Quando il
maresciallo Montgomery lasciò il comando della VIII Armata nel dicembre 1943
l’Armata era attesta ad Ortona, conquista con molta fatica. Siamo negli
Abruzzi. Per tutta la primavera non vi sono guadagni di terreno notevoli e le
posizioni sono mantenute in attesa che il fronte tirreno avesse delle novità
sostanziali. Tutti speravano che l’azione su Anzio avesse avuto successo e
quindi il crollo del fronte sud tedesco. L’unica soluzione per la Germania era
ritirarsi sulla linea degli Appennini. Ma il fronte tedesco a febbraio, marzo
ed aprile resse con una certa sorpresa; lo sbarco di Anzio si cristallizzò nei
mesi di marzo ed aprile, diventando statico. La progressione delle truppe
alleate sul fronte adriatico era affidata da giugno 1944 al II Corpo Polacco,
reduce vittorioso della conquista di Cassino. Mentre sul tirreno, le forze
vittoriose di Cassino si unirono a quelle uscite dalla testa di ponte di Anzio,
e conquistarono Roma, sorpassandola e puntando verso nord. Giugno fu speso in questa
marcia, non contrasta dalle forze tedesche, che proseguì nel mese di luglio,
quando iniziò a farsi sentire il salasso di unità e di truppe, ritirate dal
fronte italiano per impiegarle nell’invasione della Francia meridionale. Sulla
litoranea tirrena, le truppe alleate puntavano a Livorno, la cui conquista del
porto era essenziale, essendo il più vicino Napoli
Sul fronte
adriatico la progressione del II Corpo Polacco lungo la strada Adriatica, con i
tedeschi che potevano solo permettersi a momenti di arresto temporaneo seguiti
da ripiegamenti o reazioni dinamiche locali. La costa a pettine delle Marche
dove i corsi dei fiumi, con andamento ovest-est, erano tra sistemi collinosi di
media altezza e ampiamente popolato. Ai primi di luglio i Polacchi erano arrivati
ad investire gli antemurali di Ancona, la cui conquista del porto era il loro
vero obbiettivo, per alleggerire il peso logistico ormai divenuto veramente
pesante in quanto tutti i rifornimenti ed i materiali arrivavano dai porti
pugliesi, Bari Brindisi e Taranto. I Polacchi attaccarono le posizioni tedesche
( 1° battaglia per Ancona) con solo due divisioni e oltre 200 carri armati. La
grande fiducia nelle forze corazzate fece commettere un errore di
sottovalutazione delle difese tedesche. Dopo cinque giorni di combattimenti la
progressione polacca era minima e le perdite notevoli, tra cui 49 carri armati,
il 25% della forza. Sospesa l’offensiva, fu chiamo in linea il Corpo Italiano
di Liberazione (C.I.L.) disseminato lungo la linea montana tra l’Abruzzo e le
Marche. In soli due giorni le unità elementari del C.I.L. furono portate in
linea, ed il 6 luglio 1944 erano attestati a ridosso di Filottrano, punto
nevralgico per la conquista di Ancona. I dieci gruppi di artiglieria e i cinque
battaglioni di fanteria del C.I.L. il giorno successivo assunsero le posizioni
di partenza e all’all’alba del 8 luglio attaccarono le posizioni tedesche di
Filottrano, difese da tre carri medi e due battaglioni di fanteria. E’ la
battaglia che consacra il C.I.L., la prima condotta con rapporti di forza
accettabili (artiglieria/fanteria 2:1, i con il nemico il rapporto in termini
di battaglioni di 5:2), la prima con esito vittorio dopo quattro anni di
sconfitte. Il 9 mattina, dopo che nella notte i tedeschi si erano ritirati con
pesanti perdite (un battaglione fu letteralmente distrutto), il tricolore
svettava su Filottrano e si apriva lo scenario per la manovra canonica di
attacco di corpo d’armata, a cui partecipò come terza divisone a pieno titolo
il C.I.L. per la conquista di Ancona. Il 18 luglio 1944 l’azione fu lanciata e
a sera i Polacchi avevano conquistato la città dorica ed il porto, mentre due
giorni dopo, il 20 luglio, il C.I.L. conquistava Jesi, costringendo i tedeschi
a ripiegare sul Cesano. Già il 23 luglio grazie ai lavori dei genieri alleanti,
con unità anche italiane, la prima nave “Liberty” attraccò ed iniziò a sbarcare
i materiali urgenti. Entro una settimana fu ripristinata la raffineria di
Falconara Marittima, che permise alle truppe alleate di spedire più celermente,
contando su rifornimenti di carburante sicuri.
Ad agosto fu
raggiunta la linea del Metauro, e qui il C.I.L. fu ritirato dalla prima linea
per essere riorganizzato. Dotato di equipaggiamenti e materiali britannici,
diede vita ai Gruppi di Combattimento, che entrarono in linea a gennaio 1945.
Senza alcuna
partecipazione di truppe italiane, gli Alleati lanciano la operazione “Olive”,
in cui impiegarono altre 100.000 soldati, voluta espressamente da Churichill il
quale contava di sfondare e puntare celermente su Ravenna Venezia e raggiungere
in breve tempo Trieste e la soglia di Gorizia per poi dilagare su Lubiana e
Vienna con l’intento strategico di arrivare al centro dell’Europa e impedire
ulteriori avanzate verso occidente dell’Armata Rossa. Era un disegno
prettamente britannico, che vide gli statunitensi rimanerne estranei, tutti
intenti a concentrare i loro sforzi nella Francia occidentale e considerare il
fronte italiano ormai secondario.
Nei mesi di
settembre ed ottobre la progressione britannica non raggiunse gli obbiettivi
sperati. Kesserling adottò anche in questa circostanza tecniche di difesa molte
elastiche, cercando di non irrigidirsi sulla difesa fissa, e cercando di non
farsi distruggere sul posto. Una sorta di ampio frenaggio che diede i suoi.
L’azione tedesca fu anche agevolata dalle condizioni meteorologiche molto
negative, con forti piogge che ingrossarono i fiumi nell’area intono a Rimini.
La battaglia di Rimini, che molti autori locali considerano, in gran parte a
ragione, la più grande battaglia non solo del fronte italiano ma anche quello
degli ultimi anni di guerra sul fronte alleato. Le perdite alleate furono fra
Caduti, feriti, ammalati e pochi prigionieri ammontarono a circa 30.000 uomini.
Il 25 ottobre la battaglia si concluse, con i Polacchi che pochi giorni prima
erano entrati a Cesena. Non solo Vienna e Lubiana, ma anche Trieste, Venezia e
Ravenna erano ancora lontane.
L’arrivo dell’inverno costrinse gli Alleati a
non lanciare più offensive. La Linea Gotica allestita e difesa dai tedeschi
aveva resistito ed un altro anno di guerra si prospettava per il fronte
italiano.
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