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martedì 31 agosto 2021

Il Servizio Informazioni Militari nella Guerra di LIberazione.

 


 Il Regio Esercito, nella sua ricostruzione dopo gli avvenimenti armistiziali a Brindisi riorganizzò tutto il suo vertice. Non poteva non ricostruire quello che fu una delle branche più efficienti di tutta la seconda guerra mondiale, il S.I.M., il Servizio Informazioni Militare. Nella nuova organizzazione a Brindisi il S.I.M. ebbe cinque sezioni, denominate, “Calderini” per le operazioni offensive o spionaggio; “Bonsignore”, per le operazioni difensive, o controspionaggio; situazione operativa; organizzativa; tecnica. Ognuna di queste sezioni operò con i corrispondenti organi sia britannici che statunitensi. Una delle attività iniziali fu quella di prendere contatto con le bande che si andavano a formare dietro le linee tedesche, nel centro nord dell’Italia. La “Calderini”, preso contatto con la Special Force N. 1 britannica, iniziò ad operare impiantando reti informative nel nord Italia ed attivare atti di sabotaggio mirati. Con i britannici le azioni furono: missioni di collegamento ed operative, missioni speciali, missioni di istruttori per il sabotaggio, predisposizione di campi per aviolanci, punti di sbarco, rifornimenti, finanziamento delle bande, propaganda. In totale le missioni di collegamento ed operative all’inizio tutte composte da personale italiano, poi da personale misto, furono 96 di cui 48 italiane 23 inglesi con l’impiego di 282 uomini, di cui 163 italiani e 119 britannici

Le missioni speciali furono quattro con l’impiego di 152 uomini, con aviolancio alla cieca. Vennero poi creati 498 campi per ricezioni di materiale, che dall’ottobre 1944 anche di armi pesanti.

 Il S.I.M. organizzò il 1° Reparto speciale autonomo con elementi tratti dalla divisone Nembo in seguito chiamo Squadrone F,( con un allusione mal celata alla “Folgore”) o in terminologia alleata F. Recce. Il reparto però in varie missioni fino alla nota operazione “Herring” durante l’offensiva finale.

 

venerdì 20 agosto 2021

Guerra di Liberazione. Il Gruppo di Combattimento "Piceno"


 

Gruppo di Combattimento “Piceno”

 

Nasce dai reparti della divisone “Piceno” stanziata in Puglia, nella zona tra Francavilla Fontana  Villa Castelli Oria e Grottaglie, inserita nel IX Corpo d’Armata. Era al comando del generale Emanuele Beraudo di Pralormo, poi il gen. Enzo Vagni. Vicecomandante il gen. Enrico Mattioli e come capo di SM il col. Ludovico Malavasi. Fu costituito il 10 ottobre 1944 per trasformazione sulla base dei reparti della Divsione “Piceno”. Inquadrava il 235° e il 236° Reggimento fanteria, il 152° Reggimento artiglieria, il CLII battaglione misto genio, due sezioni di Carabinieri Reali, ed i servizi divisionali (amministrazione, sussistenza, sanitario, automobilistico, munizioni, carburanti ecc.).

 Mentre era stato avviato il programma di addestramento arrivò l’ordine per il “Piceno” di mettere a disposizione, tranne i Comandi, dei Carabinieri tutti i reparti dipendenti per servizi di ordine pubblico per la durata di circa tre mesi. A fine novembre 1944 giunse un nuovo ordine di mettere a disposizione per esigenze di ordine pubblico 2500 uomini divisi in 5 scaglioni. A fine dicembre il Gruppo fu incaricato di mettere a disposizione delle forze alleate 1400 uomini destinati alle unità salmieriste. Il Gruppo fu quindi orientato ad un impiego non operativo, ma sostanzialmente logistico fino a quando nel gennaio del 1945 gli fu affidato il compito dell’addestramento dei complementi. Il Gruppo avrebbe avuto la denominazione di Comando divisione “Piceno”, Centro addestramento complementi per forze italiane di combattimento. L’ordinamento fi completamente riordinato e si ebbe un Comando Centro, un reggimento raccolta e smistamento complementi, un reggimento complementi di fanteria, un reggimento complementi misto, scuole di addestramento. Per i restanti mesi il Centro assolse la sua funzione, fornendo ai Gruppi in linea personale motivato e preparato.  Il Centro era dislocato a Bracciano e Cesano di Roma in caserme ed aree addestrative che ancora oggi sono destinare agli usi e finalità assolta nel 1945 dal “Piceno”.

 

martedì 10 agosto 2021

Guerra di Liberazione. Il Gruppo di Combattimento Mantova

 


 

Nasce dai reparti della divisione “Mantova” stanziata in Calabria, alle dipendenze della VII Armata nel settembre 1943. Era al comando del generale Guido Bologna, che era al comando della “Mantova” in Calabria. Vice comandante il gen. Ettore Monacci, e come Capo di Stato Maggiore il ten. col. Antonio Gualano Inquadrava il 76° ed il 114° Reggimento fanteria, il 155° Reggimento artiglieria, il CIV battaglione misto genio, due sezioni di Carabinieri Reali, ed i servizi divisionali (amministrazione, sussistenza, sanitario, automobilistico, munizioni, carburanti ecc.). Era inserito nell’organico il 54° BLU, il nucleo di collegamento composto da ufficiali britannici

 

Dopo la costituzione e l’addestramento svolto in Calabria, a fine novembre ed inizio 1944 si trasferì nel Sannio, con baricentro San Giorgio del Sannio, dove intensificò la sua attività addestrativa. Qui fu visitato da varie personalità, tra cui il Luogotenente del Regno che assistette a importanti esercitazioni a fuoco, dal Ministro della Guerra Brosio e dal maresciallo Alexander comandante delle forze alleate in mediterraneo. Nella seconda metà di aprile 1944 si trasferì per via ordinaria nella zona del Chianti. Ricevette l’ordine di entrare in linea a partire dal 25 aprile 1945 alle dipendenze della VIII Armata Britannica, che avrebbe scelto il settore di impiego diretto. Il Gruppo di Combattimento non ebbe il tempo di essere operativo in quanto sono i giorni finali della guerra in Italia. L’insurrezione generale fu proclamata dal CNLAI il 25 aprile, mentre la resa delle truppe tedesche in Italia, firmata a Caserta il 29 aprile, fu comunicata il 2 maggio 1945. Il contributo del Gruppo di Combattimento “Mantova”, fu essenzialmente nel disimpegno di compiti di lavoro, di vigilanza, e di sicurezza, sia tenendosi a disposizione dei Comandi come forza di riserva, pronta ad intervenire secondo la necessità della battaglia finale che era in corso.