4,7 Grecia. Isole dell’Egeo. Isole
dello Ionio. Cefalonia
La
situazione nella Grecia insulare praticamente si risolse con la resa di tutte
le forze militari italiane. Elementi isolati continuarono la lotta contro il
tedesco, come ad esempio, nell’isola di Rodi, un marinaio sardo, già capo
cannoniere della Regia Marina, Pietro Carboni non accettò la resa e si diede
alla macchia, praticamente da solo iniziò una azione di guerriglia contro le
truppe tedesche, aggredendo ed uccidendo tedeschi isolati o sorpresi in agguati
intelligentemente tesi. Sulla testa di di Carboni il comando tedesco pose una
grossa taglia, tanto che un pastore greco proprio per questo fu indotto a dare
notizie utili ai tedeschi per sorprendere Carboni. Erano mesi che Carboni
conduceva la sua quasi solitaria guerriglia fino a che nel dicembre del 1944,
anche grazie alla spiata del pastore greco, fu sorpreso in una grotta ed
ucciso, non prima che nell’estrema sua difesa, Carboni uccise il comandante
della pattuglia tedesca.
A
Rodi la situazione dei soldati italiani nel 1944 era veramente difficile. I
tedeschi continuavano nella loro azione di voler trasferire il maggior numero
dei soldati italiani prima in Grecia poi in Germania per sopperire alle carenze
di mano d’opera. Continuò il trasferimento di soldati italiani, a tutti gli
effetti considerati I.M.I. dall’isola al continente; le perdite furono
sensibili. Il 6 gennaio 1944 fu affondato il piroscafo “Alma” e perirono 300
soldati italiani, l’8 febbraio 1944 fu affondato il piroscafo “Petrella” e
perirono secondo fonti tedesche 2670 soldati italiani, secondo le varie
testimonianze dei superstiti, circa 6000; il 12 febbraio 1944 fu affondato il
piroscafo “Oria” ove perirono 4169 soldati italiani. Nel corso dei
trasferimenti di soldati italiani dall’isola al continente nell’arco di tempo
che va dal settembre 1943 al marzo 1944, secondo fonti tedesche perirono circa
13.000 soldati italiani secondo fonti memorialistiche e testimonianze dei
superstiti, circa 21.000.
I
soldati italiani non aderenti furono raccolti in dieci campi, i principali dei
quali erano il “campo nord”, situato nella località Casa dei Pini e in qualche
fonte chiamato con questo nome, il “campo centro”, ed il “campo Calitea”.
Quest’ultimo era un campo di punizione e vi vennero concentrati tutti i soldati
italiani che erano stati condannati per qualche infrazione che non prevedesse
la fucilazione sul posto. Le condizioni di vita ed il trattamento erano
pessimi. La fame, i maltrattamenti le condizioni igienico-sanitarie e la
pesantezza dei lavori caratterizzavano questi campi, che duro fino alla fine
della guerra. Le varie fonti, sulla base di ritrovamenti di fosse comuni, di
eccidi e fucilazioni sommarie.
Come a Rodi, anche nel resto delle isole i
soldati italiani presenti erano aderenti, ma anche non aderenti, impiegati
nelle compagnie del genio per le costruzioni di rafforzamento o di difesa.
A
Coo la situazione all’inizio del 1944 vedeva la presenza di circa 2306 soldati
italiani, di cui 1112 non aderenti, 234 aderenti ausiliari volontari e 302
disposti a combattere. Non risultano informazioni esatte su 658 militari, in
ogni caso la presenza dei militari italiani nell’isola è sull’ordine delle
migliaia. All’inizio del 1944 non è tanto la guerra o l’atteggiamento tedesco a
preoccupare, quanto la scarsezza di viveri; la produzione agricola dell’isola è
insufficiente per tutti, ed i tedeschi hanno messo un ferreo controllo sui
prodotti. Quado nel settembre 1944 iniziò la graduale ritirata tedesca, si
avanzò l’ipotesi tra i militari italiani di attuare colpi di mano per
costringere i tedeschi alla resa. Questi progetti non ottennero l’approvazione
britannica che temeva rappresaglie e quindi la situazione nell’isola rimase
calma fino alla fine della guerra. Coo divenne “piazzaforte” e cadde il 9
maggio 1945 con l’arrivo di reparti inglesi.
Nell’ambito
della Guerra di Liberazione, va ricordata Suor Teresa Boschiero, Madre
Superiora delle Suore Zelatrici del Sacro Cuore, presente a Coo in quei anni di
guerra. Nelle più difficili condizioni lei e le sue consorelle svolsero
un’ampia opera di assistenza verso i prigioneri ed i soldati italiane verso la
popolazione civile attraverso mille modi, dal procurarsi viveri, e vestiti,
alla organizzazione di fughe, al perorare le cause presso i tedeschi, protette
dal loro abito talare, e nell’assistenza quotidiana agli ammalati. Il loro
centro di azione fu l’ospedale “Ippocrateo” di Coo ove, di volta in volta ne
venivano ricoverati una quarantina, del centinaio che l’ospedale poteva
accogliere, sia perché ammalati ma soprattutto per rivestirli e sfamarli e
rimetterli in forze. Per questa grande opera umanitaria suor Tarcisa Boschiero
fu decorata di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Nelle
isole di Limo, Stampalia e Simi, all’inizio del 1944 vi erano solo carabinieri e
guardie di finanza che i tedeschi avevano autorizzato a rimanere sull’isola a
svolgere il loro compito oltre al comandante dell’Ufficio circondariale del
Porto il cap. A. Notari. Quando la Whermacht si ritirò dalle isole nel
settembre 1944, rimase a Calino solo un italiano tra i 193 tedeschi rimanenti
fino alla fine della guerra.