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venerdì 8 febbraio 2019

Un episodio fondamentale.


Monte Marrone. (31 marzo 1944)


Un aspetto che fu favorevole al mantenimento del I° Raggruppamento Motorizzato come unità combattente fu il fatto, noto, che gli Statunitensi non avevano dimestichezza ed esperienza nella guerra in montagna. Il più moderno e meccanizzato esercito del mondo si trovava in difficoltà sul terreno appenninico dell’Italia meridionale, soprattutto in termini di alimentazione logistica: i soldati statunitensi dovettero imparare a “condurre” i muli e tutto quello che significava in termini di salmerie ed altro. Il cap. Silvestrini istituì corsi di alpinismo, scii e sopravvivenza in montagna per le truppe statunitensi, che furono molto apprezzati; quello che definitivamente fece propendere la bilancia verso il mantenimento di forze italiane di combattimento fu l’impresa del battaglione “Alpini” Piemonte. In realtà non fu una azione di guerra, ma una difficile occupazione, di sorpresa, del massiccio di Monte Marrone, 1770 metri di altezza, sperone avanzato del Parco d’Abruzzo, dall’alto del quale di dominava una vastissima area.


 Arrivati in zona il 22 marzo 1944, riconosciuta la posizione, fu elaborato il piano per la conquista della vetta di Monte Marrone, che i tedeschi non presidiavano d’inverno in quanto coperta di neve. Le informazioni davano questa situazione, ma vi era la possibilità che elementi tedeschi fossero presenti, quindi non era escluso un combattimento ravvicinato. Ma tutta la preparazione per l’impresa di Monte Marrone fu accurata. Il colonnello Ettore Fucci, vice comandate del I Raggruppamento Motorizzato e comandante della fanteria, fu l’acculato estensore dell’ordine di operazione per l’occupazione di Monte Marrone, che diresse dal suo Posto Comando in Val Petrara.