Numero speciale della Rivista qui riprodotta dedicato alla campagna nelle Marche nel 1944 info:risorgimento23@libero.it |
martedì 11 febbraio 2014
C.I.L. Il settore Operativo Adriatico 1944
La notizia dell’armistizio, diramata la sera
dell’8 settembre 1943, spinse molti, tra soldati e cittadini, a credere che la
guerra fosse finita. L’immediata reazione delle forze tedesche, contro le unità
italiane, tuttavia, mostrò chiaramente che purtroppo la guerra non era finita.
La “fuga” verso Brindisi del re e del
Governo, aveva lasciato le unità italiane senza punti di riferimento e
direttive chiare. Con l’obiettivo di rassicurare gli alleati sulle intenzioni
italiane di combattere al loro fianco contro i tedeschi, i rappresentanti del
Governo, nei giorni successivi all’armistizio, predisposero la costituzione di
unità che potessero operare congiuntamente, a supporto degli alleati, alle loro
successive offensive armate. A tale scopo, il 27 settembre 1943, fu costituito
il I° Raggruppamento Motorizzato.
Nell’inverno del 1943-1944 la zona di
operazioni che impegnava più significativamente le forze alleate, nella
loro avanzata verso Roma, era la parte
della penisola italiana, tra il Garigliano e il Sangro, caratterizzata da aspri
rilievi montani e da anguste vallate scoscese; la così detta “linea Gustav”,
che sbarrava l’accesso a Roma.
Proprio, ai margini di questa zona, l’appena
costituito I° Raggruppamento Motorizzato fu impiegato dalla 5° armata americana
in una serie di azioni offensive. I soldati italiani poterono mostrare tutto i
proprio valore nel corso delle operazioni di Monte Lungo e sul Monte Marrone
(catena montuosa delle Mainarde), quando già il raggruppamento aveva assunto,
con decorrenza dal 22 marzo, la nuova denominazione di “Corpo Italiano di
Liberazione (C.I.L.)”.
Tuttavia,
quando i soldati italiani del C.I.L.,
si apprestavano a muovere verso Roma, gli alleati, in particolare i
Britannici, non vedendo di buon occhio l'entrata nella capitale delle unità
italiane, ordinarono di dirottare il C.I.L. sul versante adriatico.
Infatti, dal
1° giugno al 16 agosto il C.I.L. operò nel settore adriatico alle dipendenze
del V° Corpo d'armata britannico, comandato dal generale Allfrey, per spostarsi
ad operare successivamente, dal 16 al 31 agosto nella zona di Sassoferrato ed
Urbino1.
Scopo di
questo elaborato è di illustrare le caratteristiche del settore adriatico,
teatro delle operazioni del C.I.L. da inizio giugno a metà agosto 1944. In
particolare, si descriveranno le caratteristiche del terreno, le principali vie
di comunicazione e le priorità strategiche all’interno del settore stesso.
Come detto, il
C.I.L., a partire dal 1° giugno, si dispose nella zona attorno a Lanciano2,
e precisamente fra Treglio, Arielli e Castelfrentano, per muovere verso nord.
All’interno
del settore Adriatico, la conquista del porto di Ancona rivestiva un ruolo
fondamentale. Infatti, l’avanzata da sud degli alleati, rendeva sempre più
difficoltoso il rifornimento delle forze dalle basi meridionali di Taranto,
Bari e Napoli. Si rendeva, quindi, necessaria la conquista di alcuni grandi
porti più a nord, quali Livorno sul Tirreno e Ancona sull'Adriatico. L’unico
porto sull’Adriatico, prossimo alla linea Gotica,
era quello di Ancona: ritenuto dagli alleati di estrema importanza come base
logistica dell’8ª Armata Britannica. Anche i tedeschi, tuttavia, ritenevano il
porto particolarmente strategico e, proprio per questo, si impegnarono a
difendere tenacemente la città di Ancona e il suo porto.
La zona di
manovra fino a metà Luglio si articolava in aree montuose appenniniche e
collinari più a est verso il mare. In quest’area il CIL liberò le città di
Orsogna, Ari, Chieti, Bucchianico, Guardiagrele e molte altre località. Il 13
giugno venne raggiunta e conquistata l’Aquila ed il 15 Teramo.
Da questo
momento, il 17 giugno, il C.I.L. cessò di operare alle dipendenze del V° Corpo
britannico per essere posto alle dipendenze operative del II Corpo polacco.
