martedì 31 marzo 2020
Ricorrenza di Monte Marrone 31 marzo 1944
Ricorre oggi la ricorrenza della impresa del Battaglione Piemonte
della ascesa a Monte Marrone
Su tre compagnie, con tre itinerari diversi
gli alpini del Battaglione Piemonte
riuscirono a raggiungere la cresta del monte, superando un dislivello di oltre 1400 metri
con difficoltà di 5°, 6° grado e più
portando con se armi, munizioni e materiale di armamento
Una impresa ritenuta impossibile dai francesi ed autorizzata dai polacchi
che avevano più equilibrio di giudizio nei confronti dei soldati italiani
Tra di loro in quella epica impresa vi era
Sergio Pivetta
Medaglia d'Argento al Valor Militare
combattente della Guerra di Liberazione
mercoledì 25 marzo 2020
Lo Sbarco di Salerno 11 Bibliografia
7. BIBLIOGRAFIA
–
W. G. F. JACKSON, “La battaglia
d’Italia”, Bardini & Castaldi, Milano, 1970;
–
J. KEEGAN, “Uomini e battaglie
della Seconda Guerra Mondiale, Rizzoli editore, Milano, 1989;
–
Center of Military History (CMH Pub 100-7), “Salerno, American Operations from the beatches of the Volturno 9
September – 6 October 1943”, United States Army, WDC1990;
–
e-book tratto dal
Museo Navale americano: “campaign
summaries of world war , italian campaign 1943-1945 including Sicily, Salerno
& Anzio landings”;
–
naval war collage:
“Operation Avalanche: prelude to
stalemate a case study in operational art”;
venerdì 20 marzo 2020
Lo sbarco di Salerno 10 Conclusioni
Lo sbarco
di Salerno non ha beneficiato dell’ampio risalto dato, ad esempio, a quello di
Anzio. È un po’ come lo sbarco in Provenza rispetto a quello in Normandia. Pur
trattandosi di operazioni su vasta scala, talune grandi battaglie combattute
sulle spiagge europee sono state stranamente ritenute secondarie rispetto ad
altri eventi. Così, se oggi chiediamo informazioni sull’Operazione “Avalanche”
abbiamo serie difficoltà nell’ottenere una risposta da un pubblico non tecnico
o non composto da appassionati di storia militare. Eppure, l’evento in
argomento ha avuto un notevole rilievo nella vita delle popolazioni calabresi,
lucane e pugliesi, se non altro perché ha, di fatto, contribuito in modo
determinante allo spostamento del fronte italiano verso il centro della
penisola risparmiando al profondo meridione ulteriori sofferenze e lutti.
Gli
Alleati maturarono, dall’operazione “Avalanche” ulteriore indubbia esperienza
che, se comunque non si rivelerà particolarmente proficua per quanto concerne
lo sbarco di Anzio-Nettuno, lo sarà senz’altro per quello in Normandia. Dopo i
(relativamente) facili sbarchi operati in Sicilia essi ebbero modo di rendersi
conto della grande capacità che i tedeschi avevano di operare, spesso con
esigue unità, in settori molto ampi. Non si trattava solo dei frutti di
un’esperienza maturata in anni di guerra su diversi fronti ma, più
propriamente, di attitudine alla manovra estremamente dinamica ed incentrata,
alla bisogna, sull’iniziativa. Ove per tale termine non si deve intendere
l’agire di testa propria ma il saper prendere decisioni (assumendosene la
responsabilità) tenendo sempre a riferimento gli obiettivi (End State) del
Comando sovraordinato. La capacità di concentrare mezzi e uomini in ristretti
settori d’intervento preservandone sempre, per quanto possibile, l’efficienza e
rifuggendo l’inutile difesa ad oltranza fecero il resto. Ciò presuppose
disciplina e reciproca fiducia a tutti i livelli della catena di comando, unica
garanzia per la rapida e fedele esecuzione degli ordini. Questo è ciò che i
tedeschi, pur perdendo la battaglia di Salerno, ci insegnano. Gli alleati, pur
vincendola, furono sottoposti, durante la maggior parte della fasi della
stessa, a dura prova e corsero il rischio, lo stesso incontrato ad Anzio, di
doversi reimbarcare. Essi risolsero l’imbarazzante situazione con la potenza di
fuoco navale ed aerea di cui disponevano riuscendo a conseguire, nel contempo:
la ritirata tedesca dalle regioni più a meridione d’Italia senza dover
affrontare ben più duri combattimenti, l’avvicinamento a città come Napoli e
Roma la cui conquista costituì un grande risultato dal punto di vista mediatico
e non solo militare, il logoramento di unità (alcune delle quali d’elite)
nemiche difficilmente ripianabili in termini di personale e mezzi, l’afflusso
nel settore di Salerno di unità nemiche distolte dal loro originario compito
per far fronte alla minaccia portata in tale area. Se i tedeschi si dimostrano
eccellenti tattici non risultarono essere, almeno nella campagna d’Italia,
altrettanto bravi pianificatori a livello operativo e strategico. Infatti,
l’aver rinunciato al piano di Rommel (resistenza in corrispondenza
dell’Appennino tosco-emiliano o addirittura sulle Alpi) comportò l’impiego di
molte unità altrimenti impiegabili nella difesa del territorio tedesco dalle
armate sovietiche avanzanti da est e da quelle alleate provenienti da ovest.
