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domenica 17 gennaio 2010



La Guerra di Liberazione, una guerra su cinque fronti.


Massimo Coltrinari



Nella foto il generale Umberto Utili nel 1949



La lotta che il popolo italiano intraprese, all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943, a fianco delle Nazioni Unite, può essere intesa come un tutto uno, ovvero una opposizione armata al nazifascismo ed adesione alla coalizione antihitleriana, in cui si possono individuare cinque fronti di combattimento. Tali fronti erano:

- Quello dell'Italia libera, ove gli Alleati tengono il fronte e permettono al Governo del Re d'Italia di esercitare le sue prerogative, seppure con limitazioni anche naturali per esigenze belliche. Il Governo del Re è il Governo legittimo d'Italia che gli Alleati, compresa l'URSS., riconoscono.
- Quello dell'Italia occupata dai tedeschi. Qui il fronte è clandestino e la lotta politica è condotta dal C.L.N., composti questi dai risorti partiti antifascisti. E' il grande movimento partigiano dei nord Italia.
- Quello della resistenza dei militari italiani all'estero. E' un fronte questo non conosciuto, dimenticato, caduto presto nell'oblio. E' la lotta dei nostri soldati che si sono inseriti nelle formazioni partigiane locali per condurre la lotta ai tedeschi (Jugoslavia, Grecia, Albania).
- Quello della Resistenza degli Internati Militari Italiani, che opposero un deciso rifiuto di aderire alla R.S.I., di fatto delegittimandola.
- Quello della Prigionia Militare Italiana della seconda guerra mondiale.


Naturalmente a questi cinque fronti occorre far mente locale e mettere in sistema, il fatto che esisteva una coalizione hitleriana, ovvero vi erano italiani che combattevano non solo in Italia, nelle fila della Repubblica Sociale Italiana, ma anche nell'Esercito Tedesco e nelle organizzazioni del III Reich a vario titolo in Italia e in Europa.
In un articolo apparso si “Il Secondo Risorgimento d’Italia”[1] si scriveva che "l'approccio adottato permette di poter sviluppare le ricerche in queste cinque direzioni al fine di vedere quanti e quali italiani portarono, come dice Luciano Bolis, il loro "granello di sabbia", oltre a quella che vide coinvolti quelli che rimasero fedeli alla vecchia Alleanza che ha permesso di riportare alla luce tanti episodi ormai avvolti nel buio, ma deve essere ulteriormente integrato"
Un filone di ricerca, soprattutto indirizzato all'utilizzo di giovani, sia studenti che ricercatori, è quello bibliografico.

La Campagna d’Italia.
Per gli Alleati le operazioni condotte dall'8 luglio 1943 al 2 maggio 1945 sono semplicemente la Campagna d'Italia, condotta per sconfiggere il nazismo e riportare la libertà e la democrazia in Europa. Per noi Italiani la Campagna d'Italia è la Guerra di Liberazione, i cui è insito il concetto di Resistenza, condotta dall'8 settembre 1945 al 25 aprile 1945. Su queste date vi è ancora oggi molta polemica, ma noi le adottiamo per avere dei punti di riferimento. Pertanto in questa bibliografia, in questo comparto, indichiamo, prevalentemente, quelle opere o che trattano della Campagna d'Italia oppure degli eventi che portarono noi italiani a concludere un armistizio con le Nazioni Unite e gli eventi susseguenti che diedero vita poi alla Guerra di Liberazione.

La Guerra di Liberazione. Il Primo Fronte: L'Italia del Sud
Qui ricomincia a funzionare il vecchio stato, ma accanto si sviluppa la dialettica dei partiti. Partecipano alla guerra prima il I Raggruppamento Motorizzato, poi il C.I.L., poi i Gruppi di Combattimento. Sono, in nuce, i soldati del futuro esercito italiano, che operano secondo le regole classiche della guerra. E' indubbio che combatto contro i liberazione di Roma e l'avanzata nell'Italia centrale la lotta al nazifascismo non è disgiunta da una appassionata discussione sul futuro politico dell'Italia e sulle prospettive di vero rinnovamento democratico. Le forze partigiane e dei partiti antifascisti coesistono, oltre che con l'organizzazione militare del Regno, anche con la Chiesa Cattolica, fattori entrambi che condizionano in senso moderato l'attività antifascista.