L’avanzata
fino a Macerata (per proteggere il fianco sinistro del corpo polacco) fu
percorsa rapidamente, con il C.I.L. che si spostava su un percorso più interno
rispetto al corpo polacco, lungo le rotabili Chieti-Teramo-Ascoli-Macerata,
terreno ancora caratterizzato da una morfologia collinare, chiusa dagli
Appennini a ovest. Dopo Macerata, il
C.I.L. continuò l’avanzata verso nord, lungo questa direttrice. Dal tipo di
terreno risultava che per condurre le operazioni offensive era adatta solamente
la striscia costiera, su cui però molti fiumi limitavano la libertà di
movimento dei soldati. Questo terreno creava, inoltre, con la sua morfologia
collinare, condizioni molto favorevoli per la difesa. All’inizio di Luglio, le
unità del C.I.L. iniziarono a muoversi in direzione del torrente Fiumicello a
poca distanza dall'abitato di Filottrano.
La conquista
della città di Filottrano era ritenuta indispensabile nel quadro delle
operazioni tendenti alla liberazione di Ancona. Infatti, Filottrano occupava
una posizione chiave all’interno dell’intera linea difensiva predisposta dai
tedeschi a sud del Fiume Musone: la sua posizione dominante costituiva per gli
occupanti un eccellente appiglio tattico e la certezza di scontri durissimi per
chi avesse attaccato il borgo.
Per queste
caratteristiche, la città di Filottrano da secoli aveva rivestito, da un punto
di vista geografico, un ruolo strategico di fondamentale importanza. Il suo
territorio è perfettamente al centro delle Marche, a pochi chilometri dagli
Appennini e, contemporaneamente, vicino al mare. Dalla collina su cui si erge
il borgo sono visibili molti piccoli e grandi centri: Osimo, Macerata, Cingoli,
S. Maria Nuova; si spazia dai Sibillini al Conero, dal massiccio del Gran Sasso
al mare Adriatico.
Dopo la
conquista della città di Filottrano, ad opera delle unità del C.I.L., a metà di
Luglio, i polacchi conquistano Ancona ed il C.I.L. riprese la sua avanzata
verso nord, lungo la direttrice più interna rispetto a quella costiera.
La zona, in
cui le unità del CIL operarono, dalla fine di Luglio alla fine di Agosto, si
estendeva, da sud a nord, dall’Esimo al Foglia, e, da ovest ad est, dalla linea
di Urbino-Arcevia alla linea di contatto con le truppe polacche operanti nella
zona costiera.
Il terreno di
questa zona, ad ovest, nelle vicinanze degli Appennini, comprende una zona
montuosa che degrada ad est verso il mare, dove è presente una dolce zona
collinare.
Pertanto,
questa zona, viste le sue caratteristiche orografiche, poteva fornire molti
punti di appoggio ed appigli tattici, ben adatti a rinvigorire una difesa
organizzata sia contro le provenienze da sud e viceversa, sia contro le
provenienze dal mare. Anche tale zona è ricca di corsi d’acqua con andamento
generale sud-ovest, nord-est. La caratteristica torrentizia di tali fiumi, li
rendeva facilmente guadabili nei mesi estivi, durante i quali furono svolte le
operazioni. Tra questi i più importanti sono l’Esimo, il Misa, il Nevola, il
Cesano, il Metauro e più a nord il Foglia. Questi fiumi, tuttavia, pur non
rappresentando ostacoli seri, consentivano di organizzare efficacemente le
operazioni difensive che potevano sfruttare i rilievi circostanti, imponendo,
così come avveniva per i corsi d’acqua più a sud, delle momentanee battute
d’arresto.
Le valli
dell’Esimo, del Misa, del Nevola, del Cesano e del Metauro erano larghe,
pianeggianti, coltivate e con frequenti abitati. La zona era attraversata da
molte linee di comunicazioni sia lungo le valli, che lungo le depressioni interposte
fra le catene sub-appenniniche, tra queste, le conche di Sassoferrato-Fabriano
e Cagli, sono di particolare importanza in quanto costituivano punti di
confluenza di comunicazioni varie.
In
conclusione, si può dire che,il terreno d’azione che fu teatro dell’avanzata
del C.I.L. dal 1 giugno a metà agosto, nelle sue linee d’insieme, era
caratterizzato da una zona appenninica e ricca di colline nella prima parte
della traversata, fino a Macerata. Successivamente, tale terreno era
caratterizzato da una successione di colline a sviluppo altimetrico piuttosto
ridotto, di facile transito e separate tra di loro da successivi corsi d’acqua.
Questi, pur non costituendo ostacoli per l’avanzata verso nord, tuttavia ,
offrivano possibilità di organizzare linee difensive molto efficaci che
potevano sfruttare al meglio gli appigli tattici del terreno.
Inoltre va
sottolineata, all’interno del settore, l’importanza rivestita dalla conquista
della città di Filottrano che, per la sua posizione strategica, risultava essere
una robusta postazione difensiva delle unità tedesche a salvaguardia del porto
di Ancona.
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