Progetto
“Aprilia nella prima metà del Novecento
Museo della Città
Associazione “Un Ricordo per la Pace”
La Mostra
“Aprilia in Guerra: la battaglia di
Aprilia”
Reperti
ed Oggettistica della Collezione Ostilio Bonacini
Aprilia
24
Aprile 2013
Istituto
“Carlo e Nello Rosselli”
La mostra ha come tema: “Aprilia
in guerra: la battaglia di Aprilia”, con il quale si vuole illustrare al visitatore
come Aprilia,appena fondata dopo pochi anni ha dovuto prima affrontare le prove
di una Nazione in guerra e poi ha dovuto subire,a seguito dello sbarco di Anzio
avvenuto il 22 gennaio 1944, i combattimenti tra gli opposti schieramenti,
vedendo trasformato il suo territorio in un campo di battaglia.
La Mostra si articola su tre
comparti, il primo composto da quattro vetrine in cui si fissano alcune
concetti riguardanti la città, una vetrina generale divisa in due parti, una
dedicata ad Aprilia in Guerra, attraverso la esposizione di uniformi e
materiale italiano ed una seconda parte dedicata alle forze contrapposte, statunitensi,
inglesi e germaniche. Poi una serie di cinque vetrine in cui, attraverso la
esposizione di reperti e fonti materiche si vuole illustrare le Armi terrestri (Fanteria, Artiglieria, Cavalleria,
Genio e Trasmissioni e Servizi) per dare una idea di che cosa è stata nei suoi
aspetti particolari la guerra.
Il percorso illustrativo della mostra si segmenta in vetrine
contrassegnate in ordine alfabetico, che
andiamo ad illustrare
.
Vetrina verticale “A”
Aprilia prima della Guerra
La vetrina mostra Aprilia prima
della guerra attraverso foto dell’epoca. Fondata il 25 aprile 1936, che nella
retorica fascista del tempo, era questa data indicata come Anno XIV (
dall’inizio dell’era fascista, che cade nel 1922) nel 160° giorno di assedio
economico, posto a seguito delle sanzioni poste all’Itala per la aggressione
all’Etiopia nel 1935 da parte della Comunità Internazionale attraverso la
Società delle Nazioni. Aprilia era la città nuova dell’agro pontino-romano,
costruita completamente con materiali autartici, fu inaugurata dopo diciotto mesi dalla sua fondazione, il
29 ottobre 1937.( L’anno fascista iniziava il 28 ottobre, data della marcia su
Roma, quindi nel Capodanno fascista) Nacque come centro rurale delle bonifiche
dell’agro pontino. Nella vetrina sono esposte fotografie delle costruzioni in
essere e come si presentava Aprilia alla
vigilia della guerra. Edificio particolare era il Campanile della Chiesa.
Proposti anche due schede una che spiega il significato araldico del Gonfalone
e una altra scheda che sottolinea il collegamento con un automobile, denominata
“Lancia Aprilia” presentata al salone di Parigi nel 1936, fu immessa sul
mercato nazionale come “Lancia Aprilia 238 (Standard).
Per ricordare il recente passato, la Grande Guerra,
(Aprilia fu popolata da immigrati veneti come tutto l’Agro Pontino che
lasciarono le loro terre per la povertà avuta in retaggio dalla guerra) sono esposti una borraccia italiana del regio
Esercito della prima guerra mondiale, con accanto un elmetto modello “Adrian”
in alluminio con soggolo senza interno, elmetto che fu usato dalle truppe
italiane di seconda linea anche durante la Seconda Guerra
Mondiale, un cappello da carabiniere senza fregio con
visiera: da notare i bottoni argentei che sorreggono il sottogola con il
rilievo le sigla VE Vittorio Emanuele, a significare la fedeltà della Prima
Arma del Regio Esercito al Re, (vedi scheda per la vetrina dei copricapo). Nel
ripiano inferiore è esposta una giacca grigioverde per uniforme da ufficiale della MVSN (Milizia
Volontaria per la
Sicurezza Nazionale) esercito di partito fondato il 1
febbraio 1923, completa di bottoni in
rilievo con lo stemma della Milizia.
Vetrina Principale “B”
La vetrina principale “ B” della
mostra contiene venti manichini principali ed cinque supporti cubici ripartiti
in due quadri: uno, quello di sinistra, che tratta del tema “Aprilia in
Guerra”, l’altro, quello di sinistra, “La Battaglia di Aprilia”. Il primo
espone Uniformi e materiale oggettistico riferito principalmente alle Forze Armate
Italiane, il secondo alle forze alleate e germaniche che si affrontarono nel
1944.
Alle pareti della vetrina, a
sottolineare questi due riquadri una bandiere italiana con stemma dei Savoia al
centro, una bandiera italiana con stemma dei Savoia e Corona Reale al centro, ed una bandiera a stelle e strisce
degli Stati Uniti d’America
Primo Quadro .
