mercoledì 30 maggio 2018
domenica 20 maggio 2018
Jesi. Un combattente ricorda il 20 luglio 1944
70° ANNIVERSARIO LIBERAZIONE DI JESI
20 Luglio 1944 – 20 Luglio 2014
Oratore ufficiale: Corrado Fiorini
(Reduce IV° Rgt Bers)
Desidero anzitutto porgere saluti
bersagliereschi e ringraziamenti al Sindaco dott. Bacci che ha autorizzato
questa meravigliosa manifestazione riguardante il 70° anniversario della
liberazione di Jesi. Saluti bersagliereschi alle altre autorità presenti, la
loro presenza onora sensibilmente il vero significato di questa bella
manifestazione. Saluti bersagliereschi anche al Presidente della sezione
bersaglieri di Jesi bersagliere Ivo Vincenzetti e al bersagliere Omero
Bezzeccheri per la buona riuscita di questa cerimonia. Saluti bersagliereschi
anche a tutti i presenti.
Io sono un reduce, uno dei pochi
rimasti ancora in vita.
Negli anni 1943/44/45 ho partecipato
alla guerra contro la Germania, dichiarata dal Generale Pietro Badoglio,nella
qualità di capo del governo del Sud.
L’ Italia era divisa in due parti.
Io facevo parte del LI° btg bers AUC
e con me c’ era l’ indimenticabile caro amico Giorgio Barletta che come a Voi
noto è stato il Presidente Regionale Marche della Associazione Bersaglieri e
Consigliere Nazionale della medesima associazione.
Il LI° btg bers. fu l’ antesignano
della rinascita morale e materiale del nuovo Esercito Italiano che per primo
iniziò il 9 settembre 1943, giorno dopo del doloroso armistizio, con la difesa
di Bari dai tedeschi quella marcia di dolore e di gloria verso il nord “A
RICERCARE LA PATRIA SMARRITA” per salvare il salvabile che purtroppo non ho ancora
ritrovato, considerata la deludente situazione politica ed economica in cui si
dibatte la nostra Italia da molti anni.
Primo episodio bellico
La battaglia dell’ 8 e del 16
dicembre 1943 a Monte Lungo con il “Primo Raggruppamento Motorizzato” lo scontro
fu molto duro ed il LI°btg fu molto provato subendo perdite molto gravi.
Comunque Monte Lungo, forte caposaldo tedesco prima di Cassino, fu liberato. In
quella battaglia fu gravemente ferito il carissimo amico Giorgio Barletta,
ferita che lo ha tormentato tutta la vita fino alla morte avvenuta qualche anno
fa. In suo onore il Comune di Ancona ha intestato a suo nome, in considerazione
delle sue ottime doti culturali e quale combattente di Monte Lungo, una via
cittadina. Dopo questo primo successo si costituì un gruppo di combattimento
molto più forte il “C.I.L. Corpo Italiano di Liberazione” composto dal 68° Rgt
Fanteria, un btg Alpini “Piemonte”, un btg Paracadutisti “Nembo”, un btg di
Arditi, il IV° Rgt bers. Composto dai btg XXIX e XXXIII nei quali fummo
inseriti rispettivamente noi del LI° btg bers, reparti del Genio e della
Sanità.
Fu una lunga primavera di guerra di
posizione sugli Appennini Abruzzesi, catena delle Mainarde, Monte Mare e Monte
Marrone. I primi di giugno i tedeschi si sganciarono per ritirarsi verso Nord e
noi a seguirli sempre da vicino con marce forzate e scambi di artiglieria. Noi
non avevamo mezzi di locomozione per il trasporto di viveri, armi pesanti e
quant’ altro necessario e quindi la nostra fatica fu enorme. Finalmente riuscimmo
a trovare dei carri agricoli tirati da buoi i cosiddetti “birocci” e quindi l’
avanzata fu facilitata.
Ai primi di luglio arivammo a sud
della Marche, Arquata del Tronto, Tolentino, San Severino e poi verso Jesi
Collina, Santa Maria Nuova, Filottrano. Qui a Filottrano il gruppo di
combattimento riordinò le file e ci fu segnalato che Jesi era saldamente in
mano tedesca per cui bisognava organizzare un attacco adeguato. I due btg. Bers
hanno così avuto l’ ordine di andare avanti verso Jesi con tutte le cautele del
caso e quindi arrivammo sulle colline adiacenti alla Valle dell’ Esino.
Il XXIX btg bers era nella zona di
Montegranale e noi del XXXIII eravamo leggermente più in basso. Improvvisamente
i tedeschi fecero un furioso, furibondo e cattivo attacco con mortai e tiri di
mitragliatrice nella zona di Montegranale. Il XXIX subì lo scontro e si trovò
in difficoltà subendo la eroica morte del serg. magg. Giuseppe Riccardi e
quindi noi del XXXIII avemmo l’ ordine di farci sotto per tamponare la
situazione e così fu fatto ben assistiti dal nostro plotone mortai e con il
XXIX che nel frattempo si era ripreso colpimmo ripetutamente le posizioni
tedesche ed a lungo andare scoprimmo che i tedeschi non davano più segni di
vita.
