Gli Inglesi nell’agosto 1942 attaccarono il porto di Dieppe in quella che fu definita una ricognizione a lungo raggio, impiegando circa 5000 uomini per lo più canadesi. In parte l’operazione riuscì in quanto le forze sbarcate riuscirono a raggiugere gli obiettivi a loro assegnati, ma la reazione tedesca fu tale che l’impresa fallì proprio perchè fu attaccato il porto e i colleganti con le navi in rada. I tedeschi si convinsero che questa operazione era la prova generale per uno sbarco in Europa e che solo la conquista e la difesa del porto scelto in modo baricentrico allo sbarco avrebbe permesso allo sbarco si avere successo. In Normandia, constatando che le truppe sbarcate, anche consistenti, erano lontani dai porti, dedussero che era un semplice sbarco diversivo e non principale, con lo scopo di attirare le riserve tedesche. In realtà era lo sbarco principale in quanto gli Alleati avevano predisposto due porti artificiali, che risultarono la vera e propria sorpresa strategica. Ciò determinò il mancato impiego delle forze corazzate tedesche di riserva nel primo giorno di sbarco, che permise agli alleati di sbarcare oltre 176.000 uomini e quasi tutto il materiale. I Tedeschi rimasero fermi nella loro idea fino al 21 giugno 1944, per ben due settimane. La loro reazione fu quindi tardiva e inefficace.
domenica 31 luglio 2022
mercoledì 20 luglio 2022
domenica 10 luglio 2022
Guerra in Italia. Gli sbarchi alleati I Parte
La presenza del porto fu l’elemento fondamentale e decisivo per la scelta dell’area di sbarco. Come noto, ogni operazione anfibia ha bisogno, prima, di avere successo con la presa di terra delle forze provenienti dal mare con la creazione della testa di ponte iniziale; poi dell’allargamento a 180 gradi della testa di ponte con la progressione verso l’interno; infine la penetrazione ulteriore ed il raggiungimento dell’obiettivo strategico. Per attuare le due ultime fasi è necessario alimentare la testa di ponte con l’afflusso di uomini, mezzi e rifornimenti. L’avversario farà ogni cosa in suo possesso, più che contrastare le forze sbarcare, cercare di impedire questo l’afflusso. Una volta contrastato e bloccato le forze sbarcate si possono prima contenere, poi circondare ed aspettare che esauriscono la propria capacità operativa e quindi sferrare l’attacco di annientamento.
La dottrina che sottende alla scelta dell’area di sbarco,
con al centro un porto per la alimentazione logistica e lo sgombero, giustifica
anche il nome che si dà all’operazione, ovvero si sceglie il nome del porto
principale per denominare l’operazione. Pertanto l’azione iniziata il 22
gennaio 1944 sul litorale laziale si suole chiamare “lo sbarco di Anzio”
proprio perché il porto di Anzio era il perno essenziale di tutta l’operazione.[1]
[1]
Cadono quindi tutte le supposizioni di come chiamare questa operazione fiorite
a più riprese nel dopoguerra, come ad esempio “sbarco di Nettuno” o altre
località. Il fervore campanilistico e localistico si ferma davanti ad una
dottrina di impiego estremamente chiara,