Aprilia in Guerra: è diviso in tre riquadri: Esercito, Regia Aeronautica,
Regia Marina
- Primo Riquadro. Regio Esercito e
Milizia
Uniformi del partito.
Partendo da sinistra, guardando
la vetrina, si ha una Giubba della ONB ( Opera Nazionale Balilla) da
avanguardista, un a divisa da Gerarca del partito Nazionale Fascista nera con
pantaloni alla cavallerizza.
L’Opera Nazionale Balilla era
l’organizzazione del Partito Nazionale Fascista (PNF) cioè l’ente morale per
l’assistenza e l’educazione fisica e morale della gioventù nata nel 1926 ed era
organizzato in Figi della Lupa, Piccole Italiane, Balilla, Avanguardisti,
Giovani Fascisti, Giovani Italiane ed Italiani. Ognuno ha una uniforme che
varia con il tempo.
L’Uniforme degli avanguardisti ha: pantaloni
alla zuava grigioverdi con fasce mollettiere, scarponi neri, giacca di panno
verde tagliata alla cacciatora, cintura di pelle grigioverde, maglione
sintetico di lana sintetica con collo da
ciclista, cappello alla foggia alpina senza penna.
Il Partito Nazionale Fascista adottò una
serie di uniformi che variano nel ventennio. Qui è esposta una Giubba da
Gerarca nera con calzoni “di tipo corto”, detti alla cavallerizza, senza alcun
grado o mostreggiatura.
Uniformi del Regio
Esercito
Giubba da S. ten. dei bersaglieri, con gradi,
appartenuta a Dante Bonacini, Caduto in
Russia
Uniforme da Bersagliere, con giubba
nera,nastrini, e pantaloni alla cavallerizza, con
cappello piumato,
appartenuta a Giuseppe Bonacini
Uniforme da Capitano di Artiglieria, con
pantaloni da cavallerizzo
Uniforme da Fante, con giubba e
pantaloni da cavallerizzo, con mostrine della Divisione
“Cremona”, con pastrano da
truppa
Uniforme da Capitano degli Alpini, con
calzoni alla cavallerizza.
L’uniforme ordinaria degli Ufficiali era in tessuto diagonale, o in cordellino,
grigioverde e si componeva dei seguenti capi: berretto, giubba, pantalone da
cavallo, o pantalone lungo, camicia, cravatta, guanti e calzature.
La giubba era ad un petto chiusa da quattro
bottoni d’oro per tutte le armi, corpi e servizi, ad eccezione dei generali che
avevano i bottoni in argento; ogni bottone portava a rilievo il fregio di
appartenenza.
Il bavero aperto e rovesciato in velluto o
panno, era guarnito di una sola profilatura, ed era fornito di mostrina,
alamaro e sempre di stellette. Aveva quattro tasche a toppa, due al petto e due
ai fianchi. Al di sopra delle manopole erano portati i gradi sotto forma di
galloni
Le controspalline erano mobili in tessuto
grigioverde.
I pantaloni, ufficialmente definiti “corti”
erano da cavallo, e si presentavano ampi alle cosce e stretti al ginocchio che
terminavano in forma tubolare con due fettuccina per la chiusura. Avevano
tre tasche a taglio: due verticali ed un
sul lato destro del dietro. Erano guarniti da doppie bande di panno nero
(larghe da 520 ai 550 mm)
intervallate al centro da una pistagna del colore dell’arma, corpo o servizio.
La calzatura era lo stivale
I guanti erano di pelle scamosciata.
L’uniforme dei Marescialli, Sergenti Maggior
e Sergenti era simile a quella degli Ufficiali.
L’Uniforme della Truppa invece differiva
alquanto da quella degli ufficiali
per
foggia che per il panno, che era
più grezzo e di colore verdastro
Nella Mostra si possono cogliere queste
differenze osservando l’Uniforme degli Ufficiali 8Capitano degli Alpini,
Capitano di Artiglieria con l’uniforme del Fante della “Cremona”)
La giubba dell’uniforme ordinaria mod 1937
era ad un petto chiusa da tre bottoni di frutto. Il collo era sempre aperto e
rovesciato, ma con possibilità di chiuderlo grazie ad una grande asola posta a 2 centimetri dalla punta
del risvolto di sinistra e relativo colletto cucito sotto il lato destro del
colletto. Il bavero era nero o colorato a seconda della appartenenza
- Secondo Riquadro: Regia Aeronautica
Pastrano da Ufficiale per la Regia Aeronautica
Mantella Azzurra per Ufficiale
della Regia Aeronautica
Il cappotto azzurro veniva usato con tutte
le uniformi. Indossato con la grande uniforme, ed ogni qualvolta era prescritto
l’uso della sciarpa, (indossata
sopra
la giubba mai sul cappotto) era
stabilito che i due fiocchi della sciarpa fuoriuscissero dall’apposito taglio
ricavato sopra la tasca sinistra, taglio questo opportunamente nascosto dalla
“patta” della tasca stessa.
