Il
nemico.
Per la Repubblica
Sociale Italiana il 1944 fu un anno che all’inizio dava grandi speranze e
grandi aspettative; nel prosieguo dei mesi si passò via via sempre più verso la
rassegnazione e il velleitarismo, con la sensazione di essere sempre più isolati
e lontani dalla popolazione, con un consenso che quasi giornalmente era sempre
più labile. Tutte le offensive lanciate contro le forze ribellistiche non
avevano dato i risultati sperati; il movimento partigiano anziché scomparire,
ad ogni offensiva portata a termine, convinti di aver raggiunto una vittoria,
si ripresentava ancora più forte e non minimamente indebolito. Vi erano zone
praticamente perse e sotto il controllo dei ribelli. Nelle città la sicurezza
era labile e qui si dimostrava tutto il carattere di questo avversario
imprendibile. Con i mesi il rapporto con i tedeschi, anche sul campo militare,
si logorò. E questo era la conseguenza di un aspetto della Repubblica Sociale
che ormai era sotto gli occhi di tutti. Non vi era concordia, con vi era unità
di comando, non vi era una linearità di intenti. Vi era L’Esercito di Graziani,
l’esercito apolitico, le Brigate Nere di Pavolini, l’esercito del partito in
armi, la Guardia Nazionale Repubblicana di Ricci, una miriade di altre reparti
ed unità semi dipendenti; mentre praticamente inesistente per mancanza di mezzi
la Marina Militare, l’Aeronautica si immolava con i pochi aerei rimati. In più
erano sorte ad opera di capi improvvisati, le varie polizie speciali, vere
bande di delinquenti, ladri, torturatori sadici che terrorizzavano la
popolazione. Tutto questo, era evidente, per mancanza di un potere centrale che
doveva essere nelle mani del Duce, capo carismatico; ma Mussolini come già nel
Regime, voleva i suoi collaboratori l’uno contro l’altro, in lotta fra di loro,
e questa scelta era la fonte primaria del suo potere personale. Potere molto
limitato, peraltro, perché quello vero era in mano ai tedeschi, cioè ai
rappresentanti di Hitler ed Himmler in Italia. Il vero smacco per la Repubblica
Sociale fu il perenne diniego dei tedeschi di inviare reparti della Repubblica
al fronte. Le quattro divisioni che rientrarono dalla Germania furono impiegate
in funzione antipartigiana, scavando ancora di più il fossato tra la Repubblica
Sociale e gli Italiani, mentre la vera destinazione sarebbe stato il fronte di
Cassino. Su questo fronte, altro smacco per la Repubblica Sociale, vi erano
presenti solo un reparto di Valerio Borghese, che aveva stipulato un patto privato
tra lui ed i tedeschi, e soprattutto vi erano dei soldati italiani; come gli ex
paracadutisti della divisione “Ciclone”, o i volontari nelle Waffen-SS italiane
che si erano arruolati nelle fila della Whermacht con uniforme tedesca e
giuramento ad Hitler, per non aderire alla Repubblica Sociale, di cui avevano
perso ogni stima. Anche se non a conoscenza dei dirigenti della Repubblica, in
primis Mussolini, a ottobre del 1944 i tedeschi iniziano contatti segreti con
gli Alleati in Svizzera per arrivare ad una pace separata, (operazione Sunrise),
contatti che continueranno fino all’aprile successivo e che porterà alla firma
della resa a Caserta del 29 aprile 1945 dei tedeschi In Italia, senza alcun
rappresentante della RSI presente. L’ultimo oltraggio tedesco, espressione
della disistima sempre coltivata dai nazisti, per alleato fascista italiano.
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