La Guerra di Liberazione.Il Secondo Fronte: L'Italia del Nord
Al momento dell'armistizio, l'Italia fu tagliata in due. Al nord i tedeschi impongono la Repubblica Sociale. Qui si ha la forma più compiuta di resistenza. Si hanno le formazioni partigiane organizzate dai partiti antifascisti in montagna, mentre nelle pianura e nelle città si organizzano i GAP e le SAP. Oltre a ciò la popolazione civile partecipa alla guerra collaborando con il movimento partigiano in mille forme, e subendo terribili e inumane rappresaglie; inoltre gli operai con i loro scioperi e la loro resistenza passiva contribuiscono a rallentare lo sforzo bellico dell'occupante e a minare anche la propria sicurezza. Si ha il coinvolgimento di ampi strati della popolazione nella guerra al nazifascismo, che si integra con il particolare profilo delle bande in montagna, che non sono solo gruppi di combattenti ma anche luoghi di dibattito e di formazione politica.
La Guerra di Liberazione. Il terzo Fronte: La Resistenza dei Militari Italiani all'Estero
Se nel nord Italia si sviluppò il movimento partigiano attraverso bande armate, all'estero, i militari italiani sorpresi dall'armistizio dell'8 settembre e sottrattisi alla cattura tedesca si opposero ai tedeschi in armi, inizialmente, poi dando vita, in armonia con i movimenti di resistenza locali a vere e proprie formazioni armate. Per la resistenza di formazioni organiche sono noti i fatti di Lero e di Cefalonia. Meno noti tanti altri fatti in cui unità militari italiane organiche resistettero ai tedeschi fino al limite della capacità operativa. Un esempio per tutte: La Divisione "Perugia", stanziata nel sud dell'Albania tenne in armi il porto di Santi Quaranta fino al 3 ottobre 1943, in attesa di un aiuto da parte italiana ed alleata. Una divisione di oltre 10.000 uomini, che dominava un area abbastanza vasta e che avrebbe potuto dare un forte aiuto ad un intervento alleato dall'altra parte dell'Adriatico. 10.000 militari italiani che rimasero compatti per tre settimane oltre l'armistizio, in armi e che pagarono duramente questa loro resistenza. Infatti tutti gli Ufficiali della Perugia furono fucilati, e gli uomini internati in Polonia.
Per le unità che passarono in montagna e si unirono ai movimenti partigiani locali, noti sono gli avvenimento della divisione "Venezia" e "Taurinenze", che diedero vita alla Divisione Partigiana Garibaldi; meno note le vicende della divisione "Firenze" ed "Arezzo" in Albania e delle divisioni italiane stanziate in Grecia. Militari Italiani diedero vita alla divisione "Italia" in Jugoslavia. Oltre che nei Balcani, militari italiani parteciparono ai fronti di resistenza locali. Così in Corsica, ove oltre 700 militari caddero per la liberazione di Aiaccio, cosi nella Provenza, in centro Europa la presenza di militari italiani è certa.

