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sabato 5 maggio 2018

Corrado Fiorini combattente con il C.I.L.


Testimonianza. 1
Corrado Fiorini ricorda: "Dopo la battaglia di Filottrano, che vide protagonisti i paracaduti della Nembo, il nostro comandante generale Utili, il 10 luglio (vedi schizzo n. 11) chiama a rapporto in particolare i suoi bersaglieri e, senza giri di frase, indica quello che c'è da fare nei prossimi giorni, ovvero conquistare Jesi. E’ un compito importante ma gravoso, in quanto da informazioni raccolte risulta che Jesi è fortemente presidiata dai tedeschi. Si doveva andare avanti, continuando quella marcia iniziata dal momento del trasferimento nel settore adriatico. Una marcia a piedi, in carenza di automezzi adeguati. Era una fortuna trovare il caratteristico carro agricolo marchigiano, il “biroccio” trainato da due bovi, per il trasporto del materiale. Si va avanti tra mille cautele verso la vallata del Musone e Santa Maria Nuova”.

Emerge dalla testimonianza di Fiorini tutto lo status del Corpo Italiano di Liberazione. La carenza di mezzi è impressionante; ed è una scelta voluta, in quanto gli Alleati, in particolare i Britannici non vogliono assolutamente che il Corpo Italiano di Liberazione giochi in queste operazioni nelle Marche un ruolo primario



Testimonianza 2
Corrado Fiorini ricorda: "La mattina del 19 luglio, alle prime luci dell’alba, mentre stavo ancora dormendo sotto la mia tenda, a poca distanza da una casa di contadini, sento un fischio di richiamo, a me molto familiare, che annunciava  l’arrivo delle palombe a nella selva di Villa Romana, fuori Ancona, un bosco di querce dalle mie parti. Era un modo d’uso molto praticato dai cacciatori: costruivamo tunnel di vegetazione e, grazie a segnali convenzionati, arrivavamo inosservati nel punto giusto dove le palombe, sulle querce, si erano posate. Nella casa dei contadini, per puro caso, erano alloggiati Cesare e Giuseppina Fiorini genitori di mio cugino MOVM Sottotenente Aldo Fiorini del 5° Reggimento bersaglieri (vds scheda a parte). Erano sfollati da Ancona a causa dei bombardamenti. A sentire il richiamo per le palombe, mi alzo e vado verso la casa dei contadini e subito incontro gli zii. Era lo zio Cesare a fischiare (perché vedendo i bersaglieri pensava ci fosse anche suo nipote) e in un primo momento non riconosce nel bersagliere che gli è di fronte Corrado (che in famiglia viene chiamato “Corradì”) , ma anche Giuseppina non mi riconosce. Mi ero fatto crescere i baffi (come nella poesia Davanti a San Giusto: "Con quei baffi a capecchio e con quei musi davanti a Dio dritti come fusi") e indossavo l’uniforme kaki, quella coloniale, come tutti i bersaglieri. Ma poi mi  riconobbero e ci abbracciammo."
 Era voce tra i soldati che avevano l'uniforme kaki che la vestissero per non confondersi con i tedeschi. Nella realtà ogni reparto indossava la divisa che aveva al momento della crisi armistiziale, essendo praticamente impossibile essere riforniti di vestiario ed equipaggiamento regolare da parte della logistica del Regio Esercito.

[1] Nato ad Ancona il 10/01/1922. Se possibile aggiungere alcune note biografiche. ha partecipato alla Guerra di Liberazione come bersagliere
Componente del LI Battaglione Bersaglieri AUC, partecipa agli eventi armistiziali in Puglia e alla difesa del Porto di bari il 9 settembre 1943.; poi con il suo battaglione si addestra nell’ambito del I Raggruppamento Motorizzato e partecipa alla battaglia di Montelungo, l’8 dicembre 1943. E’ testimone diretto di questa battaglia, come componente della 1° Compagnia, ove assiste al sacrifico della 2° Compagnia bersaglieri decimata lungo il torrente Peccia. Soccorre Giorgio Barletta, ferito in quell’attacco, cementando una amicizia pluricinquantennale.
Il LI battaglione bersaglieri esce provato dalla prova di Montelungo, Ritirato come tutto il I Raggruppamento Motorizzato, per riorganizzarsi il LI battaglione bersaglieri dà vita ai due battaglioni che formeranno il 4° Reggimento bersaglieri, il XXXIII ed il XXIX, i due battaglioni che saranno protagonisti della campagna del Corpo Italiano di Liberazione nelle Marche. Fiorini, Allievo Ufficiale di Complemento, viene promosso sergente nel dicembre 1943. Le vicende dei bersaglieri che andarono oltre le righe lo videro partecipe, sempre animato e sostenuto dal suo grande amore di Patria.


Segue Testimonianze su Combattimento di Montegranale Passaggio del Fiume Esino a nuoto
Uomo con il fiasco in mano tratte dal discorso di Jesi ( se mi mandi il testo del discorso come allegato le riporto)


 Testimonianza 3
Corrado Fiorini ricorda: "Arrivati a Jesi e conquistata, ottengo dieci giorni di licenza per recarmi in Ancona. E’ con me il serg.magg. Ezio Buzzo, abitante al Poggio, una frazione di Ancona, emigrato poi in Argentina. Non vi erano mezzi di trasporto. Da buoni bersaglieri entrambi pensammo: “abbiamo fatto tante marce inutili nel corso del nostro servizio militare, almeno questa ci porta a casa a riabbracciare i nostri cari che da oltre un anno non hanno nostre notizie" e ci mettemmo in cammino a piedi alla volta di Ancona, per la precisione verso la frazione delle Tavernelle distante circa 50 chilometri."

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