Il Mantello era in uso presso le Forze
Armate Italiana fino al 1938, anno i cui fu abolito, ma tollerato fino a
consumazione. Il mantello qui esposto è di colore aviazione, ma nell’Esercito
era turchino con bavero di velluto nero per gli Ufficiali generali, Ufficiali
di Stato Maggiore, Ufficiali di fanteria, degli Alpini e di Amministrazione
Era nero con bavero dello stesso colore per
gli Ufficiali Medici e Commissari, Era celeste per gli ufficiali di Cavalleria
L’uso di questo capo di corredo era
consentito fuori servizio
- Terzo Riquadro: Regia Marina
Uniforme invernale per Capitano
di Vascello della regia Marina
Soprabito per Tenente Colonnello
del Corpo di Commissariato della regia Marina
Uniforme da Gala per Ammiraglio
di Squadra della Regia Marina
Le Uniformi della Regia Marina non
differivano sostanzialmente da quelle della altre marine Europee. L’Uniforme
Ordinaria consisteva in berretto rigido, giubba a doppio petto a sei bottoni
pantaloni lunghi, guanti e scarpe nere, con
camicia bianca e
cravatta nera. I gradi erano indicati dai
galloni intorno al berretto, e sulle maniche e dai passanti sulle spalline. La
sottopannatura del grado stava ad indicare l’appartenenza allo Stato Maggiore
ed Armi Navali
(colore nero) Rosso (Corpo di Commissariato,
blu (Corpo Sanitario) ecc.
Secondo Quadro . La
Battaglia di Aprilia: maggio 1944 E’ un unico riquadro che riporta Uniformi
britanniche, statunitensi e germaniche
Tuta da Volo
Britannica, con cuffia radio e maschera per ossigeno con completo di bombola
Di
ossigeno portatile individuale
Uniforme da
Marinaio della marina degli Stati Uniti completa
Uniforme da
Sergente Maggiore dell’ Esercito degli Stati Uniti
Giubba da
Tenente di Vascello della marina degli Stati Uniti
Uniforme da Soldato G.I dell’Esercito degli Stati
Uniti
Uniforme Britannica
completa “Battle Dress” per soldato polacco
Uniforme da
fatica per personale femminile degli Stati Uniti d’America
Giubbone
Mimetico tedesco, con maschera antigas
Sui ripiani
giubba da Capitano della Aviazione degli Stati Uniti, Giubba da Marinaio sempre
degli Stati Uniti, ed altre uniformi alleate, con vari tipi di calzature.
Stati Uniti
Non si può dire che gli Stati Uniti abbiamo una uniforme di Base,date
le enormi differenze di temperatura e di condizioni climatiche in cui le loro
Forze Armate furono chiamate ad operare durante la seconda guerra mondiale. Vi
erano tre categorie fondamentali di uniformi: Categoria A era la diversa
inverale; la categoria B
quella per la stagione intermedia a Categoria C la divisa per i climi caldi.
In Italia nel 1944 l’uniforme da combattimento era composta da Elmetto
M 1( visibile nella vetrina C) la giubba verde oliva M1941, ove era possibile
indossare una camicia di flanella verde oliva
e calzoni verdi oliva con ghette in tessuto e stivaletti
Il alternativa alla giubba si poteva indossare un giubbetto leggero
sempre di colore kaki.
L’equipaggiamento consiste in uno zaino con attrezzi da trincea
(visibili nella vetrina “D”, una borraccia M1942 (Visibili nella vetrina “D”)
appesa alla cartucciera.
L’uniforme ordinaria era composta da berretto rigido, giacca a quattro tasche,
pantaloni e scarpe marroni.
La Marina degli Stati Uniti aveva per gli Ufficiali una uniforme che
consisteva in un cappello rigido una giubba blu a doppio petto con bottoni
dorati, pantaloni lunghi, camicia bianca e cravatta nera e scarpe nere
(Una giacca dell’Unforme è riporta nella vetrina Principale)
Variegate erano anche le uniformi per l’Aviazione dell’Esercito, per
l’Aviazione e per il Corpo dei Marines.
Gran Bretagna
L’uniforme del soldato inglese rimase la stessa per tutta la durata
della guerra, anche se vi furono dei cambiamenti ed adattamenti dovuti al luogo
ed al clima. Inizialmente fu sostituita la poco polare bustina con il basco
nero, che divenne generalizzato. Il Giubbetto, o “Battle Dress”era ispirato
alla massima funzionalità ed usato essenzialmente come tenuta da
combattimento.I colori vistosi vengono in questa uniforme del tutto
aboliti e domina un colore sobrio ed imitante
il terreno, kaki o verde oppure a chiazze mimetiche in qualche caso
particolare. Il Pantalone è lungo e le scarpe sono a scarponcino, chiuse con
ghette
Che abolirono le fasce mollettiere.