Grande sorpresa, ma in guerra le sorprese
sono molto pericolose perché il nemico lascia le sue posizioni per ritrovarlo
poi inspiegabilmente in una altra posizione con tutte le conseguenze negative.
Stando così le cose assumemmo un atteggiamento di prudenza e restammo sulle
nostre posizioni in attesa di chiarimenti sulla situazione.
Come su detto il serg.magg. Riccardi
fu ucciso. Questo valoroso giovane prima che l’ Italia entrasse in guerra era
emigrato in Svizzera , poi venuto a conoscenza degli eventi bellici rientrò
immediatamente, per amor di Patria, si arruolù volontario nel corpo dei
bersaglieri immolandosi in terra jesina. Fu decorato con medaglia d’ oro al
V.M. e promosso sten. per meriti di guerra. E’ da tutti ricordato come figura
tipica di grande bersagliere patriota ed il suo nome Jesi lo ricorda su di un
cippo agli Orti Pace. Nello scontro suddetto lodevole fu il comportamento degli
allievi del già LI° btg bers AUC.
Oltre alla situazione dei tedeschi
che non si sapeva ove erano finiti, altro impedimento per andare avanti verso
Jesi era il Fiume Esino che doveva essere necessariamente attraversato. Fu dato
questo ordine con tutte le cautele necessarie, ma come al solito non avevamo
mezzi adeguati per poterlo fare facilmente. Io con la mia squadra eravamo sulla
sponda pianeggiante del fiume e decidemmo di farlo a guado, e così fu fatto
armi sulle spalle iniziammo la traversata. Quando fui nel mezzo del fiume l’
acqua mi arrivava sul petto e provai una piacevole sensazione di freschezza, l’
acqua era fredda mentre fuori faceva molto caldo. Continuammo la traversata con
molta attenzione perché c’ era il pericolo di cadere dal momento che in qualche
punto il fondo del fiume presentava delle buche. Con buona volontà arrivammo
sull’ altra sponda e lì piazzammo le nostre armi in attesa di ricevere ordini
precisi sul da farsi. Mentre eravamo sulle posizioni con i nostri pensieri e le
preoccupazioni vedemmo da lontano venire avanti a ridosso di un canneto, che
arrivava fino al fiume, un uomo gobbo gobbo con qualcosa in mano. Subito pensai
“questo farà un brutta fine” perché di fronte alle situazioni dubbiose in
guerra era molto facile sparare. Fortunatamente nessuno lo fece e questi giunto
a pochi metri di distanza a voce alta gridò “bersaglieri i tedeschi hanno
lasciato Jesi” chi era costui che con tanta sicurezza e determinazione faceva
questa affermazione? Sorge il dilemma crederci o non crederci, ma nel dubbio
rimanemmo impavidi sulle nostre posizioni in attesa di ordini precisi dal
nostro comando. Poco dopo infatti ci fu segnalato che effettivamente i tedeschi
avevano lasciato Jesi e si erano ritirati verso Barbara. La notizia fu presa
con grande gioia da tutti. Quell’ uomo aveva detto la verità e quella cosa che
aveva in mano era un fiasco di vino. Cogliemmo l’ occasione per berlo tutto tutti
quanti. Credetemi in quel momento eravamo molto provati sia fisicamente che
mentalmente e quella bevuta di vino “sapemmo poi che era Verdicchio”fu per noi
un tocca sana che diede immediatamente quella vitalità tipica bersaglieresca.
Era il giorno 20 Luglio 1944
Jesi fu liberata.
Viva l’ Italia viva il glorioso Corpo
dei Bersaglieri, sempre pronto a intervenire in ogni occasione con successo a
difesa della Patria.
Bers
Corrado Fiorini
venerdì 11 maggio 2018
sabato 5 maggio 2018
Corrado Fiorini combattente con il C.I.L.
Testimonianza. 1
Corrado Fiorini ricorda: "Dopo la battaglia di Filottrano, che
vide protagonisti i paracaduti della Nembo, il nostro comandante generale
Utili, il 10 luglio (vedi schizzo n. 11) chiama a rapporto in particolare i
suoi bersaglieri e, senza giri di frase, indica quello che c'è da fare nei
prossimi giorni, ovvero conquistare Jesi. E’ un compito importante ma gravoso,
in quanto da informazioni raccolte risulta che Jesi è fortemente presidiata dai
tedeschi. Si doveva andare avanti, continuando quella marcia iniziata dal
momento del trasferimento nel settore adriatico. Una marcia a piedi, in carenza
di automezzi adeguati. Era una fortuna trovare il caratteristico carro agricolo
marchigiano, il “biroccio” trainato da due bovi, per il trasporto del materiale.
