LA PREPARAZIONE
“… oggi da questo
Lungo incomincia
la novella storia.”
(Carducci – Ca
ira)
La 51ª Sezione di Sanità nacque col
1° Raggruppamento Motorizzato, il 28 settembre
1943, col nome di “Nucleo di Sanità Motorizzato”. Essa non era una unità
precostituita prima degli eventi dell'8 settembre, ma attinge le sue origini e la
sua affermazione ad infiniti ripieghi ed iniziative spesso personali degli ufficiali
preposti al suo approntamento.
Si può dire che il treno che il 28
settembre 1943 portava il Nucleo
Sanità Motorizzato, “completo di
uomini e mezzi”, da Bari a S. Pietro Vernotico, zona di
radunata della prima Grande
Unità italiana destinata
a combattere a
fianco degli alleati, recasse
solo un programma e non un
reparto realmente efficiente, che
potrà dirsi tale soltanto verso la
metà di ottobre dopo che una quasi totale
sostituzione del personale e una
congrua dotazione di materiali e di
scorte lo metteranno veramente sul piede di guerra e lo adegueranno
alla preparazione delle truppe e degli
altri servizi costituenti il
Raggruppamento .
La serietà d'intenti, l’intensità
del lavoro, lo spirito entusiasta, ma soprattutto la serena comprensione dei
gravi doveri dell’ora, che animavano il complesso di ufficiali e soldati, portavano
presto il Nucleo di Sanità Motorizzato in perfetto equipaggiamento ed in presentazione impeccabile alla rivista che
S. M. il Re passò al 1° Raggruppamento a Campi Salentina.
Sussultarono in quell'ora di fede
rinnovata e di nuove speranze gli animi dei presenti quando la bandiera del 67°
Fanteria, mai ammainata, la bandiera lacera delle eroiche giornate della “Brigata
Palermo” e dei duri combattimenti di una recente, se pur sfortunata campagna,
garrì nuovamente al vento sull'estremo lembo della penisola. Quale fierezza di
propositi vibrò in quell’accolta di uomini! Fanti, bersaglieri, artiglieri,
genieri, portavano sul viso la maschera dura di chi ha indicibilmente sofferto
e negli occhi l'ombra dell'orrenda tragedia vissuta per sopravvivere al crollo
immane e per fuggire al risucchio della rovina.
Profughi dei Balcani, nuclei
risaliti dalla Calabria, soldati venuti dal nord attraverso
le linee
già contese, vecchi fanti della
Vajussa, giovani bersaglieri allievi di
un Battaglione d’istruzione, tutti erano inebriati dall’ardore di resurrezione
che sembrò avvolgere uomini e macchine nella blanda luminosità mattinale di
quella seconda quindicina di ottobre.
Dopo un mese di quasi generali
sbandamenti, di notizie sconsolanti, di atroci incertezze sulla sorte di molti soldati,
sembrava un sogno, veder di nuovo una grande Unità Motorizzata, tutta italiana,
schierata in parata.
Uomini rivestiti a nuovo in tela
kaki, macchine fresche di tinte mimetiche, lucide bocche da fuoco disposte in
minaccioso quadrato, distintivi policromi delle varie armi e scudetti, dànno a
tutti la certezza che la Patria non è morta e non soccomberà al violento
ciclone.
La preparazione acquista un ritmo
accelerato fra difficoltà di ogni sorta
a trovare l’indispensabile di mezzi,
armi, munizioni, equipaggiamenti.
Non tutti comprendono ancora
o non vogliono capire che se si vuole la rinascita
della Patria bisogna pagare totalmente di persona, bisogna rinunciare al proprio
egoismo, bisogna votarsi a qualsiasi sacrificio e soprattutto bisogna non
aspettarsi riconoscimenti da parte di chicchesia.
I contatti con gli alleati
diventano sempre più frequenti e, mentre una missione speciale si reca in aereo
a Napoli al comando della 5ª Armata Americana, a studiare le questioni di
dettaglio per l'agganciamento del nuovo reparto italiano alle truppe alleate in
linea sul Volturno, si prepara una esercitazione tattica nei pressi di Nardò,
alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ed di un folto gruppo di
Ufficiali dell’alto comando alleato.
Il Nucleo di Sanità è in perfetta
efficienza. Ogni uomo conosce il suo compito e arde dal desiderio di fare e di
fare bene perché ognuno ha compreso qual’é la nostra situazione. La situazione
di un esercito vinto. Abbiamo chiesto di
combattere a fianco del le truppe britanniche ed americane per riscattare gli
errori del nostro passato, per avere un aiuto nella ricostruzione di domani; ci
è stato promesso che le dure condizioni d'armistizio verranno mitigate, che
l'Italia al tavolo della pace sarà trattata in ragione del
concorso che avrà
portato alla vittoria degli alleati; i vincitori da poco sbarcati sulla nostra terra diffidano di noi:
bisogna oggi acquistarci la loro fiducia, domani avremo anche la loro ammirazione.