La Guerra di Liberazione. Il Quarto Fronte: L'Internamento
Nei mesi di settembre ed ottobre l'Esercito tedesco fa prigionieri ed interna in Germania oltre 600.000 militari italiani, dando origine al fenomeno dell'Internamento Militare Italiano nella seconda guerra mondiale. Questi militari non hanno lo status di prigionieri, ma di internati, ovvero nella scala del mondo concentrazionario tedesco, sono sullo stesso livello dei prigionieri sovietici ( La URSS non aveva firmato la convenzione di Ginevra del 1929) e poco al di sopra degli ebrei. Ovvero il loro trattamento era durissimo. In queste circostanze per uscire da questo inferno ci si sarebbe aspettato una adesione plebiscitaria alle proposte di collaborazione sia dei Nazisti sia degli esponenti della R.S.I. Invece la quasi totalità degli Internati oppose il rifiuto ad una qualsiasi forma di collaborazione, subendone le più terribili conseguenze. Fu un fronte di resistenza passivo, ma determinato, che nella realtà dei fatti delegittimò sul piano interno ma anche agli occhi dei germanici la Repubblica Sociale. Infatti una decisione in massa degli Internati ai fascisti di Salò avrebbe permesso alla R.S.I. di avvalorare le tesi della propaganda, che era l'unica rappresentate della vera Italia. In realtà questa non adesione, in sistema con la lotta partigiana, isolò Mussolini relegandolo a semplice rappresentate di se stesso e dei suoi accoliti.

La Guerra di Liberazione. Il Quinto Fronte: La Prigionia
Vi erano, al momento dell’Armistizio, circa 600.000 prigionieri nelle mani delle Nazioni Unite. Soldati per lo più caduti nelle mani del nemico a seguito dell’offensiva in Nord Africa (1940-’41) alla resa in Tunisia ed al tracollo del luglio agosto 1943 in Sicilia. Per lo più, tranne i 10-12.000 soldati in mano all’URSS, erano in mano anglo-americana. Questi soldati, questi italiani all’annuncio dell’Armistizio dovettero, come tutti, fare delle scelte. La stragrande maggioranza scelse di cooperare con gli ex-nemici, contribuendo anche loro a costruire un futuro migliore. Una aliquota molto bassa non volle cooperare, non solo perché fedeli alla vecchia alleanza, ma per variegate motivazioni.
Ad esempio a Hereford (USA) vie erano circa 4.000 italiani che gli americani consideravano "tout court" fascisti. In realtà, fra questi non cooperatori vi erano sì fascisti, ed anche prigionieri delle Forze della R.S.I., ma anche monarchici, liberali, moderati, repubblicani, socialisti, comunisti o laici in senso stretto che avevano fatto una scelta personale.
I prigionieri in mano agli Angloamericani furono organizzati in ISU, Italiana Service Units, compagnie di 150 uomini addetti ad un particolare lavoro. Il loro contributo si esplicò negli Stati Uniti e in Gran Bretagna con l'impegno nei grandi arsenali o nelle basi, oppure in Nord Africa e quindi in Italia, parte integrante della organizzazione logistica alleata. Anche loro, con il loro lavoro, portarono il contributo alla vittoria finale. Soprattutto i prigionieri che operarono in Italia nelc ampo delle comunicazioni, dei trasporti e frl grmio, confluirono poi nelle unità del nuovo esercito italiano, gestendo il materiale di guerra americano
Ovvero, anche il prigioniero che, in un contesto particolare, combatte.

La Coalizione Hitleriana. La Fedeltà alla vecchia Alleanza
Non si può non dare spazio a questo aspetto della Guerra di Liberazione, ovvero avere una idea di che cosa c'era dall'altra parte della barricata. I temi riguardarti l'ultimo fascimo, i motivi per cui esso giocò le sue ultime carte con la Repubblica Sociale Italiana, il rapporto con l'occupante, sono i principali aspetti che ci permettono di comprendere i motivi per cui degli italiani rimasero fedeli alla vecchia alleanza.

La Guerra di Liberazione, però, non può essere compresa se non inserita nel grande contesto dello scontro che vide le democrazie occidentali, alleate momentaneamente con l’Unione Sovietica, contrapporsi ai totalitarismi della prima metà del novecento, ovvero il fascismo ed il nazismo. Questo scontro vide coinvolto tutto il mondo, tanto che lo si chiama Guerra Mondiale, che iniziò nel 1939 ed ebbe termine nel 1945. Uno scontro che vide il tramonto dell’Europa come potenza dominate e la nascita delle due superpotenze, gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica. Uno scontro che non generò una vera pace, ma un equilibrio basato sul terrore atomico.

