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lunedì 20 maggio 2024

La Guerra di LIberazione. 51a Sezione di Sanità. Dal settembre 1943 al novembre 1943.

 

LA PREPARAZIONE

 

“… oggi da questo

Lungo incomincia la novella storia.”

(Carducci – Ca ira)

 

 

La 51ª Sezione di Sanità nacque col 1° Raggruppamento Motorizzato, il 28 settembre   1943, col nome di “Nucleo di Sanità Motorizzato”. Essa non era una unità precostituita prima degli eventi dell'8 settembre, ma attinge le sue origini e la sua affermazione ad infiniti ripieghi ed iniziative spesso personali degli   ufficiali   preposti al suo approntamento.

Si può dire che il treno che il 28 settembre 1943 portava il Nucleo  Sanità  Motorizzato, “completo  di  uomini  e mezzi”, da Bari a  S. Pietro Vernotico, zona  di  radunata  della  prima Grande  Unità  italiana  destinata  a  combattere  a  fianco  degli alleati, recasse solo un  programma e non  un  reparto realmente efficiente, che  potrà  dirsi  tale soltanto verso  la  metà  di  ottobre dopo che una  quasi totale  sostituzione del personale  e una congrua  dotazione di materiali  e  di scorte lo  metteranno  veramente sul piede di guerra e lo adegueranno alla  preparazione delle truppe e  degli  altri servizi  costituenti il Raggruppamento .

La serietà d'intenti, l’intensità del lavoro, lo spirito entusiasta, ma soprattutto la serena comprensione dei gravi doveri dell’ora, che animavano il complesso di ufficiali e soldati, portavano presto il Nucleo di Sanità Motorizzato in perfetto equipaggiamento ed in   presentazione impeccabile alla rivista che S. M. il Re passò al 1° Raggruppamento a Campi Salentina.

Sussultarono in quell'ora di fede rinnovata e di nuove speranze gli animi dei presenti quando la bandiera del 67° Fanteria, mai ammainata, la bandiera lacera delle eroiche giornate della “Brigata Palermo” e dei duri combattimenti di una recente, se pur sfortunata campagna, garrì nuovamente al vento sull'estremo lembo della penisola. Quale fierezza di propositi vibrò in quell’accolta di uomini! Fanti, bersaglieri, artiglieri, genieri, portavano sul viso la maschera dura di chi ha indicibilmente sofferto e negli occhi l'ombra dell'orrenda tragedia vissuta per sopravvivere al crollo immane e per fuggire al risucchio della rovina.

Profughi dei Balcani, nuclei risaliti dalla Calabria, soldati venuti dal nord   attraverso   le   linee   già   contese, vecchi fanti della Vajussa, giovani   bersaglieri allievi di un Battaglione d’istruzione, tutti erano inebriati dall’ardore di resurrezione che sembrò avvolgere uomini e macchine nella blanda luminosità mattinale di quella seconda quindicina di ottobre.

Dopo un mese di quasi generali sbandamenti, di notizie sconsolanti, di atroci incertezze sulla sorte di molti soldati, sembrava un sogno, veder di nuovo una grande Unità Motorizzata, tutta italiana, schierata in parata.

Uomini rivestiti a nuovo in tela kaki, macchine fresche di tinte mimetiche, lucide bocche da fuoco disposte in minaccioso quadrato, distintivi policromi delle varie armi e scudetti, dànno a tutti la certezza che la Patria non è morta e non soccomberà al violento ciclone.

La preparazione acquista un ritmo accelerato fra difficoltà   di ogni sorta a   trovare l’indispensabile di mezzi, armi, munizioni, equipaggiamenti.  Non   tutti comprendono   ancora   o non   vogliono capire che se si vuole la rinascita della Patria bisogna pagare totalmente di persona, bisogna rinunciare al proprio egoismo, bisogna votarsi a qualsiasi sacrificio e soprattutto bisogna   non   aspettarsi   riconoscimenti   da parte di chicchesia.

I contatti con gli alleati diventano sempre più frequenti e, mentre una missione speciale si reca in aereo a Napoli al comando della 5ª Armata Americana, a studiare le questioni di dettaglio per l'agganciamento del nuovo reparto italiano alle truppe alleate in linea sul Volturno, si prepara una esercitazione tattica nei pressi di Nardò, alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ed di un folto gruppo di Ufficiali dell’alto comando alleato.

