
battaglione arditi, battaglione alpini Piemonte),
tuttavia, sebbene avesse un livello di forze quasi pari a quella di una
divisione e la fisionomia di una vera e propria grande unità elementare
pluriarma, gli alleati non gli vollero riconoscere tale ruolo.
Il 18 aprile
1944 il raggruppamento – divenuto ormai una vera e propria grande unità – mutò la sua denominazione in Corpo italiano di liberazione:
un riconoscimento ed un premio per tutto quello che in una situazione morale,
psicologica e materiale quasi senza speranze e con scarsezza di uomini e di
mezzi, il I raggruppamento motorizzato era riuscito a fare fino al termine del
suo ciclo operativo, con il sacrificio di 93 morti e 315 feriti.
Il mutamento
di denominazione non fu un atto formale. Il raggruppamento, che inizialmente
aveva avuto una forza di soli 5.000 uomini, nell’aprile del 1944 contava
9-10.000 uomini, ed era riuscito a pressoché raddoppiare la sua forza.
Il CIL mantenne i
compiti, lo schieramento e le dipendenze
del I raggruppamento motorizzato.
Il
26 maggio i comandi anglo – americani autorizzarono l’assegnazione
della divisione paracadutisti Nembo
per l’impiego in zona operativa alle dipendenze del comando del CIL.
Nel mese di giugno il CIL assume la sua definitiva
articolazione costituita da:
-
un comando di
corpo (comandante generale Umberto Utili, già comandante del I
raggruppamento);
-
comandi
artiglieria e genio;
-
divisione Nembo,
costituita da:
su due reggimenti di fanteria (183° e 184°) a formazione binaria, 1 reggimento
artiglieria su 2 gruppi (1 da 75/27 e 1 da 100/22) ed 1 batteria da 20, 1
battaglione guastatori, 1 compagnia motociclisti, 1 compagnia mortai da 81, 1
compagnia minatori, 1 compagnia collegamenti, servizi;
-
I° brigata, costituita
da: 4° reggimento bersaglieri (2 battaglioni: XXIX e XXXIII), 4°
reggimento alpini (2 battaglioni: Piemonte
e Monte Granero), 1 battaglione
paracadutisti (CLXXXV Nembo), 1
gruppo artiglieria someggiata da 75/13;
-
II° brigata
costituita da: 68° reggimento fanteria (2 battaglioni), battaglione
marina Bafile, IX reparto
d’assalto, 1 gruppo d’artiglieria someggiata da 75/13, 11° reggimento
artiglieria su 5 gruppi e 1 batteria da 20 (I gruppo da 105/28, II da 100/22,
III e IV da 75/18, V da 57/50); 1 gruppo da 149/19; 1 battaglione misto del
genio (LI); servizi (1 sezione di sanità, 4 ospedali da campo, 1 nucleo
chirurgico, i ambulanza radiologica, 1 sezione sussistenza, 1 sezione
panettieri, posto di munizioni, posto materiali genio, 1 autogruppo misto, i
reparto salmeria).
Le gravi
lacune del CIL erano dovute alla scarsezza dell’artiglieria, la deficienza dei
mezzi motorizzati, l’assenza assoluta di unità corazzate e la dotazione di
armamento e di equipaggiamento in buona parte superati. Da qui la preoccupazione che l’unità fosse
impiegata in montagna.
In un periodo
di poco più di 4 mesi, dall’ultima decade di aprile alla fine di agosto, il
CIL, sempre al comando del generale Utili, partecipò all’offensiva alleata della primavera estate 1944, risalendo la penisola del Sangro - Metauro,
ed affrontò una serie di duri combattimenti che possono essere ripartiti in tre cicli operativi riferiti alle zone
di impiego:
-
il primo, dal 18 al 31 maggio, nella zona delle Mainarde;
-
il secondo, dal 1° giugno al 16 agosto, nel settore adriatico;
-
il terzo, dal 17 al 31 agosto, dalla zona di Sassoferrato a quella di Urbino.
In
concomitanza con il ciclo operativo nel settore adriatico al CIL vennero assegnate unità britanniche di
rinforzo costituite da:
-
2° reggimento thanks della VII° brigata corazzata
britannica;
-
166° reggimento artiglieria campale inglese;
-
battaglione mitraglieri Rajputana Rifles;
-
mortai da 4,2 del 9° Manch e del 149° reggimento artiglieria;
-
DXXXIII gruppo artiglieria controcarri;
-
CL ed il CLI gruppi controcarri del 93° reggimento
-
651° squadriglia da osservazione aerea.
Inoltre, per l’azione di Filottrano, il comando del
corpo polacco passò alle dipendenze del CIL:
2 gruppi pesanti di medio calibro;
2 reggimenti leggeri da campagna ed un certo numero di carri armati
Sherman della 5° divisione Kresowa.
Sicuramente,
la sottoposizione di forze alleate al Comando Italiano costituì un atto di
apprezzamento e fiducia per la capacità combattiva e l’abilità tattica di cui
il I Raggruppamento e il CIL avevano dato prova di conquistando successi in
operazioni di graduale più ampio respiro.
Al termine del
ciclo operativo il Comando Supremo alleato nel Meditteraneo scrisse:
“ La nostra recente esperienza aveva reso ben
chiaro che il CIL aveva combattuto bene
e che si poteva contare sulla possibilità che le truppe italiane dessero
un considerevole contributo alle forze delle Nazioni Unite”.
Le gravi
debolezze del CIL non furono di carattere ordinativo ma di natura organica e
logistica (deficienza quantitativa e qualitativa del fuoco, insufficienza di
mobilità tattica e logistica, eterogeneità dei mezzi di traslazione, assenza di
mezzi corazzati e blindati, penuria di mezzi tecnici, scarsità di
munizionamento per le artiglierie).
Nonostante tali
insufficienze il CIL adempì costantemente i compiti di attaccare e battere il
nemico che incontrò sulla sua strada e di assicurare l’assolvimento dei compiti
e degli obiettivi ad esso assegnati.
Il comportamento del CIL fece cadere, a poco a poco, tutte le
remore di carattere psicologico, morale e tecnico dei comandi militari alleati
nei riguardi dei comandi militari e delle unità italiane. Rimasero, purtroppo, vive quelle di carattere
politico che non solo impedirono fino al termine della guerra, nonostante le
prove di capacità operativa e combattiva dei soldati e degli ufficiali
italiani, la ricostruzione organica di una grande unità complessa
esclusivamente italiana, ma non consentirono di dare l’appellativo di
divisioni, anziché quello di gruppi di combattimento, alle unità italiane che verranno costituite dopo lo scioglimento
del CIL.
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