Si va avanti tra mille cautele verso la vallata del Musone e Santa Maria
Nuova”.
Emerge dalla testimonianza di Fiorini
tutto lo status del Corpo Italiano di Liberazione. La carenza di mezzi è
impressionante; ed è una scelta voluta, in quanto gli Alleati, in particolare i
Britannici non vogliono assolutamente che il Corpo Italiano di Liberazione
giochi in queste operazioni nelle Marche un ruolo primario
Testimonianza 2
Corrado Fiorini ricorda: "La mattina del 19 luglio, alle prime
luci dell’alba, mentre stavo ancora dormendo sotto la mia tenda, a poca
distanza da una casa di contadini, sento un fischio di richiamo, a me molto
familiare, che annunciava l’arrivo delle
palombe a nella selva di Villa Romana, fuori Ancona, un bosco di querce dalle mie
parti. Era un modo d’uso molto praticato dai cacciatori: costruivamo tunnel di
vegetazione e, grazie a segnali convenzionati, arrivavamo inosservati nel punto
giusto dove le palombe, sulle querce, si erano posate. Nella casa dei
contadini, per puro caso, erano alloggiati Cesare e Giuseppina Fiorini genitori
di mio cugino MOVM Sottotenente Aldo Fiorini del 5° Reggimento bersaglieri (vds
scheda a parte). Erano sfollati da Ancona a causa dei bombardamenti. A sentire
il richiamo per le palombe, mi alzo e vado verso la casa dei contadini e subito
incontro gli zii. Era lo zio Cesare a fischiare (perché vedendo i bersaglieri
pensava ci fosse anche suo nipote) e in un primo momento non riconosce nel
bersagliere che gli è di fronte Corrado (che in famiglia viene chiamato
“Corradì”) , ma anche Giuseppina non mi riconosce. Mi ero fatto crescere i
baffi (come nella poesia Davanti a San Giusto: "Con quei baffi a capecchio
e con quei musi davanti a Dio dritti come fusi") e indossavo l’uniforme
kaki, quella coloniale, come tutti i bersaglieri. Ma poi mi riconobbero e ci abbracciammo."
Era voce tra i soldati che avevano l'uniforme
kaki che la vestissero per non confondersi con i tedeschi. Nella realtà ogni
reparto indossava la divisa che aveva al momento della crisi armistiziale,
essendo praticamente impossibile essere riforniti di vestiario ed
equipaggiamento regolare da parte della logistica del Regio Esercito.
[1]
Nato ad Ancona il 10/01/1922. Se possibile aggiungere alcune note biografiche. ha
partecipato alla Guerra di Liberazione come bersagliere
Componente del LI
Battaglione Bersaglieri AUC, partecipa agli eventi armistiziali in Puglia e
alla difesa del Porto di bari il 9 settembre 1943.; poi con il suo battaglione
si addestra nell’ambito del I Raggruppamento Motorizzato e partecipa alla
battaglia di Montelungo, l’8 dicembre 1943. E’ testimone diretto di questa
battaglia, come componente della 1° Compagnia, ove assiste al sacrifico della
2° Compagnia bersaglieri decimata lungo il torrente Peccia. Soccorre Giorgio Barletta ,
ferito in quell’attacco, cementando una amicizia pluricinquantennale.
Il LI battaglione
bersaglieri esce provato dalla prova di Montelungo, Ritirato come tutto il I
Raggruppamento Motorizzato, per riorganizzarsi il LI battaglione bersaglieri dà
vita ai due battaglioni che formeranno il 4° Reggimento bersaglieri, il XXXIII
ed il XXIX, i due battaglioni che saranno protagonisti della campagna del Corpo
Italiano di Liberazione nelle Marche. Fiorini, Allievo Ufficiale di
Complemento, viene promosso sergente nel dicembre 1943. Le vicende dei
bersaglieri che andarono oltre le righe lo videro partecipe, sempre animato e
sostenuto dal suo grande amore di Patria.
Segue Testimonianze su Combattimento
di Montegranale Passaggio del Fiume Esino a nuoto
Uomo con il fiasco in mano tratte dal
discorso di Jesi ( se mi mandi il testo del discorso come allegato le riporto)
Testimonianza 3
Corrado Fiorini ricorda: "Arrivati a Jesi e conquistata, ottengo
dieci giorni di licenza per recarmi in Ancona. E’ con me il serg.magg. Ezio
Buzzo, abitante al Poggio, una frazione di Ancona, emigrato poi in Argentina.
Non vi erano mezzi di trasporto. Da buoni bersaglieri entrambi pensammo:
“abbiamo fatto tante marce inutili nel corso del nostro servizio militare,
almeno questa ci porta a casa a riabbracciare i nostri cari che da oltre un
anno non hanno nostre notizie" e ci mettemmo in cammino a piedi alla volta
di Ancona, per la precisione verso la frazione delle Tavernelle distante circa
50 chilometri."
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