Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

Translate

Cerca nel blog

martedì 20 settembre 2022

Lo sbarco a Salerno II Parte

 

Operazione “Avalanche”.

Nel luminoso e multicolore crepuscolo dell’8 settembre  1943 circa 700 natanti, tra navi e mezzi da sbarco, solcavano le acque del mar Tirreno e di lì a qualche ora sarebbero state inghiottite dall’oscurità notturna. Tali mezzi trasportavano 55 mila soldati per lo sbarco iniziale e altri 115 mila per gli sviluppi successivi dell’operazione. Lo sbarco doveva essere effettuato dalla 36ª divisione di fanteria americana sulla destra (zona di Paestum) e dalle divisioni inglesi 46ª e 56ª sulla sinistra, mentre parte della 45ª divisione di fanteria americana sarebbe rimasta in riserva. Queste divisioni furono raggruppate rispettivamente nel VI corpo d’armata americano (generale Dawley) e nel X corpo d’armata inglese (generale R.L. McCreery).

 

Quest’ultimo sarebbe sbarcato su un tratto di circa 11 Km. delle spiagge situate appena a sud di Salerno, con il compito di raggiungere l’aeroporto di Montecorvino e Battipaglia, nei pressi della principale strada per Napoli, strada che attraversa l’attaccatura della montagnosa penisola sorrentina passando per il varco di Cava, un valico non molto alto ma disagevole. Era quindi di importanza vitale che tale grande unità riportasse un rapido successo, sia per aprire la via d’accesso più diretta al grande porto di Napoli sia per impedire l’arrivo di rinforzi tedeschi da nord. Proprio per facilitarne il compito, 2 unità commandos inglesi e 3 battaglioni di Rangers americani avrebbero dovuto impadronirsi con la massima tempestività di questa strettoia e del valico di Chiunzi, su una strada vicina. Fra X e VI corpo esisteva un “vuoto” di 13 chilometri in corrispondenza del corso del fiume Sele. Il principale convoglio inglese salpò da Tripoli il 6 settembre e quello americano da Orano la sera precedente. Altri convogli minori salparono da Algeri, Biserta e dai porti di Palermo e Termini Imerese. In tutto 30 mila britannici e 24 mila americani stavano per sbarcare su una fronte, da Maiori a Paestum, di circa 40 Km. dove erano già schierati 20 mila tedeschi e dove potevano giungerne in un paio di giorni altri 50 mila. Imponente era lo schieramento delle forze navali ed aeree: due “Forze d’attacco”, una settentrionale (appoggio al X corpo) e l’altro meridionale (appoggio al VI corpo); le navi di appoggio a rangers e commandos; cinque portaerei inglesi di scorta per la protezione aerea del convoglio e delle spiagge, due incrociatori e dieci cacciatorpediniere al comando dell’ammiraglio Vian. Vi era poi la “Forza H”, al comando dell’ammiraglio Willis, costituita da 4 corazzate, 2 portaerei (“Illustrious” e “Formidable”), 4 incrociatori e 20 cacciatorpediniere, che aveva il compito di “protezione” del complesso. L’imponente schieramento delle forze aeree era costituito da oltre 2.700 aerei da combattimento (di cui una metà erano bombardieri pesanti e l’altra metà caccia e caccia-bombardieri) e circa 400 da trasporto.

In Sicilia sette divisioni di fanteria erano sbarcate su 210 chilometri di fronte mentre a Salerno 4 divisioni dovevano sbarcare su una fronte di circa 40 chilometri. Sembrerebbe che il comando anglo-americano, con la concentrazione dello sforzo su una fronte ristretta, si fosse assicurato un elemento di successo, favorì invece il nemico perché gli consentì di fronteggiare le forze anfibie su una fronte continua, costringendole ad effettuare attacchi frontali in un terreno dominato dal difensore. Il comando alleato non aveva apprezzato abbastanza il vantaggio che si era assicurato in Sicilia sbarcando su una fronte amplissima, che aveva impedito ai difensori di costituire una linea di difesa continua, se non ripiegando nell’interno dell’isola, tanto più che le forze mobili disponibili nei primi tre giorni in Sicilia erano inferiori di numero e di consistenza a quelle che il maresciallo Kesselring poté raccogliere nei primi tre giorni sul campo di battaglia di Salerno. Inoltre, mentre le forze aeree anglo-americane non avevano trovato in Sicilia un efficace contrasto, per l’impossibilità di far agire sull’isola l’aviazione da caccia italo - tedesca, causa l’impraticabilità dei campi, gli aerei tedeschi ebbero a Salerno possibilità di intervento e anche con una certa efficacia. E ancora: mentre lo stretto di Messina impedì di inviare in Sicilia i rinforzi che sarebbero stati necessari per fronteggiare l’imponente schieramento avversario, divisioni tedesche poterono agevolmente raggiungere la zona di Salerno, fino a determinare un soddisfacente equilibrio fra gli avversari. E’ quindi evidente che il maresciallo Kesselring impegnò e condusse la battaglia per Salerno in condizioni alquanto più vantaggiose di quelle nelle quali si era trovato il Comando delle Forze Armate della Sicilia, il quale aveva dovuto sostenere la lotta in condizioni di schiacciante inferiorità. Ciò malgrado, in meno giorni di quanti furono necessari agli anglo-americani per giungere a Messina, la 5ª armata del generale Clark giunse al Volturno. Nel primo pomeriggio del stesso giorno il passaggio dei convogli al largo delle coste occidentali e settentrionali della Sicilia fu avvistato e segnalato al quartier generale tedesco che entro le 15.30 mise in stato di allarme le proprie truppe, dando istruzioni affinché si tenessero pronte a fronteggiare il previsto sbarco.

 

Nessun commento:

Posta un commento