LA caratteristica era la presenza di due tasche da petto e
e nei pantaloni quattro tasche, due davanti verticali e due dietro
orizzontali
Completavano il Battle Dress lo zainetto di tessuto ritorto (webbing)
la cui caratteristica era rappresentata da grandi tasche universali, tali da
raccogliere i caricatori per armi automatiche leggere.
Il Battle Dress fu introdotto nel 1938 ed ebbe imitazioni in tutto il
mondo
Nella Vetrina è riportato un soldato polacco in “Batte Dress”
Germania
In Vetrina è riportato solo un giubbotto imbottito mimetico del 1944.
LA particolarità delle uniformi tedesche in Italia nel 1944 consiste
nel fatto che erano una mescolanza di uniformi adottate per la guerra africana,
e quelle tradizionali per i climi europei. Quindi il soldato si adattava alle
sue esigenze con un miscuglio di capi di vestiario ed equipaggiamento molto
variegato.
Un elemento caratteristico della uniforme tedesca era la quasi costante
presenza della maschera antigas, portata a tracolla, anche se non fu utilizzata
che in rare occasioni non
essendo stati impiegati i gas nel corso del conflitto.
Tema della vetrina:
La Battaglia di Aprilia
Fotografie della battaglia di
Aprilia 22 gennaio- 28 maggio 1944. Sono riportati vari tipi di elmetti, ad
indicare quali truppe combatterono questa battaglia, che significava l’uscita
dalla testa di ponte di Anzio per conquistare Roma.
Elmetto inglese derivato dal modello MK1 della prima guerra
mondiale ma nettamente migliorato imbottitura in tela cerata nera, sottogola in
tela kaki reso elastico da alcune molle, Elmetto
da paracadutista tedesco, Elmetto inglese da staffetta motociclista
imbottitura a tirante come nell’elmetto da paracadutista paranaso e cuffia in pelle marrone usato anche dalle truppe
corazzate e dai paracadutisti con opportune modifiche, Elmetto tedesco m35/40 derivato dal M16 della I guerra mondiale.
Molto curato robusto e funzionale con due fori di areazione imbottitura in
pelle e feltro sottogola staccabile in cuoio. Questo esemplare è stato usato
dall’esercito (Wehrmacht) di cui porta il simbolo sul lato sinistro (Wehrmact Adler
= Aquila tedesca con croce uncinata), Elmetto
americano M 1 Prodotto durante la II guerra mondiale in oltre 23 milioni di
esemplari. Molto comodo e di ottima fattura. Si compone di un guscio metallico
con sottogola in tela kaki e un sottoelmo in fibra con imbottitura a tiranti
regolabile e sottogola in pelle marrone. Il guscio metallico privo di fori
veniva sovente usato come pentola o catino. Il sottelmo più leggero veniva
utilizzato per i servizi nelle retrovie. Stesso modello con retina a rete per agevolare
la mimetizzazione.
Vetrina bianca
orizzontale D
Tema della vetrina: materiali per il soldato in guerra
Nella vetrina sono esposti un kit sopravvivenza per pilota
in tela verde, una pala pieghevole da trincea tedesca, una custodia in tela gommata tedesca, al tempo molto rara,
una borsa in tela in cuoio porta attrezzi per automezzi, una gavetta italiana
ed una gavetta tedesca, zaino da
fanteria
Tedesco ricoperto il pelle nella parte esteriore, un set per cucire in dotazione al soldato.
Questi strumenti sono
essenziali per il soldato in campagna; essenziali per il suo benessere e spesso
per la sua sopravvivenza.
Vetrina bianca
orizzontale E
Tema della vetrina: Copricapo
Nelle forze armate italiane erano in uso negli anni ’40 i
seguenti copricapo: berretto rigido, con i relativi fregi e distintivi,
berretto da campo o bustina, cappelli speciali (cappello alpino, cappello da
bersagliere, chepì per reggimenti artiglieria celere, colbacco da cavalleria,
elmo di cavalleria, fez da bersagliere).
Il berretto rigido era per tutti, Ufficiali, Sottufficiali e
Truppa, dalla foggia che si può vedere in vetrina e in figura. La visiera ed il
sottogola erano di cuoio verniciato in nero lucido: il sottogola era fissato al
berretto con due bottoncini dorati (argentei per gli Ufficiali generali e dei
Carabinieri Reali – un esempio è riportato nella Vetrina A, nel cappello da
carabinieri i bottoncini argentei riportano la cifra VE, Vittorio
Emanuele) in rilievo con fregio della propria Arma, Corpo o Servizio. Era
sempre del coloro identico alla Uniforme che si indossava. Per tutti gli
appartenenti alla Guardia alla Frontiera.
Nel berretto rigido vi si notavano:
-
il fregio: sito frontalmente era in ricamo per
gli Ufficiali Marescialli e Sergenti e Sergenti Maggiori, era in metallo giallo
per la truppa.
-
Distintivi di grado: erano sistemati attorno
alla parte cilindrica. I Sergenti Maggiori, i Sergenti e la Truppa non
portavano sul berretto rigido alcun distintivo di grado.