L’Italia volle a tutti i costi entrare in questa guerra, che all’inizio sembrava una ennesima guerra per la supremazia in Europa. Dopo 39 mesi in cui le sconfitte e le umiliazioni si successero le une alle altre, si comprese che per evitare ulteriori danni, si doveva uscire dalla guerra. Questo obbiettivo fu raggiunto, ma ad un prezzo altissimo. L’Italia non solo come Potenza, ma anche come Paese e come Nazione, scomparve dal novero della Comunità Internazionale e per due anni fu davvero difficile essere Italiani. Fu per ogni Italiano il momento delle scelte, ovvero che cosa fare per garantirsi non un futuro migliore, ma un futuro. Inizia qui la Guerra di Liberazione, che è la matrice e la culla dell’essere Nazione dell’Italia nella seconda metà del novecento ed oltre.

La Guerra di Liberazione è un approccio che è difficile da definire. A tutti i fronti si accede perchè volontari. Si hanno diverse figure giuridiche, come, il soldato, il partigiano, il patriota, il prigioniero, l'internato, l'ostaggio, il deportato, e non giuridiche, come l’attendista, la spia, il profugo, lo sfollato, l’intrallazzatore, l’affamatore, ecc. Tutte figure che si delineano a seconda del fronte con cui si combatte. Un fronte che rimane unitario, nella volontà ferma di sconfiggere il nazifascismo. Emergeranno, poi, tante Italie dalla Guerra di Liberazione, a seconda di come si vuole interpretare questa guerra: sociale, con l’ideologia, con la politica.
E in nome di questa unità, ricordiamo in questa data unitaria chi, pur nella diversità di grado ma non di natura, diede il suo contributo, il suo granello di sabbia, su fronti diversi, affinché si realizzasse una Italia migliore.
Ed in un Italia migliore credevano anche coloro che credevano nel fascismo e nel nazismo. Anche in questa parte, che è l’al di là della barricata, non tutto è lineare. Vi è il residuo del fascismo-regime, vi è il fascismo della prima ora che poi sfocerà nel fascismo intransigente ed estremista, che si contrapporrà al fascismo moderato e tollerante, tutto sotto la spada di damocle delle decisioni dell’alleato tedesco. Un Italia che si nutre di Fedeltà e di Onore, ma che si incammina quasi incosciamente su strade, indicate dall’alleato tedesco, inaccettabili tanto che al termine della Guerra di Liberazione, anche per i fascisti italiani di questo periodo la coscienza non solo italiana ma europea difficilmente accorda perdono e comprensione per il vinto. Una Italia che è parte integrante della Guerra di Liberazione, perché occorre comprendere le loro motivazioni, e su questa via affermare con ulteriore convinzione che una Guerra di Liberazione, dopo 22 anni di Dittatura e 39 mesi di guerra, era proprio necessaria per sperare in qualcosa di diverso che non fosse autoritarismo, sopraffazione di pochi sui molti, guerre, lutti e misere e condizioni socio-economiche miserrime.

Questo il quadro generale di ricerca che si propone, in una visione storico-scientifica unitaria, al fine di consegnare alle nuove generazioni un approfondimento, oltre che una conoscenza, di fatti che generarono gli anni della vicenda repubblicana la cui matrice non si può non conoscere se si vogliono affrontare i problemi che abbiamo di fronte.


[1] Coltrinari M., Alle radici della nostra storia recente. Una guerra su cinque fronti, in “Il Secondo Risorgimento d’Italia, n. 2, anno XI, 2000. Inoltre vds. Coltrinari M., Una guerra su cinque fronti:1943-1945. Proposta per una bibliografia ragionata (I) in “Il Secondo Risorgimento d’Italia - Approfondimenti”, n.1, anno XI, 2001 e Coltrinari M., Una guerra su cinque fronti:1943-1945. Proposta per una bibliografia ragionata (II) in “Il Secondo Risorgimento d’Italia - Approfondimenti”, n.2, anno XII, 2002

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