domenica 15 marzo 2020
Lo Sbarco di Salerno 9 La controffensiva tedesca
(3) La controffensiva tedesca
Il 13 ed il 14 settembre furono giornate assai difficili. Il punto focale del contraccolpo tedesco fu la confluenza tra il Sele ed il Calore, quindi nel settore statunitense[2] ove gli Alleati subirono umilianti sconfitte, ma fallì nel suo obiettivo finale di raggiungere il mare e di rivoltarsi sui fianchi dei due Corpi d'Armata alleati per eliminarli dalla testa di ponte. Molti reparti alleati si sbandarono e furono catturati molti prigionieri. I tedeschi riconquistarono posizioni importanti strategicamente come Battipaglia e, come anzidetto, già nel pomeriggio del 12, Altavilla.
Per fronteggiare l'urto delle forze tedesche, Clark decise di far intervenire l’82a Divisione aviotrasportata con il compito di piazzare a terra radiofari, radar-guida e luci al crypton per guidare gli aerei. Tale provvedimento non sortì effetto e la controffensiva tedesca raggiunse il suo culmine sul fianco sinistro del VI Corpo d’Armata e nel vuoto tra il VI ed il X, coperto da poche truppe, giungendo in vista del mare.
La sera del 13 settembre, il Generale Clark, considerando critica la situazione, chiese all’Ammiraglio Hewitt di preparare un piano per imbarcare il VI Corpo d’Armata e trasferirlo nel settore del X ed un altro per la manovra inversa: trasferire il X nel settore del VI.
Era ormai chiaro che in tale situazione l’elemento essenziale della resistenza alleata era costituito dal supporto aeronavale. In tal senso, l’Ammiraglio Cunningham non esitò a mettere a disposizione una potente squadra navale (tre incrociatori e due navi da battaglia) che lasciò Malta diretta verso Salerno; essa comprendeva anche le corazzate "Warspite", "Valiant", "Nelson" e "Rodneu".
Il Generale Alexander decise di optare per l'intervento della squadra navale e di abbandonare il piano di trasferire un Corpo d’Armata nel settore dell’altro. Per la prima volta la Marina veniva impegnata in una battaglia campale.
Un duro risvolto della crisi che investì il settore USA si ebbe sulla popolazione civile a causa dei bombardamenti aerei[3], apocalittici per entità, terrore ed orrori. Nella notte tra il 14 ed il 15 i bombardieri alleati gettarono nel caos le comunicazioni tedesche, compromisero la mobilità delle truppe, danneggiarono o distrussero molti obiettivi militari, ma, purtroppo, non mancarono di far strage tra la popolazione civile. Una vera e propria valanga di fuoco si abbatté sul salernitano. I bombardamenti dell'aviazione alleata continuarono prepotentemente per tutto il giorno 15. La contraerea tedesca era del tutto inadeguata a fronteggiare l'attacco nemico e veniva utilizzata in funzione antinave, contro navi cariche di rifornimenti e rinforzi.
Alle ore 14.00 circa del giorno 16 le prime pattuglie dell’Armata di Montgomery presero contatto a 25 km a sud di Agropoli con le pattuglie USA che erano andate loro incontro.
Il Generale Heinrich von Vietinghoff (Comandante della X Armata) ricevette l'ordine da Kesselring di avviare un piano di ripiegamento graduato facendo perno su Salerno e distruggendo tutte le strade e le vie di comunicazione dirette a Napoli ed Avellino. Con tale atto la battaglia di Salerno era ormai vinta dagli alleati.
Le navi da guerra avevano sparato 11.000 tonnellate di proiettili, il corrispettivo di 71.000 proiettili di artiglieria da campagna e gli aerei avevano lanciato 3020 tonnellate di bombe.
Il rischio di essere ricacciati in mare per gli Alleati era stato grave, ma le perdite subite non furono eccessive.
giovedì 5 marzo 2020
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