L'esercitazione, riuscitissima, si
conclude con un ordine del giorno alle truppe in cui si rileva una particolare
citazione per il Nucleo di Sanità Motorizzato “per il modo brillante con cui si
è presentato sul terreno della manovra”.
La partenza
Eravamo al 4 novembre, anniversario
della vittoria di un 'altra guerra, il cui ricordo, nella triste luce degli
oscuri avvenimenti dell'ora, soffoca il cuore in un'onda di pena amara. Ma la
volontà di risorgere era tanto grande . . . Nella chiesa parrocchiale di S. Pietro
Vernotico si diede la benedizione ad una bandiera offerta dalle donne del luogo. Insieme ai sacri simboli della Patria
inalberammo i nostri cuori protesi fino alle Alpi senza malinconici rimpianti.
Eppoi due giorni dopo la corsa
attraverso il piano pugliese. Brindisi, Locorotondo, Alberobello, Altamura,
Gravina ... e cento altre località dove la popolazione tributava ai soldati
commoventi e affettuose dimostrazioni. Alla periferia di Potenza la folla
obbligò una colonna a deviare e percorrere le vie del centro della città tra un
delirio di entusiasmo.
Ad Avellino si rese necessaria una sosta di una ventina di giorni per gli
ultimi approntamenti. La lunga fermata fu deleteria. Il contatto con le forze
disgregatrici e corrosive delle retrovie rappresentate dagli eroi del
mercato nero, del contrabbando e del disfattismo ebbe
ripercussioni funeste sullo spirito della truppa. Posti davanti a tali interrogativi speciosi
ma vuoti, taluni che pur con entusiasmo
avevano abbracciato la nostra causa, non ressero e si verificarono casi
dolorosi di diserzioni. Sintomi di una generale incertezza è di rilassamento
minacciavano la compagine e la solidità
del Raggruppamento. L' orizzonte si era fatto improvvisamente oscuro.
Dal comando alleato si esigevano
dati precisi sulla preparazione, sull' equipaggiamento, sull’armamento. La nostra attrezzatura nonostante gli sforzi e i ripieghi
escogitati era troppo inferiore a quella di
una consimile unità alleata.
Si profilava una spiccata diffidenza del comando alleato nei nostri
riguardi. Che cosa non ebbe a pensare e fare il Generale Dapino Comandante del
1° Raggruppamento Motorizzato per ovviare a manchevolezze, per ripianare deficienze,
per tamponare falle? Egli ebbe allora una sovrumana fiducia nel suoi uomini ed
in se stesso contro tutte le avversità che sembravano allora attentare ai
primordi di una impresa decisiva per le sorti di tutta la collaborazione
italiana alla guerra liberatrice, una fiducia consapevole e serena che gli
brillava nello sguardo il giorno in cui in Avellino presentò tutto il 1°
Raggruppamento schierato al Generale
Mac Clark comandante la 5ª armata americana.
A Maddaloni, dove il Comando si è
trasferito si prepara un'altra manovra, una esercitazione a fuoco che si
effettua alla presenza di numerosi osservatori e giudici di campo alleati
presso Montesarchio.
Il compito non era facile a causa
del tempo inclemente che impantanava le strade. Ma il pensiero che il giudizio
alleato ci avrebbe aperte le soglie del solco di fuoco che divideva la Patria o
avrebbe inchiodate per sempre le nostre
brucianti speranze, ci fu di sprone all'ardua prova. Anche in questa occasione
il nostro Reparto fu all'altezza del compito assegnato, svolgendolo con ordinata
alacrità e sapiente organizzazione. Un ufficiale superiore medico del 2° Corpo
d' armata americano, inviato quale giudice di campo, alla discussione della
manovra che si svolge nel teatro della Regia di Caserta alla presenza di duecento
ufficiali italiani ed alleati, dichiara esplicitamente: “il Nucleo di Sanità
del Raggruppamento è perfettamente organizzato ed è in condizioni di affrontare
tutte le eventualità del combattimento.”
Ecco finalmente ottenuto il crisma,
dopo settimane di lavoro, di ansie, di pene, di speranze! Ecco il Nucleo di
Sanità pronto alle dure prove del domani!
Il 5 dicembre 1943 arriva l’ordine di
trasferirsi sul fronte di Mignano.
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