Nella vetrina “E” sono esposti tre modelli di berretto rigido, senza
gradi e fregi, uno marrone, Britannico, uno bianco della Regia Marina, ed un
blu della Regia Aeronautica. Nella vetrina “A” come detto un berretto rigido da
Carabiniere, mentre nella vetrina “L” un
berretto rigido con fregio della Sanità Militare ed i gradi di Maresciallo.
Nel maggio 1934 (Giornale
Militare 1934 circolare 370 del 24 maggio 1934) veniva adottato per gli
Ufficiali ed i Marescialli un berretto da campo, che in uso improprio è
chiamato “bustina”, che costituiva una assoluta novità per Ufficiali e
Marescialli. Per i Sergenti Maggiori ed i Sergenti e la Truppa si trattava
invece della sostituzione con un nuovo tipo, del berretto da fatica già in uso
sin dal 1932.
Il frego era identico a quello
del berretto rigido ma di dimensioni ridotte; i gradi erano apposti sul lato
sinistro in posizione obliqua.
Nella vetrina sono esposte
due “bustine”, berretti da campo con fregio del genio kaki, una “bustina”
con visiera da sottotenente del 68° Reggimento Fanteria
La vetrina è completata da una bustina statunitense tela kaki,
da una cuffia lana tipo passamontagna 1943 sempre statunitense, da un cappello a
larghe tese con fregio dorato, da istruttore statunitense, bustina,
Nella Vetrina Principale “B” sono esposti alcuni copricapo:
cappello da
bersagliere:
Fu adottato nel 1836 per la
truppa ed esteso agli Ufficiali nel 1838. E’ di feltro nero ed è costituito da
una calotta e da una tesa spiegata attorno alla medesima. La calotta alta mm
125 aveva la sua parte inferiore contornata da una soprafascia di cuoio lucido
alta 70 mm.
Circa. La tesa è ricoperta superiormente da tela cerata lucida ed aveva un piccolo
orlo di cuoio nero lucido. E’ larga circa 80 mm sul davanti e sul retro: è larga invece 70 mm sui lati. Sul davanti
della calotta, proprio sopra la tesa e contro la soprafascia è fissata la
coccarda nazionale tricolore in seta che aveva un diametro di 80 mm circa. Sulla coccarda è
apposto il fregio regolamentare
metallico che portava al centro in nero il numero del Reggimento. Sul fianco
destro della calotta è cucito un passante di cuoio nero sul quale andava ad
infilarsi il “pennacchio” che è costituito da penne di cappone nere fissate
attorno al gambo di filo di ferro che terminava superiormente con un bottone di
tela nera. Il cappello è corredato da un soggolo nero (largo 15 mm) completo di fibbia in
metallo nero: a soggolo abbassato la fibbia doveva risultare all’altezza della
guancia sinistra con la punta dell’ardiglione rivolta in alto.
Il cappello a bersagliere viene
portato fortemente inclinato sull’orecchio destro: “sulle “ventitre” come
normalmente si suol dire. Il perché di questa modo di portare il cappello da
bersagliere, non invero consono alla austerità dell’uniforme, si fa risalire ad
un intervento diretto di Vittorio Emanuele II. Si dice infatti che il re,
avendo chiesto ad un bersagliere di un reparto passato in rivista di fargli
esaminare le piume del suo cappello, lo restituisse tirandolo direttamente
sulla testa del bersagliere. Il bersaglio fu perfettamente centrato ed il
cappello rimase inclinato sulla testa del povero bersagliere che cercò
immediatamente di sistemarlo nella posizione regolamentare.
“Fermati: non toccarlo” disse
allora il Re “Ti sta benissimo”. Da allora
tutti i fanti piumati in ossequio al desiderio del sovrano inclinarono
il loro copricapo sull’orecchio destro acquisendo quell’aria sbarazzina che li
ha sempre contraddistinti. Durante le esercitazioni il cappello da bersaglierei
veniva ricoperto da una speciale copertina di tela grigio verde sulla quale si
applicava regolarmente il “pennacchio”.
Nella Mostra è esposto un cappello da Bersagliere: Manichino n. 4
Uniforme da Bersagliere, appartenuta a Giuseppe Bonacini.
cappello da alpino
E’ sostanzialmente il cappello mod. 1910, che sostituì
l’originario cappello modello 1873
in feltro nero rigido impropriamente chiamato bombetta,
cui era leggermente ridotta la
tesa. E’ di feltro grigio verde ed era formato da una calotta
ovale con la tesa rialzata posteriormente e degradante verso la parte anteriore
ove risultava quasi orizzontale. E’ alto circa 140 mm la tesa è larga circa
80 mm ed
è ornata con nastro di seta grigio verde. Nella versione per la truppa la tesa
era priva della orlatura e presentava nella sua parte anteriore delle cuciture
trasversali di rinforzo.. Nella parte inferiore esterna tutta attorno alla
circonferenza una soprafascia di seta grigio verde alta 50 mm. Nel cappello da truppa
la soprafascia in seta è sostituita da una in cuoio grigio verde: su questa
striscia è cucito un apposito supporto (anch’esso in cuoio grigio) che serviva per fissare la nappina.
