mercoledì 14 ottobre 2015
Cefalonia. Le Operazioni. 15-22 settembre
Di quale entità furono i rinforzi da
esso ricevuti sia durante la settimana delle trattative che subito all’inizio
delle ostilità.
A questa domanda risponde il capitano
Bronzini. “il 15 settembre – egli dice – iniziandosi le ostilità, noi del
comando di divisione giudicammo che i tedeschi fossero saliti a tremila uomini.
Ma il grosso dei rinforzi fu inviato ad ostilità aperte, dopo il 15. sbarcarono
allora tre battaglioni della 1ª divisione alpina, nota per la sua feroce
aggressività, e due battaglioni di cacciatori di montagna della divisione
“Brandemburgo”. La direzione delle operazioni fu assunta da un colonnello
alpino. Il ten. col. Barge fu “silurato” e, tra il 15 ed il 20, richiamato sul
continente greco”.
Sicchè, subito dopo il 15, i tedeschi
vennero a disporre sull’isola di sette battaglioni di fanteria, di cui cinque
di truppe scelte, più la batteria di semoventi. Ma furono anche sbarcate – come
risulta da diversi indizi – numerose armi di rinforzo, mortai e piccole
artiglierie, col relativo personale.
In quanto a dislocazione, il presidio
tedesco godeva di una situazione favorevole. Le forze, quasi per intero,
presidiavano un settore topograficamente isolato qual’era quello di Luxori,
comprendente l’intera penisola di Paliki; ed il possesso della posizione di
Kardakata, unica via terrestre di accesso a detta penisola, accentuava il
vantaggio.
Sfavorevole invece era la posizione di
Argostoli dove era dislocata la sola batteria di semoventi, a sostegno della
quale però, come si è fatto cenno, erano state inviate, durante le trattative,
truppe di fanteria di entità imprecisabile.
Per quanto riguarda il presidio
italiano, occorre aggiungere a quanto s’è già detto che dei sei battaglioni di
fanteria disponibili solo tre – quelli del 17° fanteria – erano in piena efficienza
addestrativa; quelli del 317° fanteria erano invece composti di reclute non
ancora sufficientemente istruite e comunque non ancora provate dal fuoco.
Altre truppe utilizzabili,
all’occorrenza, come fanteria – ma con gli effetti che simili ripieghi
comportano – erano: la compagnia carabinieri, quella di finanza e due compagnie
di lavoratori del genio.
Tutto il resto degli uomini era
impegnato in servizi di specialità (genio, sanità sussistenza) o nei reparti di
artiglieria (circa sei gruppi, più una batteria da 120 della Marina).
È perciò ora possibile un rapido
confronto fra le forze contrapposte.
Superiorità, da parte tedesca, nella
qualità della fanteria e nell’armamento a questa relativo.
Superiorità, da parte italiana, di
artiglieria. Vantaggio che però venne frustrato dalla assoluta padronanza aerea
tedesca, a cui il presidio italiano non potè contrapporre che una assai scarsa
reazione contraerea.
Il rapporto delle forze, l’8 settembre
così favorevole a noi, si era dunque invertito appena iniziate le ostilità.
La lunghezza delle trattative non fu,
a questo riguardo, fattore determinante: l’invasione sarebbe ugualmente
avvenuta se le ostilità si fossero iniziate la stessa sera dell’8.
E neppure la conservazione delle
importanti posizioni di Kardakata, la cui cessione ebbe certo influenze
negative sullo sviluppo minuto delle operazioni, avrebbe potuto cambiare
l’esito finale della lotta.
Basta infatti tener presente che il
presidio italiano, quando anche avesse soppresso di colpo quello tedesco, non
avrebbe poi avuto forze e mezzi sufficienti su tutti i punti dell’isola per
opporsi con probabilità di successo ad azioni di sbarco sostenute da notevoli
forze aeree.
Le truppe italiane si presentavano
alla lotta, per effetto del generale sentimento antitedesco, in condizioni
morali buone, ma che tuttavia non si possono definire ottime. Elemento negativo
principale il fatto che dalla madrepatria, durante sette lunghi giorni, non era
giunto, neppure sotto forma di promessa, alcun aiuto, si aggiungevano gli
effetto della sfibrante settimana delle trattative, dalla quale, a cagione
delle gravi e comunque riprovevoli manifestazioni di indisciplina, la compagine
dei reparti ne era uscita assai scossa e decaduta.
Il morale delle truppe tedesche era principalmente sostenuto da tre
fattori: l’adeguatezza dei mezzi a disposizione e la certezza di sicuri e
rapidi rifornimenti dal continente greco; l’assoluta padronanza aerea in una
zona, nella quasi totalità, scoperta; l’episodio del 13 contro le motozattere,
ritenuto – con giudizio superficiale ma tuttavia, sul momento, di grande
effetto – atto di tradimento da parte italiana.
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