Il Nucleo di Sanità è in perfetta efficienza. Ogni uomo conosce il suo compito e arde dal desiderio di fare e di fare bene perché ognuno ha compreso qual’é la nostra situazione. La situazione di un esercito vinto. Abbiamo  chiesto di combattere a fianco del le truppe britanniche ed americane per riscattare gli errori del nostro passato, per avere un aiuto nella ricostruzione di domani; ci è stato promesso che le dure condizioni d'armistizio verranno mitigate, che l'Italia al tavolo della pace sarà trattata in ragione  del  concorso  che  avrà  portato alla vittoria degli alleati; i vincitori da poco  sbarcati sulla nostra terra diffidano di noi: bisogna oggi acquistarci la loro fiducia, domani avremo anche la loro ammirazione.

L'esercitazione, riuscitissima, si conclude con un ordine del giorno alle truppe in cui si rileva una particolare citazione per il Nucleo di Sanità Motorizzato “per il modo brillante con cui si è presentato sul terreno della manovra”.

 

La partenza

 

Eravamo al 4 novembre, anniversario della vittoria di un 'altra guerra, il cui ricordo, nella triste luce degli oscuri avvenimenti dell'ora, soffoca il cuore in un'onda di pena amara. Ma la volontà di risorgere era tanto grande . . . Nella chiesa parrocchiale di S. Pietro Vernotico si diede la benedizione ad una bandiera offerta dalle donne del luogo.  Insieme ai sacri simboli della Patria inalberammo i nostri cuori protesi fino alle Alpi senza malinconici rimpianti.

Eppoi due giorni dopo la corsa attraverso il piano pugliese. Brindisi, Locorotondo, Alberobello, Altamura, Gravina ... e cento altre località dove la popolazione tributava ai soldati commoventi e affettuose dimostrazioni. Alla periferia di Potenza la folla obbligò una colonna a deviare e percorrere le vie del centro della città tra un delirio di entusiasmo.

Ad Avellino si rese necessaria   una sosta di una ventina di giorni per gli ultimi approntamenti. La lunga fermata fu deleteria. Il contatto con le forze disgregatrici e corrosive delle retrovie rappresentate dagli eroi   del   mercato   nero, del   contrabbando e del disfattismo ebbe ripercussioni funeste sullo spirito della truppa.  Posti davanti a tali interrogativi speciosi ma   vuoti, taluni che pur con entusiasmo avevano abbracciato la nostra causa, non ressero e si verificarono casi dolorosi di diserzioni. Sintomi di una generale incertezza è di rilassamento minacciavano   la compagine e la solidità del Raggruppamento. L' orizzonte si era fatto improvvisamente oscuro.

Dal comando alleato si esigevano dati precisi sulla preparazione, sull' equipaggiamento, sull’armamento.   La nostra attrezzatura   nonostante gli sforzi e i ripieghi escogitati era troppo inferiore a quella di    una   consimile unità   alleata.  Si profilava una spiccata diffidenza del comando alleato nei nostri riguardi. Che cosa non ebbe a pensare e fare il Generale Dapino Comandante del 1° Raggruppamento   Motorizzato   per ovviare a manchevolezze, per ripianare deficienze, per tamponare falle? Egli ebbe allora una sovrumana fiducia nel suoi uomini ed in se stesso contro tutte le avversità che sembravano allora attentare ai primordi di una impresa decisiva per le sorti di tutta la collaborazione italiana alla guerra liberatrice, una fiducia consapevole e serena che gli brillava nello sguardo il giorno in cui in Avellino presentò tutto il 1° Raggruppamento schierato al   Generale Mac Clark   comandante   la 5ª armata americana.

A Maddaloni, dove il Comando si è trasferito si prepara un'altra manovra, una esercitazione a fuoco che si effettua alla presenza di numerosi osservatori e giudici di campo alleati presso   Montesarchio.

Il compito non era facile a causa del tempo inclemente che impantanava le strade. Ma il pensiero che il giudizio alleato ci avrebbe aperte le soglie del solco di fuoco che divideva la Patria o avrebbe inchiodate per sempre le nostre   brucianti speranze, ci fu di sprone all'ardua prova. Anche in questa occasione il nostro Reparto fu all'altezza del compito assegnato, svolgendolo con ordinata alacrità e sapiente organizzazione. Un ufficiale superiore medico del 2° Corpo d' armata americano, inviato quale giudice di campo, alla discussione della manovra che si svolge nel teatro della Regia di Caserta alla presenza di duecento ufficiali italiani ed alleati, dichiara esplicitamente: “il Nucleo di Sanità del Raggruppamento è perfettamente organizzato ed è in condizioni di affrontare tutte le eventualità del combattimento.”

Ecco finalmente ottenuto il crisma, dopo settimane di lavoro, di ansie, di pene, di speranze! Ecco il Nucleo di Sanità pronto alle dure prove del domani!

Il 5 dicembre 1943 arriva l’ordine di trasferirsi sul fronte di Mignano.

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