Al cappello alpino erano applicata:
-
la trecciola: ché è costituita da un cordoncino
di seta grigio verde che, fissato alla
soprafascia, girava intorno all’orlo inferiore della calotta. Questo accessorio
manca nei cappelli da truppa.
-
il fregio: per Ufficiali e Sottufficiali
ricamato in oro, in argento per i Generali, di lana nera
-
per la truppa
-
i distintivi di grado: sono di gallone d’oro e
sono applicati a forma di triangolo con vertice in alto, sul lato sinistro del
cappello
-
la nappina: era di metallo argentato per i
Generali; di metallo dorato per gli Ufficiali: presentava al centro la croce di
Savoia entro un ovale rigato verticalmente circondato da tre filetti in rilievo,
concentrici, foggiati a cordoncino, Per la truppa era in lana
-
la penna . è di Aquila scura per Ufficiali
Subalterni, Sottufficiali e Truppa, di Aquila bianca per Ufficiali Superiori e
Generali
-
Nella Mostra è esposto un cappello da alpino: Manichino Uniforme da Capitano degli Alpini
Nella Mostra è esposto
anche un berretto rigido con fregio dorato della Regia Aeronautica:
Manichino Uniforme Regia Aeronautica.
Vetrina nera F
Tema della vetrina:
La Fanteria
La Fanteria è l’arma base di ogni
combattimento. La manovra, che è la combinazione del movimento con il fuco
delle armi, ha in essa lo strumento principale per il raggiungimento
dell’obiettivo, Sia nelle offensiva che nella difensiva la Fanteria rappresenta
l’elemento centrale di ogni azione. E’ l’uomo che combatte. Questo è stato vero
fin dall’origine dei tempi.
La Fanteria ha dotazioni non solo
per combattere ma anche per muovere,
vivere e sopravvivere sul terreno ti battaglia. Nella vetrina sono esposti
alcuni oggetti fondamentali e caratteristici della Fanteria, come elmetti, per
la protezione passiva, o attrezzi, come vanghette e picconi, per lavori ed
altra oggettistica.
Nei quattro ripiani sono esposti
oggetti che si riferiscono principalmente all’Arma di Fanteria
Dall’alto in basso
Maschera Antigas Italiana maschera antigas tedesca con contenitore in
ferro, cinturini in cuoio per uniforme da campo con fibbia della Aviazione da
Guerra Tedesca, la Lufhwaffe, filtro con tubo corrugato per maschera antigas
inglese, illuminatore per puntamento cannocchiale M4 i guerra mondiale
statunitense., porta attrezzo da automezzo in tela marrone con cinghia
statunitense,
Elmetto italiano modello 33
costruito in acciaio e nichel robusto modello a quattro fori di areazione di
cui uno capolare, imbottitura in pelle e feltro sottogola in pelle grigioverde.
Usato dal personale della protezione civile ma anche dalle forze armate,
completo picozzino da trincea
individuale statunitense con custodia in tela kaki, elmetto italiano M33
con fregio stampato con vernice nera dell’arma de genio.
Con la circolare n. 915 –Giornale Militare 1934 – venne adottato in
sostituzione dell’elmetto 1931, che a sua volta aveva sostituito l’elmetto di
derivazione francese “Adrian” che caratterizzò la Prima Guerra Mondale,
un nuovo tipo di elmetto metallico esteticamente diverso e di maggiore
efficacia protettiva.
Il nuovo elmetto è composto da un casco in acciaio speciale trattato
termicamente e da una cuffia interna in cuoio, cuffia questa che veniva fermata
al casco da tre coppiglie a botton. Il casco è verniciato di colore verde: di
tale colore era anche il soggolo di cuoio.
Sul davanti è applicato verniciati di nero i fregi propri delle Armi,
Corpi e Specialità. Era fatto divieto assoluto della applicazione di fregi e
distintivi a mezzo perforazioni o saldature del casco: ciò per impedire una sua
capacità protettiva. Gli altri due tipi di elmetti rimasero in uso fino alla
loro totale distribuzione e consumazione di cui furono dotati reparti ed unità
non di primo impiego.
Gli accessori all’elmetto erano il pennacchio Bianco d’airone e con
nappina per Ufficiali Generai e Colonnelli comandanti titolari di Corpo, Penna
con nappina per Truppe Alpine, Piumetto con supporto per Bersaglieri.
