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domenica 30 luglio 2023

L'interpretazione della Storia

 

Il fatto e la sua storicizzazione

Ten. cpl. Sergio Benedetto Sabetta

 

            L’enorme potenza insita nell’informatica sia come raccolta che conservazione ed elaborazione dell’informazione porta, non solo a problemi di privacy, ma anche alla storicizzazione del fatto, una volta la memoria raccoglieva e disperdeva in pochi passaggi generazionali il fatto che diventava mito, racconto, oggi persiste nel tempo nel dilatarsi all’infinito del presente, nasce la necessità del connettere il singolo evento al contesto superando la sua parcellizzazione e manipolazione.

            All’origine vi era la necessità di trarre il fatto dal mito, dal racconto orale, per calarlo nella quotidianità, in quelle che sono le dinamiche culturali, sociali, politiche  ed economiche, i “documenti” certi su cui lavorare erano esclusivamente cartacei, epigrafici o su altri materiali, i reperti e frammenti architettonici.

            Nella “teoria sociale” gli eventi e le strutture poste in relazione tra loro hanno suggerito a Braudel di considerare gli eventi stessi come insignificanti e influenzati dalle sole strutture, una semplificazione contestata da La Roy Ladurie per il quale deve essere di volta in volta valutato il contesto dove l’evento si trasforma, riflettendo le strutture, in un catalizzatore o “matrice”, che per Wachtel e Sahlins in presenza di crisi e cambiamenti in atto acquista la funzione di acceleratore, velocizzando il cambiamento.

            Lo spazio per il singolo risulta per Braudel estremamente limitato, vi è quindi una difficoltà per i piccoli gruppi ed anche per gli stessi governanti  di arrestare il cambiamento, il quale può solo essere influenzato e pilotato, al riguardo si è fatto riferimento ai diversi risultati che la Grande Guerra ebbe sugli Stati che vi parteciparono ( Marwick , Cocka ), le dinamiche risultano tuttavia più sottili di quello che appare, si creano circostanze nelle quali individui e gruppi attraverso una serie di eventi influiscono sulla “riproduzione culturale”.

Interviene il problema dell’educazione che connette gli eventi al cambiamento strutturale secondo la “Teoria della generazione” sostenuta da Karl Manheim, l’evento rientra in una “storia collettiva” ( Lamprecht) che accoglie in sé l’ampia base di un agire collettivo dove psicologia, tecnologia e scienza, geografia culturale ed economica, filosofia e teologia si fondono (Hintze).

            Si crea quindi la necessità di una riflessione sui concetti di crescita economica, sviluppo economico e progresso economico in termini storici: termini di crescita e sviluppo sono visti di per sé come “positivi” ed identificati con il concetto di “progresso” , tuttavia mentre nei primi vi è alla base una valutazione numerica quale semplice misurazione di un incremento, che per la crescita si risolve nel volume totale di beni e servizi prodotti (PIL), per lo sviluppo vi è inoltre la valutazione del cambiamento organizzativo della struttura economica che ha accompagnato la crescita.

            Nel termine progresso si aggiunge una valutazione etica che pervade la numerazione e la simbologia adottata, i numeri vanno interpretati secondo un giudizio che si rifà al concetto di benessere o di disagio, l’utilità da materiale è calata sull’individuo viene immersa nell’uomo, nella sua capacità di crescita spirituale e di una relazionalità con l’altro positiva, i tre termini quindi si compenetrano ma non possono identificarsi, ed il concetto di “capitale umano” supera il solo insieme di conoscenze e abilità tecniche per diventare ricchezza umanistica.

            In questo si pone il problema della storicizzazione del quotidiano che le nuove tecnologie comunicative permettono, l’apporre il fatto nei diari dei social network pone un continuo ripetersi del fatto, un ricordare, sottolineare continuamente l’evento, viene meno la storicizzazione per innescare dinamiche conflittuali autoalimentate nel tempo, un tempo presente che tuttavia si sfilaccia progressivamente dalla capacità di lettura che viene dal vissuto del contesto.

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