Si possono inoltre notare un
binocolo italiano San Giorgio con fodero grigio verde, binocolo inglese 7x50 questo modello è stato fornito anche
all’esercito statunitense, binocolo inglese lungo mk4 occhiali da volo b.8°
americani polaroid modello con scatola e filtri di ricambio di vari colori
rosa, verde, azzurro bianco,marrone, due bustine, una con fregio, torcia
elettrica statunitense modello TL 122b in bakelite verde,
Gli strumenti da campo qui
esposti sono una paletta individuale statunitense modello 44 pieghevole, una paletta
individuale germanica modello rigido. Inoltre una cassetta portamunizioni
inglese modello in legno e metallo per 300 cartucce calibro 303, una cassetta
portalampada germanica, una cassetta portamunizioni statunitense cartucce
calibro 30/06, ed infine una pinza
tagliafili grande italiana.
Vetrina nera “G”
Tema della Vetrina: L’ Artiglieria
L’Artiglieria è l’arma che
sostiene e coopera con la fanteria soprattutto con il movimento e con il fuoco
in concorso alla azione dei Fanti. E’ l’Arma che “distrugge”, ovvero quella che
aiuta, con la distruzione delle difese nemiche, a sopraffarle. Il linguaggio
qui usato è quello crudo del campo di battaglia, che può essere accettato meno, ma è questa la funzione di questa Arma.
Usa armi a tiro teso, fino a 45 gradi, il cannone, anche ed oltre i 45° gradi,
l’obice, e a tiro curvo, il mortaio.
Esposto materiale vario, con
prevalenza di elementi dell’Artiglieria.
Nel primo piano, dall’alto, una cuffia da pilota per Radiotrasmissione.
Veniva portata dai piloti in volo nei bombardieri, Accanto maschere da pilota
per ossigeno di tipo statunitense, con cuffia da volo in cuoio marrone,
Di seguito esposte una sere di
Buffetterie per armi modello 1891, bandoliere in cuoio grigioverde e marrone
per uniforme di marcia; venivano portate a tracolla dalla spalla sinistra al
fianco destro sopra la giubba od il cappotto con le taschette sistemate sul
petto. Esposte una bandoliera a due taschette idonee a contenere due caricatori
per armi mod 1891 sistemati in singoli scomparti; appesa una fondina per
pistola da fanteria mod 1934; una altra bandoliera di colore grigio verde con
gibernetta per caricatori per armi 1891 della capacita di due caricatori;
fondina per modella da cavalleria da portare appeso alla bandoliera, gibernetta
porta bussola con cinghia in canapa 1941
Bussola italiana da incursore
della regia marina con cinturini in cuoio senza marche, contenitore per buccola
canadese con tracolla, bussola russa da civile da polso
Maschera antigas di origine statunitense
In particolare una serie di Borsa
cuoio grigio verde per sciabola baionetta mod 1891 che veniva portata infilata
nel cinturino sul lato sinistro del corpo. Accanto altri modelli di questa
buffetteria di origine statunitense ed inglese; fondina di pistola per rivoltella
(forse, Mod 1874), portamunizioni statunitense da utilizzare alla vita,
italiana bussola brevettata regio esercito metallica
Tavoletta per rilievi topografici
e per calcoli di tiro per l’artiglieria, con orologio cronometrico. Bombole di
ossigeno personali per equipaggi di volo statunitensi; Strumento di puntamento
di artiglieria di origine inglese, con custodia di cuoio, bussola inglese da
bombardiere usata sui bombardieri su
apposito sostegno. Al termine di ogni missione veniva riporta alla base su
apposita cassetta, teodolite per artiglieria
Vetrina nera “H” Cavalleria
L’Arma di Cavalleria è l’Arma che svolge compiti
di esplorazione, ricognizione, raccolta informazione, protezioni da attacchi di
sorpresa, ovvero quell’Arma che da sicurezza al movimento o alla stasi. Fino
alla Seconda Guerra Mondiale usava , da secoli, il cavallo come mezzo di
movimento e di combattimento; dalla seconda guerra mondiale
Il materiale esposto dall’alto in
basso, si riferisce ad una cassetta porta munizioni tedesca ed una cassetta
porta munizione inglese, una cuffia radio, strumento essenziale per la
cavalleria in tema di ricognizioni e raccolta delle informazioni sul campo di
battaglia, caricatore per mitragliatore Tomphson, arma d’assalto statunitense,
usata soprattutto per truppe d’elite, come paracadutisti, commando ecc.,
caricatore a tamburo singolo per MG tedesco, la migliore arma di reparto della
seconda guerra mondiale. Sul ripiano in alto, un cannocchiale da puntamento per
cecchini per arma lunga, fucili ecc. Guardando attraverso il cannocchiale si
osserva un contenitore statunitense per materiali ottici.
Vari cinturini da uniforme da
campo, varie gibernette in cuoio grigioverde per sciabola baionetta mod 1891
veniva portate infilate nel cinturone sul lato sinistro del corpo; interessante
la doppia borsa in cuoio grigioverde per sciabola baionetta mod 1891 e per un
leggero attrezzo da fanteria, (vanghetta picozzino), altre buffetterie di
origine inglese e statunitense. Inoltre fondina da cavalleria per pistola
berretta M33, spallacci per uniforme inglese
Sul ripiano più basso una
radio ricetrasmittente portatile, statunitense, modello BC 1000 SCR 300
portata di circa cinque chilometri; con
opportuni accessori poteva essere spalleggiata, e quindi avere una mobilità ed
una aderenza alla situazione di tutto rilievo; accanto strumento stendifilo
circolare per collegamenti telefonici a filo.
Vetrina nera “I”verticale Genio e Trasmissioni
L’Arma del Genio è quella che si
dedica al movimento sul terreno, ovvero garantisce la mobilità, rimuovendo
ostacoli ad essa. E’ l’arma che “costruisce”, permettendo di vivere e muovere
in sicurezza. Nella Seconda Guerra Mondiale incorporava come specialità le Trasmissioni, che oggi è
un Arma indipendente. Le Trasmissioni sono essenziali sul campo di battaglia
per la trasmissione degli ordini e la conoscenza in tempo reale della
situazione. Il mezzo principe delle Trasmissioni era nella Seconda Guerra
Mondiale la Radio ricetrasmittente.
Dall’alto in basso vari strumenti
utilizzati per i collegamenti sia terrestri che aereo terresti. Sono
visibili un telefono da campo completo
italiano, di costruzione germanica e definito “mod, tedesco” completo di
auricolare e laringofono, vari microfoni da aereo per comunicazioni radio, essenziali
per ogni attività aerea operativa
Inoltre tasto telegrafico
completo tedesco, tasto telegrafico da gamba, Interessante una scatoletta
metallica contenente parti di kit per pulizia fucile Mauser, di evidente
origine germanica
Sul piano basale una radio
ricetrasmittente canadese R19 mod MKIII campale,usata prevalentemente a bordo
di carri armati ed autocarri
Vetrina nera “L” Servizi (Commissariato, Sanità, Postale,
Amministrazione, Chimico )
I “Servizi” sono intesi nelle
Forze Armate come quelle organizzazioni che assicurano un “servizio” alle
truppe combattenti, cioè alla Fanteria, alla Artiglieria, alla Cavalleria, al
Genio e Trasmissioni. Per il vestiario, il mangiare ed ogni altra necessita per
vivere e sopravvivere è preposto il Servizio di Commissariato, con le sue
Sussistenze, che in pratica forniscono il sostentamento al soldato, per la
salute, la cura degli ammalati e dei feriti è preposto il Servizio
sanitario, e così via a seconda delle
peculiarità di ogni servizio. Nella vetrina sono esposti materiali che si
riferiscono in modo preminente ai due servizi citati.
Scarponi da Ufficiale in cuoio
marrone Gran Bretagnae397, Lanterna di
emergenza statunitense, zainetto da combattimento Regio Esercito in tela di
canapa con etichetta Marinella del prato
E’ esposto materiale comprendente
una borraccia da fanteria italiana con il rivestimento di panno di lana grezza che serviva qualora bagnato a mantenere fresca
l’acqua, borraccia statunitense m42 in acciaio inossidabile completa di tazza e
di custodia e feltro, fornelletto da campo 2 fuochi “Colemann” 1943 il
coperchio rovesciato e riempito d’acqua serviva per riscaldare le scatolette di
razioni individuali, qui è riportata una gamella da campo per riscaldare il
contenuto, gavetta italiana modello in alluminio con tazza, gavetta
tedesca in alluminio
Berretto rigido da Maresciallo
ordinario della Sanità Militare del Regio Esercito italiano (vedi la scheda
relativa ai copricapo per la vetrina ad essi dedicata, pacchetto medicazione
usa, pacchetto di medicazione individuale statunitense con involucro in cellofan.
Scatola in acciaio contenente siringe
ed aghi inox strumenti da chirurgo, scatola in legno inglese contenete siringhe
in inox, strumenti da chirurgo.
Posate regio esercito da ufficiale,
posate statunitensi e posate regio esercito per truppa,bottiglie in ferro da
campo, gavetta in ferro stagnato 1943 statunitense, gavetta tedesca in
alluminio verniciato1943, piccolo contenitore metallico statunitense,
fornellino da campo orizzontale “Coleman” M527
borsa in cuoio per aereo
canadese, sacca porta acqua statunitense da campo bretelle per uniforme
ordinaria statunitense, termos completo 1944,
gavettino tedesco gavettino d borraccia, respiratore a mano con grosso cappuccio
a pompa per emergenza respiratoria 1944,
guanti pilota marrone pilota usa, sopraguanti tedeschi in tela verde
1942
Conclusione
La mostra non vuole essere
esaustiva in merito al tema proposto. Vuole dare delle indicazioni di larga
massima sulle potenzialità che sono in essere, grazie al materiale della
collezione raccolta da Ostilio Bonacini e gestita dalla famiglia Bonacini per
la creazione di un Museo della Città, che può nascere e svilupparsi attorno a
questa idea di “Aprila in Guerra: la
Battaglia di Aprilia”
Per contatti ed informazioni: ricerca23@libero.it